sigarette

PAZZI PER LE "BIONDE" - IL LIBRO DI CARL IPSEN, “FUMO. LA STORIA D’AMORE TRA GLI ITALIANI E LA SIGARETTA”, RIPERCORRE IL RAPPORTO DEL PAESE CON IL TABACCO - DALLE FASCISTISSIME “ME NE FREGO”, PRODOTTE IN EGITTO, ALLE ESOTICHE “MACEDONIA” - IL FUMO COME DANNO COLLATERALE DEL FEMMINISMO: IL TASSO DI FUMATRICI IN ITALIA AUMENTÒ RADICALMENTE DOPO IL 1968 - LE COPERTINE DEI GIORNALI, I DIVIETI, LA LEGGE SIRCHIA DEL 2005…

Alberto Riva per “il Venerdì - la Repubblica”

 

CARL IPSEN - FUMO LA STORIA D AMORE TRA GLI ITALIANI E LA SIGARETTA

“Nell'offerta di una sigaretta un invito all'amicizia» recitava una promettente pubblicità delle sigarette Edelweiss sulle pagine della rivista Epoca nel maggio del 1954. La réclame esibiva una ragazza sorridente sorpresa, probabilmente, nella pausa di una scampagnata. A guardarla oggi, attraverso il vaping delle sigarette elettroniche e i divieti al fumo entrati sempre più a fondo nelle abitudini quotidiane, pare quasi che quella donna sia in gita sulla Luna, tanto la chiamata ci appare distante, irreale.

 

Eppure, racconta lo storico americano Carl Ipsen nel suo documentatissimo Fumo. La storia d' amore tra gli italiani e la sigaretta (Le Monnier, pp.300, euro 22), quell' immagine ci dice tanto della nostra storia, su come eravamo e come siamo diventati. La sigaretta, racconta Ipsen, ci permette di decifrare l' evoluzione sociale, economica, politica, i tic, le aspirazioni, talvolta il sapore di un' epoca.

 

 

sigarette me ne frego

Basta riandare ai nomi delle sigarette vendute dal Monopolio sotto il Fascismo, quando la produzione dei tabacchi pugliesi, campani e veneti esplose (nel 1918 erano 8 milioni di chili, mentre nel '30 qualcosa come 50 milioni). Le più vendute erano ancora le Popolari, seguite dalle famigerate Nazionali, più diffuse delle Macedonia per via del prezzo. Nello stesso tempo, erano state introdotte marche fascistissime come le Me Ne Frego (fatte però in Egitto), oppure le Eja, il cui pacchetto era decorato con il fascio littorio, e le AOI, che «rimandavano all' Africa Orientale Italiana» (c'erano pure le Eritrea, prodotte con tabacco delle colonie).

 

sigarette africa

A dispetto dei rimbrotti del regime, le sigarette però ci dicono un'altra verità, e cioè che gli italiani, ma solo quelli che avevano qualche lira in tasca, guardavano alle «bionde» americane Lucky Strike, Camel, Chesterfield, e così il Monopolio si inventò, strizzando l' occhio alla bandiera Usa, le costose Tre Stelle, con una combinazione di tabacchi greci e turchi e il Virginia Bright, «flue-cured» all' americana.

 

sigarette turmac

La diffusione delle sigarette suggeriva inoltre che il fumo non era più affare di soli uomini, ma piano piano si faceva largo nelle abitudini femminili. Se nel 1890, la protagonista di Il paese di cuccagna di Matilde Serao era un' operaia della manifattura tabacchi di Napoli (ma il romanzo, scrive Ipsen, «non prevede fumatrici»), nel 1930 La Domenica del Corriere faceva la propaganda al Formitrol, «prezioso presidio delle vie respiratorie» usando la silhouette di una signora che sospira volute di fumo.

 

Una diva come Isa Miranda faceva pubblicità alle Macedonia Extra, e le sigarette Regina si affidavano a un' immagine di sofisticata eleganza femminile. «La sigaretta» dice Carl Ipsen, «era una tela bianca su cui scrivere le proprie fantasie: eleganti (Savoia), sexy (Eva), esotiche (Macedonia), decadenti (Sax), espressione di identità nazionale (Nazionali ovviamente), classe operaia (il Toscano e di nuovo le Nazionali) e così via». Per le donne, fin da subito, il fumo è visto come segno di indipendenza, di femminilità moderna e un po' ribelle.

 

sigarette serraglio

Nel 1928, Daria Banfi Malaguzzi stampa una fumatrice sulla copertina del suo celebre manuale Femminilità Contemporanea, ovviamente pettinata "alla maschietta". A fumare sono coloro che il fascismo aveva bollato come «donne crisi»; maliarde che «fumano, bevono, frequentano club e bar fino alle prime ore del mattino».

