papa francesco tra i profughi di lesbo

“TROVIAMO IL CORAGGIO DI VERGOGNARCI DAVANTI AI VOLTI DEI BAMBINI” – PAPA FRANCESCO TORNA TRA I PROFUGHI DI LESBO E MENA DURO SULL’EUROPA: “C'È CHI PERSISTE NEL TRATTARE IL PROBLEMA COME UN AFFARE CHE NON LO RIGUARDA. È TRISTE SENTIRE PROPORRE L'IMPIEGO DI FONDI COMUNI PER COSTRUIRE MURI. CHIUSURE E NAZIONALISMI PORTANO CONSEGUENZE DISASTROSE” – A MOIRA VIVONO IN UN LIMBO OLTRE 2MILA PERSONE ARRIVATE DALL’AFGHANISTAN: “SIAMO SETTE IN UNA TENDA E…”

Gian Guido Vecchi per il "Corriere della Sera"

 

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Alla fine Francesco si ferma ancora a stringere mani, accarezza i capelli di una bambina ma il sorriso è un po' tirato, lo sguardo interdetto, dei bimbi ripetono «papa, papa». Venire e andare via da questo campo significa provare imbarazzo, prima che pietà. «Sono qui per guardarvi negli occhi. Chi ha paura di voi non ha visto i vostri volti». Sfilano i minibus dei visitatori verso l'aeroporto e due ragazzini restano lì, su un terrapieno, a salutare.

 

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«Troviamo il coraggio di vergognarci davanti ai volti dei bambini», dice il Papa, e si rivolge all'Europa e al mondo: «Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà». Ieri Francesco è tornato a Lesbo, tra i rifugiati del «Reception and Identification Centre» di Mavrovouni che ha sostituito Moria, poco distante, distrutto da un incendio nel settembre 2020. Cinque anni fa ne era tornato sconvolto. Non che ora sia molto meglio. «Dopo tutto questo tempo constatiamo che sulla questione migratoria poco è cambiato. In Europa c'è chi persiste nel trattare il problema come un affare che non lo riguarda.

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È triste sentire proporre l'impiego di fondi comuni per costruire muri». Ora la tendopoli di Moria è stata sostituita da file di container in riva al mare, giornata un po' nuvolosa ma limpida, tra le barche dei pescatori e le motovedette si vede nitida, a cinque miglia, la costa della Turchia, sono arrivati tutti da là.

 

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Medici Senza Frontiere informa che a Lesbo, in base ai dati Onu, ci sono 2.487 rifugiati e richiedenti asilo, 2.144 in questo campo, il 68 per cento in fuga dall'Afghanistan. Si può uscire al massimo due volte la settimana, orari rigidi, sabato e domenica chiuso, niente scuola se non per l'impegno dei volontari. Resta l'attesa, come un limbo.

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«Non sappiamo nulla dei nostri visti» dice Masa Amini, che sta nell'isola «da due anni e quattro mesi» con il marito Mohammad e la figlia Msoooma, otto anni. È afghana anche Zami Ali, sedicenne, e spera «che il Papa possa fare qualcosa, dire al mondo la nostra situazione, sono a Lesbo da due anni e qui è un po' meglio di Moria ma d'inverno fa freddo, spesso manca l'elettricità, in tenda siamo sette...».

 

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Tetti di lamiera, teloni di plastica a riparare dell'umidità, biancheria stesa ad asciugare su cime da barca tese nei corridoi stretti tra i container, bambini che giocano con i gatti, una signora che ha perso la sua famiglia e piange da sola su una sedia di legno. Alla vigilia hanno ripulito dall'immondizia i canali di scolo, resta qualche tenda lacera come a Moria ma è nascosta a ridosso del muro sormontato dal filo spinato. La polizia sbarra i passaggi tra i container, Francesco parla sotto un tendone poco distante davanti a una rappresentanza dei migranti.

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Già ad Atene ha richiamato i fondamenti della nostra civiltà. Qui a Lesbo c'erano Saffo e Alceo che cantava «la meraviglia» dei fanciulli di fronte a una conchiglia. Ma il «mare biancheggiante» dei lirici eolici è diventato «un freddo cimitero senza lapidi», dove i bambini affogano. Non può andare avanti così. «È facile trascinare l'opinione pubblica instillando la paura. Vanno affrontate le cause remote, non chi ne paga le conseguenze. Perché non si parla delle guerre dimenticate, del traffico d'armi?».

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Il Papa cita Elie Wiesel: «Quando la vita e la dignità umana sono in pericolo, i confini diventano irrilevanti». E avverte: «Quando i poveri vengono respinti si respinge la pace. Chiusure e nazionalismi, la storia insegna, portano a conseguenze disastrose. La migrazione è un problema del mondo ed è in gioco il futuro di tutti, che sarà sereno solo se integrato».

 

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 In questi anni, tramite Sant' Egidio, è riuscito a portare a Roma da Lesbo 220 persone, ne arriveranno ancora 80. E altri 50 da Cipro. La xenía dei greci antichi, il Samaritano: «Non è ideologia religiosa, sono radici cristiane concrete». Altro che filo spinato: « Si offende Dio disprezzando l'uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde, nello sciabordio dell'indifferenza, talvolta giustificata persino in nome di presunti valori cristiani». Il tono è solenne: «Prego Dio di ridestarci dalla dimenticanza. E prego l'uomo, ogni uomo: superiamo la paralisi della paura, l'indifferenza che uccide, il cinico disinteresse che con guanti di velluto condanna a morte chi sta ai marg

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