suore monache

MA COME SI SOLLAZZAVANO LE MONACHE IN CONVENTO - NELL’ITALIA TRA IL 1500 E IL 1600 FIORIRONO I CORI CONVENTUALI CHE PORTARONO SCOMPIGLIO NELLA CHIESA - ERANO UN’ATTRAZIONE: MOLTE RELIGIOSE PRETENDEVANO PERMESSI SPECIALI, SUONAVANO E COMPONEVANO - NEL 1583 IL PADRE GENERALE DEI CANONICI LATERANENSI ORDINO’ DI REQUISIRE GLI STRUMENTI MUSICALI AL CONVENTO DI SAN LORENZO A BOLOGNA, RACCOMANDANDO DISCREZIONE SU UNA CERTA “FACCENDA DELLA VIOLA”. NEL CONVENTO ERA SCOMPARSA UNA VIOLA E PER RITROVARLA, LE SUORE SI ERANO RIVOLTE AL DIAVOLO. E GLI AVEVANO CHIESTO DEI FAVORI EXTRA, COME OTTENERE L'AMORE DI CERTI UOMINI CHE FREQUENTAVANO IL PARLATORIO…

Giulia Villoresi per “il Venerdì di Repubblica”

 

CRAIG A. MONSON

Nel 2010 ebbe un certo successo negli Stati Uniti il libro di un accademico, Craig A.

Monson, fino a quel momento noto solo agli studiosi di musicologia. Non parlava di polifonie barocche, ma di monache finite davanti all'Inquisizione, cioè di Suore che si comportano male, ora tradotto in Italia dal Saggiatore. In che modo un musicologo diventi un esperto di monache dell'Italia barocca è materia non secondaria di questo strano libro. Che non inizia neppure dalle monache, ma da un ritratto antropologico dell'Archivio segreto vaticano (e del suo bar) alla fine degli anni Ottanta, cioè quando Monson vi è approdato per la prima volta.

 

In questo «grande impasto caotico», i novellini vagano a tentoni, i frati puzzano, le giovani ricercatrici stanno sul chi vive, gli americani adorano prendere caffè con un erudito romano noto come "il conte" e la lobby dei veterani tace sui veri segreti dell'Archivio, per esempio che la sala lettura non chiude affatto per pranzo come dice il cartello: ma questo il vero ricercatore deve scoprirlo da sé.

 

CRAIG A. MONSON - SUORE CHE SI COMPORTANO MALE

Monson potrà fregiarsi di questo titolo. A portarlo all'Archivio vaticano, in quel lontano 1989, era l'interesse per un certo tipo di canto corale: quello fiorito nei conventi femminili a partire dal Cinquecento. L'argomento non è privo di fascino. Se il coro è stato per secoli appannaggio degli uomini, a partire dal XVI secolo cominciano a cantare anche le monache. I vescovi si arrabbiano. Proibiscono. Ma le monache fanno orecchie da mercante.

 

Pretendono permessi speciali e persino maestri di musica. Suonano. Compongono. E non solo musica sacra, ma canzoni e madrigali. Per non violare la clausura si esibiscono alle grate dei parlatori. Spesso, quando cantano nella loro cappella, attorno al convento si creano assembramenti da concerto rock. Le voci femminili offrono una sonorità nuova, una musica più seducente.

 

Al punto che i cori conventuali diventano una delle massime attrazioni delle città italiane. Non sembra un caso che questo fenomeno coincida con l'epidemia delle monacazioni forzate, cioè quando le famiglie italiane cominciano a ricorrere al convento per liberarsi delle femmine in eccesso (una dote matrimoniale costa molto di più di una dote monastica). Per molte ragazze (e bambine) i conventi diventano centri di detenzione a vita. E la musica un potente mezzo di evasione.

QUATTRO MONACHE IN UN PARTICOLARE DI UN DIPINTO DI GIACOMO RAIBOLINI

 

A cui si associa, puntuale, una nuova fattispecie di reato: comportamenti inadeguati in ambito musicale. È seguendone il filo che Monson si è imbattuto nelle storie da cui nasce questo libro. Non tutte parlano di musica. Tutte raccontano una specifica reazione alla vita claustrale. Caterina Bavona, educanda al convento della Santissima Annunziata a Lecce, nel 1646 chiede al vescovo locale di poter ballare la tarantella come cura alla malattia «della tarantola», e propone anche di ingaggiare dei musicisti per «due giorni» di balli di gruppo, visto che altre consorelle soffrono dello stesso male.

 

Giovanna Vittoria Ottoni e Maria Francesca Cavalupi, quando le altre suore dormono, imbandiscono banchetti nel parlatorio del convento e poi - travestite da uomo - fanno degli spettacolini per i loro ammiratori. Le monache di Santa Chiara in Acquapendente, nel Lazio, si lamentano con i superiori dello smisurato affetto che la loro badessa nutre per una certa cagnolina; la questione è degenerata, dicono, da quando in convento è arrivato anche un cagnolino maschio «di cui sarebbe troppo lungo raccontare gli scandali». Se gli animali, specie maschi, sono vietati nei monasteri da tempo immemore, ora vengono banditi anche gli strumenti. Pare che il convento di San Lorenzo a Bologna ne avesse un arsenale: liuti, viole, violini, contrabbassi, arpe e strumenti a fiato.

MONACHE

 

Nel 1583 il padre generale dei Canonici Lateranensi ordina che vengano requisiti, proibisce la musica, pena la scomunica, e raccomanda discrezione su una certa «faccenda della viola». Su questa faccenda, nei mesi successivi, l'Inquisizione avrebbe interrogato più di cento monache. Nel convento era scomparsa una viola. Per ritrovarla, le suore si erano viste costrette a rivolgersi al diavolo.

 

E, già che c'erano, gli avevano chiesto dei favori extra, come ottenere l'amore di certi uomini che frequentavano il parlatorio, o imparare l'arte di cantare e suonare. Nulla, tuttavia, di fronte all'audacia di Cristina Cavazza. All'alba del 27 giugno 1708 la madre portinara di Santa Cristina della Fondazza a Bologna trovò la catena del convento aperta. Si pensò a dei ladri. Qualche notte dopo, però, la sconcertante verità venne a galla.

 

MONACHE

Una monaca professa, suor Cristina, nota per le sue potenzialità da cantante solista, aveva preso l'abitudine di sgattaiolare fuori dal convento di notte, travestita da abate, per recarsi all'opera. Parliamo di una donna che, entrata in convento bambina, metteva il piede fuori per la prima volta dopo quindici anni di clausura, e lo faceva da sola, di notte, travestita da uomo. Un complice la attendeva al teatro Malvezzi: don Antonio Giacomelli, sacerdote del vicino paese di Piancaldolo. È degno di interesse che i due, probabilmente, non avessero neppure una relazione carnale.

 

Se è vero, siamo davanti a un secondo livello di ribellione: libertà delle relazioni umane in spregio alle rigide aspettative del mondo. Il processo a Cristina Cavazza si svolse in segreto perché la vicenda rompeva troppi schemi. La Curia temeva meno gli scandali sessuali di una così smisurata fantasia. E a proposito di fantasia, meritano una menzione le domenicane di San Niccolò di Strozzi, a Reggio Calabria.

MONACHE

 

Non erano una comunità come le altre, ma un'intera famiglia di aristocratiche, quasi tutte sorelle e cugine, che per volontà testamentaria del capofamiglia nel 1644 erano state destinate al velo. Quel gregge di bambine, venticinque anni più tardi, avrebbe dato fuoco al convento per non vederne più le mura. Un crimine «non ancora succeduto in altra parte della Cristianità».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…