Il cinema aderisce al cliché, come mostra il personaggio di Mariuccia (Lya Franca) in Gli uomini che mascalzoni di Mario Camerini (1932): la sigaretta fa capolino quale gesto di sfida, di libertà, anche sessuale.

 

pacchetti di sigarette

Riflette Ipsen: «Fin dalla Carmen di Prosper Mérimée, sigaraia, esiste oggetto più fallico della sigaretta? Oggetto che si manipola con le mani e poi si mette in bocca? E nel cinema», aggiunge, «quante volte la sigaretta ha sostituito l' atto sessuale?». Fino a tutto il secondo dopoguerra, la sigaretta entra immancabilmente in scena a fare della donna la manipolatrice, la «cattiva ragazza»: Clara Calamai in Ossessione (1943), Lucia Bosè in Cronaca di un amore (1950), Dominique Sanda in Il giardino dei Finzi-Contini che, sebbene girato negli anni Settanta, raccontava la guerra.

 

Quando poi il consumo «va di pari passo col miracolo economico», è la sigaretta a raccontarci che l' Italia non è più un Paese povero, e non solo: è un paese di fumatrici. Nel 1951 Oggi, in una delle primissime inchieste sul fumo, in copertina ci piazza Silvana Pampanini. E quando nel '64 il settimanale si chiede se è possibile smettere col vizio, l'immagine è quella di un' altra grande fumatrice, Mina, all' apice del successo: «Persino nel fumare» dichiarava la cantante «mi dimostro molto sregolata e lunatica. E poi le sigarette fanno male davvero?».

sigarette nazionali

 

LA VERITÀ VIENE A GALLA

Gli italiani se lo domandavano poco, nonostante all'estero, già da tempo, gli studi avessero cominciato a svelare la scomoda verità. Forse una certa indifferenza al rischio, ipotizza l'autore, oppure la mai sopita affezione italica al motto «me ne frego»? Tra gli anni Sessanta e Settanta il fumo è così pervasivo che le popolari MS, degne sostitute delle Nazionali, diventano le più vendute, anche tra le donne. A tal proposito, secondo Ipsen il fumo è stato «una sorta di danno collaterale del femminismo», poiché «il tasso di fumatrici in Italia aumentò radicalmente dopo il 1968».

 

sigarette matossian

Da meno del 10 per cento a oltre il 20 per cento della popolazione femminile fumava (negli anni Ottanta sarà il 30). Gli uomini fumano quasi tutti: operai, intellettuali, magnati, politici, attori, personaggi di fantasia: dal Bruno Cortona di Il sorpasso in avanti, il Bel Paese è un'allegra ciminiera in cui le sigarette perdono qualunque connotazione sociale, tanto che, scrive Ipsen, un grande leader di massa come Enrico Berlinguer, segretario del Pci, «fumava le olandesi Turmac».

 

Qualche timido passo verso una regolamentazione s'è intanto fatto: nel 1962 era entrato in vigore il divieto di fare pubblicità al tabacco, aggirato però dai grandi produttori associando i marchi a linee di abbigliamento. Del 1975 è la legge che vieta di fumare «in determinati locali e sui mezzi di trasporto pubblico».

 

E POI È ARRIVATO SIRCHIA...

Una norma, segnala Ipsen, «mai veramente applicata» fino alla «Legge Sirchia» del 2005, quando le cose cominciano davvero a cambiare. Il processo era stato molto più lento che altrove: ancora negli anni Novanta, un popolarissimo conduttore televisivo come Gianfranco Funari fumava tranquillamente in diretta tv ogni pomeriggio, sebbene già nel 1985 un sondaggio aveva indicato che il 71 per cento dei fumatori italiani voleva smettere.

 

FUMO STRETTA SIGARETTA ELETTRONICA

Un nuovo fronte dinnanzi al quale l'industria aveva reagito proponendo massicciamente sigarette con il filtro, che ormai occupavano il 90 per cento del mercato, e soprattutto le «light» con meno catrame e nicotina, anche se nessuno studio comprovava che facessero veramente meno danni.

 

Per altro in quegli anni, svela l'autore, ci fu il boom del contrabbando. «La gente, assuefatta, voleva fumare» riflette Ipsen, «e molti preferivano immaginare che gli effetti non erano tanto gravi come dicevano i medici». Oggi il paradigma del passato si è capovolto: «In Usa, ma anche in Italia, fra le classi sociali più alte si fuma sempre meno, mentre in quelle inferiori si continua a godere di un piacere che non incide troppo sul bilancio e rappresenta un rifiuto dell' autorità. Anche tra i giovani: se continuano a fumare, compreso il vaping, evidentemente il fumo esercita ancora una certa attrazione, non più politica, ma contro le raccomandazioni degli adulti e per stabilire legami di solidarietà. Per avere dati affidabili su che effetti avrà il fumo elettronico, purtroppo, dovremo aspettare una trentina d'anni».

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?