gianluigi torzi sloane square

TORZI DI PANE – IL BROKER GIANLUIGI TORZI, ARRESTATO IERI PER LO SCANDALO DEI FONDI VATICANI, INVESTIVA IN BORSA I SOLDI CHE RICEVEVA DA OLTRETEVERE - TRA GLI ACQUISTI AZIONI  DI MEDIASET, BF E MARZOCCHI POMPE: UN INVESTIMENTO DI 4,5 MILIONI CHE AVREBBE RESO UNA PLUSVALENZA DI 756 MILA EURO IN SEI MESI CIRCA - MA I GUAI DI TORZI NON FINISCONO QUI. PERCHÉ ANCHE LA PROCURA DI MILANO STA INDAGANDO SU DI LUI E...

Gianluca Paolucci e Monica Serra per www.lastampa.it

GIANLUIGI TORZI

 

«Sono libero, sono libero», dice sereno Gianluigi Torzi. Il broker coinvolto nello scandalo dei fondi vaticani è stato raggiunto ieri da un provvedimento di custodia cautelare in carcere emessa dalla procura di Roma, che contesta i reati di autoriciclaggio e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti in relazione alla «commissione» incassata dal Vaticano (15 milioni) per la vicenda del palazzo di Londra.

GIANLUIGI TORZI PAPA BERGOGLIO

 

Torzi risponde al telefono dal suo ufficio di Londra, nella tarda mattinata, dove ha appresa della richiesta di arresto «dai giornali, poi dai commercialisti che sono stati perquisiti questa mattina».

 

Si tratta di Alfredo Camalò, Giacomo Capizzi e Matteo Del Sette, indagati con Torzi in questo nuovo filone d’indagine scaturito ancora dalla vicenda dei fondi del Vaticano per la quale lo stesso Torzi è indagato anche dalla procura della Santa Sede, in quel caso per estorsione.

 

 

L’indagine della procura di Roma contesta invece il reimpiego dei 15 milioni incassati dal Vaticano – frutto quindi dell’estorsione contesta dalle autorità d’Oltretevere - tramite due società estere in una serie di operazioni: l’acquisto di azioni di società quotate in Italia e il pagamento di una serie di debiti pregressi in capo a società riconducibili allo stesso Torzi.

ALBERTO PERLASCA

 

«Siamo alla storia di giugno dell’anno scorso – spiega il broker – per la quale peraltro il tribunale inglese mi ha dato ragione».

 

Il riferimento è al pronunciamento di un giudice inglese, che ha di fatto smontato la tsi dell’accusa vaticana sostenendo che la commissione incassata da Torzi ( i 15 milioni, appunto) non fossero il frutto di un’estorsione ma ottenuti sulla base di un regolare contratto, firmato per il Vaticano da Monsignor Alberto Perlasca il 22 novembre del 2018 e avallato tre giorni dopo dal segretario di Stato, Pietro Parolin.

 

I CONTATTI DI GIANLUIGI TORZI

Torzi comunque non ha intenzione di costituirsi e aspetta serenamente gli sviluppi: «Mi dovrei costituire per cosa? Per una storia per la quale sono andato in Vaticano e parlarne e mi hanno arrestato? C’è la sentenza inglese che è chiara e inappellabile», risponde. «Aspetto quello che mi dicono gli avvocati, non scappo. Sono sereno e la mattina vado a lavorare come tutte le mattine».

 

Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di finanza, Torzi avrebbe impiegato parte della somma incassata dal Vaticano in una serie di acquisti di azioni di società quotate a Piazza Affari: Mediaset, Bf e Marzocchi Pompe. Un investimento di 4,5 milioni che avrebbe reso una plusvalenza di 756 mila euro in sei mesi circa. Un’altra parte della somma è stata utilizzata per ripagare vecchi debiti di una società italiana riferibile a Torzi e cessata dal 2015.

 

Le fatture per operazioni inesistenti sono contestate sulla base di una serie di messaggi e movimentazioni bancarie, con le quali Torzi ha ricevuto oltre 400 mila euro dalla European Servicing Company, una società specializzata in cartolarizzazioni.

pietro parolin sergio mattarella

 

Ma i guai di Torzi non finiscono qui. Perché anche la procura di Milano sta indagando su di lui e, tra gli altri, sull’avvocato Nicola Squillace, con cui collabora spesso. Si parla di almeno tre filoni d’inchiesta e tra le questioni al vaglio dei magistrati ci sono anche i legami del broker con aziende in odore di ‘ndrangheta.

 

GIANLUIGI TORZI

C’è Torzi nell’inchiesta sulla società di mutuo soccorso Cesare Pozzo, depredata per anni, non solo attraverso un sistema di fatture false: lavori di ristrutturazione affidati a imprenditori calabresi legati alla criminalità e che non venivano mai eseguiti. Ma anche e soprattutto dietro i 15 milioni della Pozzo investiti in titoli di diritto lussemburghese.

 

Alla base di questi prodotti molto strutturati ci sarebbe anche un complesso sistema di cartolarizzazioni di crediti della sanità calabrese (da quel che emerge di dubbia esigibilità, se non addirittura fasulli), emessi da società che, secondo un’inchiesta della procura di Catanzaro, sarebbero, appunto, infiltrate dalla ‘ndrangheta.

GIANLUIGI TORZI

 

papa francesco pietro parolin roberto speranza pietro parolin ALBERTO PERLASCApietro parolin pietro parolin 2 mario draghi pietro parolin pietro parolin in ucraina

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…