luca palamara lotti gemma miliani cosimo ferri luigi de ficchy

L’INTERCETTAZIONE DELL’HOTEL CHAMPAGNE NON È STATA UNA “CASUALITÀ” – L’8 MAGGIO 2019, POCHE ORE PRIMA CHE INIZIASSE LA CENA TRA LOTTI, PALAMARA E FERRI, LA PM GEMMA MILIANI AVEVA AVVISATO IL PROCURATORE DI PERUGIA DE FICCHY DI “MOLTEPLICI CONTATTI” TRA L’EX CAPO DELL’ANM E FERRI. IN PRATICA IL DEPUTATO NON POTEVA ESSERE ASCOLTATO, MA GLI INQUIRENTI LO HANNO REGISTRATO LO STESSO…

Giacomo Amadori per “La Verità”

 

LUIGI DE FICCHY

La carta che scotta è rimasta chiusa per 40 mesi all'interno del protocollo riservato della segreteria particolare del procuratore di Perugia, lo stesso che solitamente viene usato quando non si vuol inserire un documento nel protocollo generale o agli atti di un procedimento penale. Insomma quel documento, per decisione dell'ex procuratore Luigi De Ficchy, avrebbe dovuto rimanere lontano da occhi indiscreti.

 

Ma adesso il suo successore, Raffaele Cantone, dopo uno scoop della Verità, ha scelto la strada della trasparenza e lo ha tolto dal cassetto in cui era stato sigillato.

 

LUCA LOTTI

luca palamara a passeggio con cosimo ferri

Si tratta di un documento che potrebbe permettere di riscrivere la storia dell'hotel Champagne, la celeberrima riunione di consiglieri del Csm a cui parteciparono pure due parlamentari (Cosimo Ferri e Luca Lotti) alla vigilia della nomina del procuratore di Roma.

 

Quel dopocena venne ascoltato dai finanzieri del Gico e usato dalla Procura di Perugia e dal Csm per disarticolare la neonata alleanza conservatrice all'interno del parlamentino dei giudici. Quelle intercettazioni vennero utilizzate per defenestrare dalla magistratura Luca Palamara e far dimettere dal Csm cinque consiglieri considerati rivali delle toghe progressiste.

 

Per mesi si è dibattuto sull'utilizzabilità di quelle captazioni stante la presenza dei due deputati, ma Procura e giudici hanno sempre sostenuto la casualità di quelle intercettazioni. Che successivamente vennero passate sottobanco a Repubblica e al Corriere della sera, quando non erano ancora giunte al Csm ed erano coperte dal segreto istruttorio, per essere rese pubbliche alla vigilia del voto per il procuratore di Roma.

 

luca lotti raduna la corrente base riformista 2

La campagna mediatica fece saltare la nomina di Marcello Viola e azzoppò il Csm, che venne riportato a sinistra con la benedizione del presidente Sergio Mattarella.

Ma, come si sa, il diavolo fa le pentole e non i coperchi e, infatti, l'ex cancelliere di De Ficchy, Raffaele Guadagno, il 7 gennaio 2022 ha informato Palamara dell'esistenza di un'istanza di astensione da parte della pm Gemma Miliani, il magistrato che rappresenta la pubblica accusa nel processo all'ex presidente dell'Anm. Un atto in cui la toga ammetteva in modo piuttosto esplicito l'ingresso di Ferri nel perimetro delle indagini, circostanza mai confermata ufficialmente.

 

marcello viola si insedia come procuratore di milano 5

La notizia dell'esistenza del documento è stata rivelata a luglio da questo giornale.

Dopo aver letto il nostro scoop i legali di Ferri e dei consiglieri estromessi dal Csm si sono rivolti al procuratore Cantone per averne copia e il capo degli inquirenti umbri, con grande solerzia, lo ha messo a disposizione delle difese.

 

Che adesso potranno utilizzarlo nei loro ricorsi contro i provvedimenti disciplinari.

Ma vediamo nel dettaglio questo documento esplosivo.

