“SETTA DEL SESSO? NO, SOLO INCONTRI DI MEDITAZIONE”: IL RACCONTO DEI CLIENTI DEL FARMACISTA ACCUSATO DI ESSERE IL CAPO DI UNA BANDA CRIMINALE CHE HA COMPIUTO VIOLENZE E ABUSI SU DECINE DI DONNE - NEL GRUPPO C'ERANO PERSONE DI CETO MOLTO ALTO, MANAGER E IMPRENDITORI. LE DIFESE LEGALI DEI 26 INDAGATI: “MAI NESSUNA VIOLENZA” – L’ACCUSA IPOTIZZA IL COINVOLGIMENTO DI MINORENNI - QUEI BALLI IN CUI LE VITTIME VENIVANO PROGRESSIVAMENTE DENUDATE E…

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Andrea Galli per milano.corriere.it

 

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Un diabolico e sadico guru, figura apicale di una banda criminale che per tre decenni ha ridotto in prigionia psicologica ragazze e donne, per approfittarsi di loro (violenze sessuali, sostanziosi pagamenti, intestazione di immobili). No, proprio per niente, tutto falso: quel signore, un innocente 76enne adesso devastato dalla campagna stampa, con abitazione ed erboristeria in via Osoppo, è stato semplicemente l’organizzatore di incontri dedicati ad esercizi di respirazione e alla meditazione, finalizzati al benessere di manager e imprenditori.

 

In questa nuova puntata sull’inchiesta contro la presunta «setta del sesso», spazio alle indagini difensive degli avvocati che seguono i 26 indagati (attività coordinata dalla Dda di Torino e condotta dalla squadra Mobile di Novara). Dopo aver ascoltato una ventina di persone che dal 1990 hanno frequentato i corsi del farmacista, che si chiama Gianni Maria Guidi, i legali — a cominciare dai due avvocati milanesi Massimo Del Confetto e Alessandro Mezzanotte — hanno avuto in ritorno un prospetto di testimonianze «omogenee e lineari».

 

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Soprattutto, antitetiche rispetto alle basi dell’accusa, divenuta mediatica lo scorso giugno, con il lancio di notizie e dettagli che, sempre nei legali, hanno da subito generato profonda perplessità, «per usare un eufemismo», in relazione alla tempistica e all’oggetto delle informazioni rese. La pubblicità alle indagini, va da sé, ha però innescato, come sostenuto da fonti investigative, la presa di coraggio da parte di dieci presunte vittime, che si sono riconosciute nel resoconto della prima denunciante, una ragazza che aveva deciso di raccontarsi nel 2018, e che a loro volta si sono fatte avanti chiedendo un incontro agli agenti.

 

 

Tornando alle indagini difensive, le persone sentite (nessuna delle quali implicata nell’inchiesta) hanno fornito il seguente scenario. In luoghi diversi, riconducibili spesso alle case degli stessi frequentatori, sono stati organizzati incontri con l’obiettivo di rigenerare anima, cervello e corpo. Accompagnate dalla musica di arpe celtiche, per ore, anche tre consecutive, quelle persone, sempre di ceto molto alto, si chiudevano nel silenzio e si ripulivano, inseguendo la pace interiore, dalle scorie della quotidianità e dalle energie nefaste messe in circolo da conoscenti e colleghi; in altre circostanze, si sono tenuti degli stage sull’alimentazione.

 

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Esisteva un tariffario mai esoso, con prezzi in linea con l’iscrizione a una palestra. Parere comune dei frequentatori è stata l’assenza di costrizioni, di tentativi di soggiogare, di manovre per svuotare i conti bancari. Dopodiché, se vi sono state delle relazioni, sfociate in rapporti sessuali, nate nel corso degli incontri, ecco, questo rientra nelle dinamiche tra adulti che nulla hanno a che fare con le «lezioni» del gruppo. Se ci si vedeva finito tutto al ristorante o in un hotel, sono insomma effetti collaterali privi di reato.

 

Dodici le perquisizioni, stando a quanto ricostruito, che hanno riguardato Milano. La Mobile ha in corso l’analisi dei computer e del materiale cartaceo sequestrato. Si parla di volumi considerevoli, che dunque necessitano ancora di settimane. Cercato dal Corriere, Guidi ha scelto la via del silenzio. Il medesimo impianto accusatorio ipotizza il coinvolgimento di minorenni e la ripetizione, specie nella seconda casa del farmacista che avrebbe una villa fra i boschi del parco del Ticino, di balli con le vittime progressivamente denudate e abusate dai partecipanti ai rituali.

 

Di nuovo i legali osservano che, a fronte di addebiti così pesanti, non sono scattati gli arresti: il quadro, per appunto, contempla i 26 indagati, peraltro in relazione a «un’inchiesta del 2018» e sarebbero curiosi di sapere, i legali, cos’è successo nella Dda di Torino, rispetto alle indagini, per «motivare» questa «evidente dilazione» dei provvedimenti.

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