“HO CHIESTO AIUTO PER DUE NOTTI, MI È SEMPRE STATO RISPOSTO CHE NON ERA POSSIBILE PORTARE MIO FIGLIO NELLA NURSERY” – PARLA ANNA, LA MAMMA DEL BAMBINO MORTO SOFFOCATO (MENTRE VENIVA ALLATTATO) ALL’OSPEDALE PERTINI DI ROMA: “MI SENTIVO PEGGIO DEI GIORNI PRECEDENTI. HANNO DATO INDICAZIONI SU COME METTERMI SUL LETTO PER ALLATTARLO, MA MI MUOVEVO CON DIFFICOLTÀ. POI SONO CROLLATA” – “NEL CUORE DELLA NOTTE, MI HANNO SVEGLIATO E IL BAMBINO NON STAVA PIÙ CON ME. SENZA DIRMI UNA PAROLA, MI HANNO PORTATO IN UNA STANZA VICINA E..."

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Estratto dell’articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

 

OSPEDALE PERTINI ROMA OSPEDALE PERTINI ROMA

«[…] Pretendo che sia fatta chiarezza sulla morte del mio bambino». Sono passate due settimane dalla tragedia all’ospedale Sandro Pertini. Anna, un nome di fantasia, non riesce a pronunciare più di tre parole senza che le lacrime le impediscano di andare oltre.

 

[…] Mentre la magistratura e la polizia indagano per individuare eventuali responsabilità della struttura sanitaria nel decesso per soffocamento del bimbo che aveva appena dato alla luce, la notte fra il 7 e l’8 gennaio scorsi nell’ospedale romano, la mamma — tramite il suo avvocato Alessandro Palombi, che assiste lei e il compagno — accetta di rispondere ad alcune domande.

 

allattamento seno 1 allattamento seno 1

Ricorda cosa è successo quella notte?

«Ero ancora molto stanca, piuttosto provata dal parto, dopo 17 ore di travaglio, il 5 gennaio. Ero entrata in ospedale il giorno precedente, avevamo scelto il Pertini perché ero affezionata a questo posto visto che ci sono nata anche io.

 

Per due notti, quella dopo aver partorito e quella successiva, sono riuscita, a fatica, a tenere il bambino vicino a me. Ero stravolta, ho chiesto aiuto alle infermiere, chiedendo loro se potevano prenderlo almeno per un po’, mi è sempre stato tuttavia risposto che non era possibile portarlo nella nursery. E lo stesso è accaduto la notte di sabato.

 

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Anzi, mi sentivo peggio dei giorni precedenti. Ho chiesto ancora di prendere il bimbo, non l’hanno fatto. Due notti ho resistito, l’ultima ero davvero affaticata. “Non è possibile”, mi è stato risposto ancora una volta […] Le infermiere mi hanno dato alcune indicazioni su come mettermi sul letto per allattarlo, ma a parte la stanchezza avevo sempre una flebo attaccata al braccio. Mi muovevo con difficoltà. Poi quella notte sono crollata, non ce la facevo proprio. Da quel momento non ricordo più nulla».

 

[…] «All’improvviso, nel cuore della notte, sono stata svegliata dalle infermiere: il bambino non stava più nel letto con me. Senza dirmi una parola, mi hanno fatto alzare e mi hanno portato in una stanza vicina: lì mi hanno comunicato che il bimbo era morto. […]».

 

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«[...] Non capisco come sia potuta succedere una cosa del genere: ho chiesto aiuto per tre notti di seguito al personale [...], non mi hanno ascoltato. Due giorni dopo, il 10 gennaio, ho firmato le dimissioni e sono tornata a casa. Adesso pretendo giustizia». […]

 

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