“UN HIKIKOMORI NON È UN LAZZARONE” – IL CONSIGLIO DI STATO RIFORMA L’ORDINANZA DEL TAR DI BRESCIA CHE LEGITTIMAVA LA BOCCIATURA DI UN TREDICENNE CHE DA TRE ANNI VIVE RINTANATO NELLA SUA CAMERETTA, LIMITANDO AL MINIMO I CONTATTI CON IL MONDO ESTERNO: “HA UNA FOBIA SOCIALE LEGATA AL MONDO SCOLASTICO E AL GIUDIZIO DEGLI INSEGNANTI” – IL LEGALE DELLA FAMIGLIA: “PIÙ CHE UNA COMMISSIONE SI È TROVATO DAVANTI UN PLOTONE D’ESECUZIONE: ALCUNI PROFESSORI ERANO ASSENTI E SONO STATI SOSTITUITI DA SUPPLENTI CHE NON L’AVEVANO MAI VISTO…” 

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Francesco Moscatelli per La Stampa

 

«La bocciatura di nostro figlio all’esame di terza media è illegittima e ingiusta: una cattiveria. Un hikikomori non è un lazzarone. È una persona che ha una fobia sociale legata al mondo scolastico e al giudizio degli insegnanti. Ha il diritto di sostenere una prova che tenga conto dei suoi bisogni educativi speciali». Maurizio C. è il papà di Luca, un tredicenne del lago di Garda che da tre anni vive rintanato nella sua cameretta, limitando al minimo i contatti con il mondo esterno. 

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Il termine giapponese che definisce questa sindrome può essere tradotto con eremita o ritirato sociale. Le difficoltà di Luca, certificate dalla psicologa e dallo psichiatra che lo seguono, pochi giorni fa sono state riconosciute anche dal Consiglio di Stato. I magistrati della Sesta Sezione hanno riformato l’ordinanza del Tar di Brescia che legittimava la bocciatura: Luca dovrà rifare l’esame orale in tempi stretti per consentire la continuità didattica. 

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«A giugno non era stato nemmeno ammesso - spiega l’avvocato Giovanni Rao, il legale della famiglia -. Abbiamo vinto un primo ricorso e Luca ha sostenuto la sua prova il 25 agosto. Ma più che una commissione questo ragazzino si è trovato davanti un plotone d’esecuzione: alcuni professori erano assenti e sono stati sostituiti da supplenti che non l’avevano mai visto, la prova è durata troppo a lungo - quasi un’ora - e non è stata analizzata la tesina come normalmente accade in questi casi». 

 

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«Prima di sbattergli la porta in faccia gli hanno persino detto che era stato bravo - aggiunge amareggiato il padre -. Quando ha scoperto che non era passato mi ha confessato di non avere più fiducia nella scuola; ha trascorso intere giornate senza parlare e da allora prende farmaci anche per dormire. Per farlo cadere nel buio ci vuole pochissimo, ma per aiutarlo a rialzarsi ci vogliono mesi. Ora è gasato all’idea di avere una seconda chance, anche se tornare a essere esaminato nella stessa scuola non sarà semplice». 

 

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Si stima che in Italia possano essere circa centomila i ragazzi nella situazione di Luca. Soprattutto maschi fra i 13 e i 20 anni, ma gli ultimi studi dicono che anche le ragazze sono a rischio. Per le famiglie è un calvario. 

 

«È cominciato tutto quando faceva la prima media - racconta Maurizio -. Aveva ottime pagelle e anche in condotta ha sempre preso solo 8 e 9. Poi qualcosa si è incrinato: ha iniziato a trascorrere sempre più tempo in un angolo del letto con la coperta e le cuffie in testa, isolato dal mondo reale. Con il lockdown la situazione è peggiorata. Si metteva al computer per seguire le lezioni in Dad ma non accendeva la telecamera per non essere visto. I professori non l’hanno capito e hanno pensato che le sue fossero delle semplici assenze. Abbiamo provato a spiegarglielo e sembrava anche che avessero capito. E invece...». 

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Il primo ostacolo è soprattutto culturale. «Sono tantissimi i bambini in questa situazione. Stiamo facendo questa battaglia anche per loro. La scuola, quando arriva un certificato medico, deve aprire gli occhi. Siamo consapevoli che i problemi di nostro figlio non si risolveranno con una promozione. Però sarebbe almeno un passo avanti e non una porta sbattuta in faccia». 

 

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In attesa del nuovo esame Luca si è pre-iscritto a un istituto tecnico a indirizzo grafico. «Ha già perso più di un mese e mezzo e tutti questi sbalzi emotivi non gli fanno bene - conclude il papà -. La nostra speranza è che presto possa conoscere i suoi nuovi compagni».

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