scuola mascherina

NON C’È DAD STARE TRANQUILLI - A POCO PIÙ DI DIECI GIORNI DAL RIENTRO IN CLASSE DEGLI STUDENTI, LA SCUOLA ITALIANA È GIÀ NEL CAOS TRA DAD E QUARANTENE. OGNI REGIONE FA COME JE PARE: SE UNO STUDENTE È POSITIVO IN EMILIA ROMAGNA VA IN DAD SOLO IL COMPAGNO DI BANCO, IN TOSCANA CI FINISCE TUTTA LA CLASSE – VIENE CONTESTATA ANCHE LA DURATA DELL’ISOLAMENTO CHE VA DAI 7 O 10 GIORNI A SECONDA DELLO STATO VACCINALE DELLO STUDENTE. E IL GOVERNO CORRE AI RIPARI PENSANDO A…

Francesco Malfetano,Lorena Loiacono per “Il Messaggero”

 

primo giorno di scuola 9

A poco più di dieci giorni dal rientro in classe degli studenti, la scuola italiana è già nuovamente alle prese con Dad e quarantene. Nulla di paragonabile allo scorso anno, ma una situazione che comunque evidenzia lacune in termini di programmazione. Ad esempio non è stato sviluppato un sistema di monitoraggio dei contagi puntuale (quello in essere è parziale, con test a campione e solo in alcune fasce d'età), non si hanno indicazioni precise sul numero di studenti che di volta in volta finiscono in isolamento né, soprattutto, è stata fatta reale chiarezza su come debbano essere organizzate le quarantene. Tant' è che viene contestata anche la durata definita per l'isolamento: 7 o 10 giorni a seconda dello stato vaccinale dello studente.

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MODALITÀ DIFFERENTI Ad oggi infatti ogni Regione, o addirittura ogni autorità sanitaria locale, sta andando per conto suo. E quindi il governo sta già studiando un piano per correre ai ripari. «Si è aperta una riflessione sulla possibilità di ridurla per tutti» ha spiegato ieri il sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso. Una dichiarazione a cui ha fatto eco il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: «Ci si sta lavorando, ma è inevitabile che questo accadrà - ha ammesso - Tra due/tre settimane potremo fare un punto, intorno al 10 di ottobre». L'idea è porre un freno alla babele di interpretazioni differenziate a cui si assiste oggi.

 

dad 1

Nel caso in cui uno studente risulta positivo in Emilia-Romagna ad esempio, oggi finisce in quarantena solo con il compagno di banco. Se invece è positivo uno studente di una scuola toscana (seguendo le indicazioni del ministero della Salute), resta in Dad assieme a tutta la classe. Il Lazio invece propone di introdurre nelle aule le stesse regole che valgono sugli aerei: vanno in isolamento le persone sedute nelle due file dietro, davanti e di lato.

 

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Non solo, ci sono anche presidi che scelgono di tenere la Dad un giorno a settimana («È un'esperienza che non va buttata» spiega Daniela Venturi, preside dell'Isi Sandro Pertini di Lucca) e dirigenti scolastici che contestano le indicazioni del ministero della Salute: «La differenziazione 7 giorni ai vaccinati, 10 ai non vaccinati viola riservatezza stato vaccinale» spiega Amanda Ferrario, dell'Istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio (Varese).

 

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IMPATTO EDUCATIVO Peraltro la diversa interpretazione delle quarantene scolastiche rischia di avere conseguenze anche a livello didattico. «È indubbio che laddove i servizi sanitari sono organizzati meglio - spiega Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi - per avviare indagini puntuali, si farà meno didattica a distanza. La scuola è un sistema complesso: le sue dinamiche dipendono molto anche da fattori esterni come i trasporti e il servizio sanitario.

dad

 

Le conseguenze sugli apprendimenti saranno quindi diverse perché abbiamo visto che la didattica a distanza ha penalizzato gli studenti». Le rilevazioni dei test Invalsi hanno infatti evidenziato come negli ultimi due anni siano peggiorati i livelli di apprendimento degli studenti, tra le cause principali c'è la Dad visto che le regioni che ne hanno avuta di più, cioè Campania e Puglia, sono quelle che ne sono uscite più con le ossa rotte: «Dagli ultimi test è emerso che più si sta in presenza e meglio è - ha commentato il presidente Invalsi, Roberto Ricci - anche quest' anno la Dad avrà i suoi effetti e i giorni in più faranno la differenza».

didattica a distanza

 

Il rischio appunto è che per gli studenti si creino disparità di apprendimento: «Nessun alunno deve restare indietro per una insufficiente gestione dei tempi del tracciamento e delle modalità di rilevazione dei possibili contatti» sottolinea Maddalena Gissi, segretario Cisl scuola.

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