LE MINACCE CINESI FUNZIONANO: APPLE HA CHIESTO AI SUOI FORNITORI DI TAIWAN DI ETICHETTARE I PRODOTTI COME “MADE IN CHINA”. È UNA REGOLA CHE PECHINO TENTA DA TEMPO DI IMPORRE, SENZA SUCCESSO. MA CON IL BLOCCO DOGANALE IMPOSTO DOPO LA VISITA DI TAIPEI, LA SOCIETÀ DEGLI IPHONE HA PIEGATO IL CAPINO – PROSEGUONO LE MANOVRE MILITARI INTORNO ALL’ISOLA

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TAIWAN: CINA, PROSEGUONO MANOVRE MILITARI INTORNO A ISOLA

(ANSA) - Il Comando del teatro orientale dell'Esercito popolare di liberazione (Pla) ha reso noto che le manovre militari proseguono anche oggi nel mare e nello spazio aereo intorno a Taiwan, "concentrandosi sull'organizzazione di operazioni congiunte anti-sottomarino e di assalto marittimo". Lo si legge in una nota.

 

Pechino aveva inizialmente indicato un periodo di manovre dal 4 al 7 agosto in risposta alla visita a Taipei della speaker americana Nancy Pelosi. Ieri, tuttavia, la Pla con ha rilasciato annunci sulla fine dei suoi war games, ma il ministero dei Trasporti di Taiwan aveva reso noto un ritorno alla normalità dei trasporti dopo che "l'interdizione al volo e alla navigazione" in sei delle 7 zone intorno all'isola era venuta meno da mezzogiorno.

 

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Il bando sulla settima zona, nelle acque a est, sarebbe rimasto in vigore fino alle 10 locali (4 in Italia) di lunedì 8 agosto. Ma il nuovo annuncio sembra rimescolare la carte e dare il via libera a esercitazioni di routine intorno all'isola.

 

TAIWAN: CINA, GIUSTO STOP A COMUNICAZIONE MILITARE CON USA

(ANSA) - La tensione nello Stretto di Taiwan "è stata provocata dagli Stati Uniti" che "deve assumersi la piena responsabilità e le gravi conseguenze per tutto questo". Il portavoce del ministero della Difesa cinese Wu Qian ha affermato in una nota che le contromisure di Pechino, "incluso l'annullamento del dialogo militare a livello di comandanti di teatro, sono giustificate e corrette", in merito a quanto riportato dai media americani secondo cui i vertici militari Usa hanno chiamato più volte le controparti cinesi negli ultimi giorni senza ricevere risposta.

 

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"Gli Stati Uniti stanno deliberatamente creando la crisi e allo stesso tempo stanno cercando una scusa per scaricare la colpa sugli altri, cosa a cui la Cina si oppone con forza", ha osservato Wu.

 

 "Esortiamo gli Stati Uniti a rispettare gli interessi e le preoccupazioni fondamentali della Cina e ad abbandonare l'uso dell'isola di Taiwan per contrastare la Cina", ha aggiunto.

 

La parte cinese ha espresso la sua posizione "sulle relazioni tra i due Paesi e le due forze armate", in particolare sulla visita della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi, "ma la parte statunitense ha detto una cosa e ne ha fatta un'altra, connivendo e sostenendo la visita di Pelosi, e deliberatamente creare tensioni attraverso lo Stretto di Taiwan".

 

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In risposta, la Cina ha preso otto contromisure, tra cui l'annullamento della comunicazione tra i leader dei teatri militari cinese e americano, della riunione di lavoro dei Dipartimenti della Difesa cinese e americano e del meccanismo di consultazione sulla sicurezza militare marittima.

 

"Le pertinenti contromisure della Cina sono un avvertimento necessario alla provocazione degli Stati Uniti e di Taiwan, e la legittima difesa della sovranità e della sicurezza nazionale è del tutto ragionevole e appropriata", ha continuato il portavoce. La linea di fondo "non può essere spezzata e la comunicazione richiede sincerità. Esortiamo la parte statunitense a rispettare seriamente gli interessi fondamentali e le principali preoccupazioni della Cina, ad abbandonare l'illusione di 'usare Taiwan per controllare la Cina' e a non andare sempre più avanti lungo la strada sbagliata", ha concluso Wu.

 

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TAIWAN: STAMPA, APPLE CHIEDE ETICHETTE 'MADE IN CHINA'

(ANSA) - Apple avrebbe chiesto ai suoi fornitori di Taiwan di etichettare i prodotti provenienti dall'isola come 'Made in China', rispettando una regola che Pechino tenta di imporre da tempo ma senza successo.

 

Lo riferisce il sito Nikkei. L'accorgimento - si precisa - consentirebbe di evitare le lungaggini dovute alla stretta imposta alle ispezioni doganali cinesi dopo la visita a Taipei della portavoce della Camera degli Stati Uniti, Nancy Pelosi.

 

La frase "Made in Taiwan" può portare a ritardi, multe e persino al rifiuto di un'intera spedizione, mentre Taiwan chiede che le esportazioni siano etichettate con il nome "Taiwan" o "Repubblica cinese".

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La scelta della Apple non ha mancato di attirare critiche. GreatFire, una organizzazione che lavora contro la censura cinese online, ha sottolineato come Cupertino non sia nuovo a simili decisioni: tempo fa aveva infatti rimosso la bandiera di Taiwan dalle tastiere emoji per gli utenti in Cina e Hong Kong.

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