 

GEMMA MILIANI

La Miliani, l'8 maggio 2019, poche ore prima che iniziasse la riunione dell'hotel Champagne, quello con la presenza «casuale» dei parlamentari, aveva inviato al suo capo un'istanza di astensione con questo incipit: «Si rappresenta che, come già noto alla Signoria Vostra, nell'ambito del processo penale numero 6652/18 (quello in cui Palamara era intercettato con il trojan, ndr) sono emersi molteplici contatti telefonici tra un indagato e Cosimo Ferri, già magistrato, attualmente parlamentare».

 

LUCA PALAMARA - OLTRE IL SISTEMA

Avete letto bene: «Molteplici contatti». Quindi il giorno dello Champagne la pm ammetteva che il deputato Ferri era stato intercettato più volte. Persino, come risulta dagli atti, il 7 e l'8 maggio mentre si preparava all'incontro in albergo. Ma questo non aveva indotto la Procura, né gli investigatori ad adottare le necessarie precauzioni per evitare di captare un parlamentare.

 

Quale ad esempio la predisposizione di un servizio di ascolto in tempo reale h24. Invece il trojan venne lasciato acceso senza controllo e la sbobinatura fatta a distanza di giorni, sostenendo che per tale motivo le intercettazioni diventavano casuali.

 

IL DOCUMENTO IN CUI GEMMA MILANI PARLA DEGLI INCONTRI CON COSIMO FERRI

Il 9 maggio De Ficchy, senza negare di essere a conoscenza delle intercettazioni con il politico, replica alla sua collega: «Rilevato che dai fatti segnalati non emerge alcun elemento che renda necessaria o quanto meno opportuna l'astensione dello stesso sostituto procuratore dalla trattazione del procedimento segnalato dispone il non luogo a provvedersi».

 

Quindi chiede che la decisione sia comunicata «in maniera riservata» alla Miliani.

La toga aveva motivato la sua richiesta di astensione a causa dei suoi stretti rapporti con la moglie di Ferri, Federica Mariucci, di cui era stata collega di concorso e testimone di nozze nell'ottobre 2005.

 

Le due, tra il 2002 e il 2004, sarebbero state anche compagne di uditorato a Firenze e coinquiline. I rapporti si sarebbero poi diradati: la Miliani, matrimonio a parte, avrebbe incrociato Ferri in occasione di una visita dell'allora sottosegretario alla Giustizia al Tribunale di Perugia e sarebbe andata a trovare l'amica Federica nella sua «abitazione coniugale» per l'ultima volta nel dicembre del 2016.

 

cosimo maria ferri

Qui ovviamente il problema non sono i rapporti della pm con la famiglia Ferri, quanto la consapevolezza dei «molteplici contatti telefonici» di Palamara con il deputato, circostanza che non ha impedito ai magistrati di considerare casuale la captazione del parlamentare la notte dello Champagne, una riunione che ha scatenato un vero terremoto dentro la magistratura.

 

Sarà per questo che, 24 ore dopo che la sua istanza di astensione è stata respinta, il 10 maggio 2019, la Miliani ha deciso di mettere dei paletti all'attività di intercettazione.

Ma ormai i buoi erano scappati e la registrazione dell'hotel era stata effettuata e successivamente sbobinata. Solo allora, forse in preda ai dubbi, la pm ha raccomandato agli investigatori che nel caso «Palamara sia prossimo a incontrare un parlamentare (ad esempio prenda un appuntamento direttamente con un parlamentare o conversando con un terzo emerga la presenza di un parlamentare), sarà vostra cura NON (così tutto maiuscolo, ndr) attivare il microfono, trattandosi in tal caso, ad avviso di questo pm, non più di intercettazione indiretta CASUALE di un parlamentare».

 

Palamara Lotti Ferri

La sensazione è che dopo il tentativo di smarcarsi in zona Cesarini dell'8 maggio, la Miliani, rimasta con il cerino in mano, il 10 abbia voluto mettere nero su bianco che quanto accaduto nei giorni precedenti non doveva più ripetersi. Peccato che la bomba fosse stata innescata e le registrazioni di parlamentari si siano ripetute anche il 16, il 21 e il 28 maggio.

