"L'ARMADIO A QUATTRO ANTE E IL LETTO STILE IKEA: VI SVELO LA POMPEI DEL CETO MEDIO" – IL RESPONSABILE DEL PARCO ARCHEOLOGICO, GABRIEL ZUCHTRIEGEL, PARLA DELLA SCOPERTA DELLA DOMUS DELLA PICCOLA BORGHESIA – "QUESTE PERSONE (PICCOLI COMMERCIANTI, ARTIGIANI, EX SCHIAVI) VIVEVANO A POCHI PASSI DAI RICCHI, I MOBILI SONO DI ESTREMA SEMPLICITÀ,UN BAULE APERTO, CON LA SERRATURA CHE SI È CONSERVATA, DÀ L'IDEA DELLA FUGA IMPROVVISA..."

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ANTONIO EMANUELE PIEDIMONTE per la Stampa

 

casa ceto medio pompei casa ceto medio pompei

Come in un film fantasy, si apre un armadio e si viaggia nel tempo. È la magia dell'antica Pompei, la città-scrigno che dal 1748, l'anno dei primi scavi, continua a regalare emozioni archeologiche. Ieri un'altra sorpresa: dalla coperta vulcanica che il Vesuvio distese nel lontano 79 sono emerse nuove, vivide testimonianze che stavolta non riguardano né i raffinati proprietari delle ricche domus né il mondo guerriero dei gladiatori o quello dei servi e degli schiavi.

 

Da una dimora posta a ridosso del sontuoso Larario (ambiente adibito al culto dei Lari) scoperto nel 2018, infatti, è emersa un inedito scorcio della vita del ceto-medio basso, la «piccola borghesia» della colonia romana, famosa per i suoi commerci, compresi quelli carnali, e per il suo tragico destino.

 

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Un evento inaspettato anche per chi scava da tempo all'ombra (si fa per dire) del vulcano campano, a cominciare dall'uomo che sovraintende a tutto, il responsabile del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, che, sebbene alle prese con un altro mistero archeologico sulle montagne del Cilento (l'Antece), ha accettato di raccontare quest' incredibile scoperta.

 

Direttore, Pompei non smette di meravigliare il mondo e, mi pare, nemmeno lei.

«Guardi, non ci aspettavamo proprio che dietro le splendide pitture del cortile scavato quattro anni fa da Massimo Osanna (suo predecessore e attuale direttore generale dei Musei del ministero dei Beni Culturali, ndr) venisse fuori un ambiente così lontano da quello del ricco Larario con i suoi spettacolari affreschi (il giardino incantato, ndr)».

 

Uno spazio povero?

«Direi semplice. Modesto, ma non privo di dignità. E molto interessante».

 

Che cosa avete trovato?

il direttore del parco archeologico di pompei gabriel zuchtriegel il direttore del parco archeologico di pompei gabriel zuchtriegel

«Spazi disposti su due livelli collegati da una scala di legno, in tutto cinque stanze intonacate ma senza traccia di pittura. Con i servizi, una cucina e una latrina. Inoltre, un baule aperto, con la serratura che si è conservata, che dà l'idea della fuga improvvisa. E poi un letto, simile a quello trovati nella villa di Civita Giuliana, che potremmo dire modello Ikea».

 

Smontabile?

«Essenziale, con un telaio con pochi elementi. Naturalmente è stato possibile far emergere tutto grazie ai calchi con gesso dentistico (come è stato fatto nella "stanza degli schiavi", ndr); così precisi da restituirci la traccia di un fascio di documenti tenuti insieme dallo spago e dal sigillo di ceralacca».

Un calco considerato un unicum, anche per la presenza di un mobile che ha suscitato le maggiori suggestioni.

«Sì, in una delle stanze abbiamo trovato un armadio ligneo con almeno quattro ante, alto circa due metri e con cinque ripiani. Forse lo stavano svuotando negli ultimi momenti: c'erano ancora una lucerna, una ciotola di ceramica, un lembo di tessuto, dei piattini di vetro, un bruciaprofumi decorato. Si distingue la struttura, comprese le mensole e le ante con il meccanismo per farle ruotare. Più in là, un cuscino rimasto sul letto, le travi collassate sui mobili. Tutto bloccato nell'attimo della catastrofe e recuperato grazie allo scavo stratigrafico».

 

Dottor Zuchtriegel, dove ci conduce quest' armadio, chi abitava queste stanze?

Gabriel Zuchtriegel 2 Gabriel Zuchtriegel 2

«I mobili sono di estrema semplicità. Non conosciamo gli abitanti della casa ma sappiamo che anche a Pompei il ceto medio-basso abitava, magari in affitto, a pochi passi dalle classi più benestanti. Quasi a simboleggiare la promessa, la speranza di fare il salto e raggiungere uno status sociale più alto. E forse anche un modo per esorcizzare i pericoli a cui a cui erano esposti: le crisi economiche scatenate da guerre, carestie, epidemie».

 

Che significa ceto medio nella Pompei di 2 mila anni fa?

«Principalmente piccoli commercianti, artigiani, lavoratori di modeste condizioni economiche, che a volte erano cittadini liberi e a volte potevano essere liberti, ex schiavi. Gli oggetti nelle stanze ci dicono che era un nucleo sospeso tra l'ambizione di salire più in alto e la paura di cadere perché più vulnerabili».

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Quanto si può considerare rilevante questa scoperta per la storia di Pompei?

«Molto. Ci aiuterà a farci un'idea anche su altri contesti, ad avere un quadro generale sugli abitanti della città, il numero, la loro distribuzione territoriale, le dinamiche». Quando i visitatori potranno vedere l'armadio del tempo e tutto il resto? «Il percorso è quello di sempre: ricerca, tutela, fruizione. Appena finisce la prima fase, partirà la seconda, la progettazione per renderlo agibile al pubblico e ben protetto. Pensavo a una soluzione come quella usata per il Termopolio (un vetro di protezione, ndr), ma il momento non è dei migliori».

 

In che senso?

«La crisi della guerra ci crea problemi nel reperimento dei materiali necessari alle strutture di protezione. Abbiamo difficoltà nell'approvvigionamento di acciaio, legno e altri materiali».

 

In compenso il dopo-Covid fa registrare buoni numeri per il Parco archeologico.

«Stiamo recuperando, i flussi sono in crescita e la risposta è buona. Abbiamo punte di 15mila visitatori al giorno. Mancano ancora all'appello le scuole e i turisti asiatici, cinesi, giapponesi, coreani e, ovviamente, russi».

gabriel zuchtriegel 1 gabriel zuchtriegel 1

 

Ci lasciamo con un'anticipazione?

«Volentieri. Ad agosto e settembre tornano le aperture serali degli Scavi e ci sarà un appuntamento-evento. In autunno riapriremo la celeberrima Casa dei Vettii, che non a caso molti considerano la più bella domus di Pompei».

 

 

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