Estratto dell’articolo di Elisa Sola per www.lastampa.it
“Quando mi chiedeva di fare certe cose, mi faceva prendere la cocaina. Me ne offriva così tanta che mi faceva fondere con la cocaina. All’inizio non la usavo. Lui me l’ha proposta la prima volta. Da allora l’ho sempre presa, liberamente.
Facevamo serata. Lui la tirava fuori e la usavamo finché non finiva. Io facevo cose che non volevo, anche se mi facevano schifo”. Ha poco più di vent’anni. Fa la maestra d’asilo. E la capa scout. Pomeriggi in parrocchia e campi in montagna.
Ha vent’anni e una laurea, un lavoro e una vita nel sociale. Di giorno. Di notte è una storia diversa. C’è la cocaina. Cocaina a fiumi nelle serate di questa ragazza finita parte offesa in un processo per violenza sessuale che si è concluso con l’assoluzione dell’imputato per i presunti stupri e la sua condanna a dieci mesi per stalking nei confronti di lei.
Un’assoluzione - chiesta e ottenuta dall’avvocato difensore Guglielmo Busatto - stabilita perché la ragazza era, secondo la gip Eleonora Saccone, troppo alterata dalla droga per essere credibile e per raccontare senza contraddizioni i fatti.
Al centro di questo processo – che si è svolto in abbreviato e che è raccontato nelle motivazioni della sentenza – la protagonista non è lei. Ragazza fragile che cercava giustizia. Né lui, presunto innocente assolto dal reato più grave. Al centro del processo – che come spesso accade è uno specchio dei nostri tempi - c’è la cocaina, che si è presa anche la generazione dei ventenni. […]
Nella pagine che raccontano il caso giuridico c’è il riflesso di una città dove la droga appare sempre più radicata. Ci sono le notti di sesso di gruppo con l’imputato, gestore dei locali della movida. Le serate negli hotel di via Sacchi che finiscono a pranzo del giorno dopo.
E che a un certo punto, secondo la ragazza che ha denunciato l’imputato con cui è stata fidanzata due anni, sono diventate violente. Notti strascicate fino all’alba che resteranno nebulose nere. Irrisolte. Perché non sarà mai chiaro cosa accadeva. I ricordi sono troppo frammentati per l’abuso di sostanze.
Si vedono e si drogano. Nell’appartamento di lui, in hotel. Lei, nella denuncia, parla di mani al collo, calci, rapporti iniziati quando lei era consenziente ma proseguiti in maniera sempre più violenta anche quando lei non voleva. La pm Lea Lamonaca ha giudicato attendibile la ragazza. E ha chiesto sei anni e due mesi per l’imputato.
Per la giudice è importante, tra le testimonianze, quella di una trans che ha partecipato a un rapporto sessuale con l’imputato e la ragazza. «I rapporti erano consenzienti - ha detto - la droga lei la voleva. Ne sniffava tantissima. Lui gliela portava sempre». L’accusa contesta che le presunte violenze sarebbero avvenute in assenza della trans e, peraltro, in più occasioni. Ma è una tesi indimostrabile. […]
La ragazza all’inizio ha dichiarato di essere stata costretta ad assumerla, poi ha rettificato la versione. «La cocaina la prendeva sempre lui e me la offriva. Era una sorta di abitudine. Ero consenziente. Anche nel fare sesso con altri. Ma lui aveva delle crisi di gelosia. E in varie occasioni, durante il rapporto, mi ha picchiata.
Mi ha fatto paura. Quando l’ho lasciato ha iniziato a perseguitarmi. Avevo paura di ritrovarmelo fuori dall’oratorio». Un testimone, che fa gli scout con lei, ha testimoniato: «Un’estate al campo lei era terrorizzata che lui si presentasse anche lì». Lui non è salito sui monti. Lei ha vissuto nell’ansia e nel tormento. Come oggi.
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