 

Nonostante questo quadro, per mesi il Csm ha preferito fare lo struzzo. Con un'ordinanza del 2 ottobre 2020 la sezione disciplinare che stava giudicando Palamara ha dichiarato utilizzabili le conversazioni captate allo Champagne poiché la telefonata delle ore 19.13, con la quale Palamara e Ferri convenivano di incontrarsi, sarebbe stata ascoltata e trascritta «solamente» la mattina del 9 maggio.

 

raffaele cantone

In realtà le intercettazioni che preannunciavano la partecipazione di Ferri e, anche, di Lotti all'incontro erano state almeno cinque e, tra queste, una del 7 maggio era stata sentita dalla Guardia di finanza alle ore 18.42 dell'8 maggio, 5 ore e 25 minuti prima dell'inizio del «summit». Dunque la presenza di Ferri nell'albergo capitolino non poteva essere considerata una sorpresa, ma anzi un rischio concreto dal quale guardarsi.

 

Nonostante quanto vi abbiamo raccontato la «casualità» dell'intercettazione degli incontri di Palamara con Ferri è stata affermata sia dalla Corte di cassazione che ha confermato la radiazione di Palamara sia dal Csm quando ha giudicato i consiglieri presenti all'incontro, vale a dire Luigi Spina, Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre e Gianluigi Morlini, condannandoli alla sospensione dal servizio.

marcello viola si insedia come procuratore di milano 6

A gennaio la Camera dei deputati, invece, ha deciso di negare alla sezione disciplinare del Csm l'autorizzazione all'utilizzo delle captazioni informatiche nei confronti di Ferri, ritenendo che si sia trattato di intercettazioni indirette e non casuali e come tali eseguite in violazione dell'articolo 68 della Costituzione. Che recita che «senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare [] analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza».

 

IL CSM

LUIGI DE FICCHY

Ma il Csm ha insistito e, il 24 marzo 2022, ha sollevato il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale, attualmente pendente. L'onorevole Alfredo Bazoli del Pd in Aula ha evidenziato come già ad aprile del 2019 esistessero «elementi» che consentivano di ritenere che Ferri «fosse entrato nel perimetro delle indagini della Procura di Perugia sebbene egli non abbia mai formalmente assunto la qualità di indagato».

 

Tali «elementi» si rinvengono nelle richieste di proroga delle intercettazioni telefoniche del 3 e del 19 aprile 2019 e nei conseguenti decreti di proroga del 4 e del 20 tanto da fare «dubitare che l'onorevole Ferri non fosse già oggetto dell'indagine». La Miliani, per esempio, il 3 e il 19 aprile, aveva evidenziato come le conversazioni di Palamara documentassero «contatti costanti e duraturi con colleghi, esponenti delle correnti, e sinanco parlamentari e attuali consiglieri del Csm volti a "pianificare strategie" utili alle nomine in corso al Csm».

 

luca lotti

Nelle sue autorizzazioni il gip di Perugia aveva rimarcato «la capacità di Palamara di orientare le nomine del Csm anche mediante le relazioni con l'onorevole Ferri» e che ciò «costituiva lo sfondo delle condotte illecite oggetto dell'indagine penale». Addirittura in un'annotazione dell'aprile 2019 inviata alla Miliani dagli investigatori del Gico e contenente la trascrizione di almeno cinque intercettazioni telefoniche di Ferri, si leggeva che «nell'attuale periodo di monitoraggio le attività di ascolto consentivano di rilevare come tra il Palamara e il Ferri intercorresse un rapporto non limitato alla mera appartenenza ad associazioni di magistrati bensì ad altri contesti connotati da elementi di opacità». In sostanza Ferri era già un target concreto. E la Procura di Perugia lo sapeva benissimo.

Ultimi Dagoreport

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO