casamonica

NARCO-CASAMONICA – IL PATTO DEL CLAN SINTI CON I NARCOS: 20 CONDANNE PER PUSHER E BOSS - I CASAMONICA PUNTAVANO A GESTIRE LA PIAZZA DI SPACCIO DI ROMA SUD IN GRADO DI GARANTIRE UN VOLUME D' AFFARI DA 100MILA EURO AL MESE - SETTE TONNELLATE DI COCAINA PURA ERANO PRONTE PER ESSERE MESSE SUL MERCATO...

Michela Allegri per “il Messaggero”

 

salvatore casamonica

Dalla Garbatella all' Eur, da Tor Marancia all' Appio Latino, fino alla Tuscolana: il clan puntava a gestire tutte le piazze di spaccio più fruttuose di Roma Sud, in grado di garantire un volume d' affari da 100mila euro al mese.

 

Un' impresa resa possibile dall' alleanza stretta con gruppi criminali minori e, soprattutto, con un cartello di narcotrafficanti colombiani in grado di procurare cocaina purissima. E invece, le mire espansionistiche di venti affiliati al clan Casamonica erano state bloccate nel maggio dello scorso anno da una raffica di arresti.

 

Ieri, le condanne, comprese tra i 9 e i 3 anni di reclusione, arrivate al temine di un processo condotto con rito abbreviato. Sul banco degli imputati, il gruppo che faceva capo a Domenico e Salvatore Casamonica. Nei confronti del secondo gli inquirenti procedono separatamente. Era lui a gestire in prima persona i rapporti con i narcos. Emerge dalle intercettazioni captate dai carabinieri della compagnia Casilino, coordinati dai pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani, della Dda.

 

 

casamonica

Conversazioni che hanno consentito agli inquirenti di sventare l' arrivo a Roma di un carico enorme: addirittura 7 tonnellate di cocaina pura e pronta per essere messa sul mercato. La base operativa del gruppo era a Porta Furba, fortino del clan Casamonica.

 

Ma lo scopo era espandersi il più possibile e controllare tutte le attività criminali di Roma Est e Sud rimaste ancora in mano a piccoli boss di quartiere. Le modalità di organizzazione erano sempre le stesse: vedette, addetti alle consegne, un esercito di pusher al servizio della famiglia di origine sinti e anche attività lecite messe in piedi per riciclare il denaro sporco.

 

La banda era organizzata secondo uno schema verticistico che faceva capo ai membri del clan, ma dove tutti avevano un compito preciso: c' era il cassiere, l' addetto ai clienti, chi si occupava dell' approvvigionamento e del confezionamento, chi pensava a sostituire gli spacciatori in caso di arresto e curava i rapporti con i legali.

 

casamonica

 All' epoca degli arresti, nell' ordinanza il gip scriveva che «i Casamonica agiscono, per la realizzazione dei fini del programma associativo, in base ad una struttura ramificata sul territorio ed articolata in più piazze di spaccio, ma pur sempre operanti in un contesto unitario assicurato dal costante raccordo tra i vari soggetti posti al vertice delle rispettive articolazioni» e in particolare le figure di Domenico, Massimiliano e Salvatore Andrea Casamonica. Ieri l' unico ad avere scelto l' abbreviato è stato Domenico: per lui la condanna è a 5 anni di reclusione e a 20mila euro di multa.

 

La pena più pesante, invece, è stata disposta per i pusher Attilio Marchi, uno degli organizzatori dell' attività di spaccio a Garbatella, e il pusher Simone Martinelli: 9 anni di reclusione. Sono state le intercettazioni a consentire agli inquirenti di ricostruire l' attività del gruppo criminale. Le cimici dei carabinieri hanno captato anche qualche incidente di percorso, come quando un pusher al servizio del clan aveva nascosto la droga nella lavatrice, ma poi per sbaglio aveva azionato il lavaggio. Era il 27 marzo 2017.

cocaina

 

Lo spacciatore, preoccupatissimo, aveva chiamato un' amica: «Ho fatto na cazzata, ho messo tutto in lavatrice e poi ho fatto la lavatrice, mi sono scordato». La risposta è eloquente: «Te lo dico, fatti il segno della croce».

 

Dei colpi assestati al clan dalla procura di Roma ha parlato anche la sindaca Virginia Raggi intervenendo alla cerimonia di insediamento del nuovo Presidente della Corte di Appello di Roma Giuseppe Meliadò: «Roma negli ultimi anni ha saputo reagire assestando duri colpi ad organizzazioni criminali, il cui obiettivo era quello di inquinare il tessuto sociale della Capitale d' Italia. Mi riferisco alle azioni criminali dei clan Casamonica, o alle continue operazioni sul litorale romano di Ostia legate al clan Spada o al clan Senese.

 

Credevano di poter mettere le mani indisturbati su Roma e di deviarne il percorso civile nel nome dell' illegalità e della sopraffazione. Grazie all' immenso lavoro della magistratura e delle forze dell' ordine, alle quali va la nostra piena sincera e profonda gratitudine, è stata invertita la rotta». E nel pomeriggio ha direttamente commentato la sentenza su Twitter: «Nella nostra città non deve esserci spazio per la criminalità. Grazie al Tribunale di Roma e alle forze dell' ordine».

cocainacocaina 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…