francesca conti cortecchia

LA TRANS FRANCESCA CONTI CORTECCHIA SCRIVE A DAGOSPIA PER RACCONTARE LA SUA VICENDA: “CARO DAGO, SONO TRANSESSUALE DEL 1960, NATA IN SOMALIA, CITTADINA ITALIANA, DONNA DAL 1983, UNA DELLE PIÙ BELLE E FAMOSE DI BOLOGNA. SONO STATA LA PRIMA TRANS-TESTIMONIAL SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE IN TUTTO IL MONDO. MI HANNO MASSACRATO DI BOTTE, HO SUBITO 5 INTERVENTI, HO LOTTATO CONTRO LA MALAVITA ORGANIZZATA, SONO SCAPPATA IN AUSTRALIA PER TRE ANNI E RITORNAI PER APRIRE UN…” - FOTOGALLERY

francesca conti cortecchia nel 1993

Riceviamo e pubblichiamo:

 

Gentilissimo Roberto,

credo che per raccontare certe storie ti devi rivolgere a grandi personalità della cultura contemporanea, altrimenti una transessuale non sa a che Santo votarsi. A volte la televisione è spietata, l’informazione virtuale ci offre troppi cattivi esempi. Qualcuno ci definisce “mostri chirurgici”, o parlano di noi se tiri cocaina con personaggi famosi, oppure vedi Sgarbi che tratta una trans dignitosa con parole vergognose. Ma noi siamo delle persone normali, nate senza i diritti civili e morali che tutelano i cittadini italiani.

francesca conti cortecchia nel 1994 ultima foto prima del massacro

 

Il pregiudizio incomincia quando sei indifeso, durante le scuole medie, la lapidazione c’impedisce di studiare. Mi scusi lo sfogo, che schifo i favolosi anni Ottanta e Novanta, i ragazzini transessuali - dieci su dieci - erano costretti dalla società a prostituirsi nei primi vent’anni di vita. Oggi non mi sembra che le cose sono migliorate, è colpa della cultura sbagliata e per colpa nostra: è un’autocritica, ci servirebbe una scuola per inserirci nel contesto sociale.

 

Lei mi sembra una persona garbata, con il chakra giusto per raccontare la mia storia. Sono una transessuale del 1960, nata in Somalia, cittadina italiana, donna in nome del popolo italiano dal 1983 (ma sempre definita al maschile dai mass media), una delle più belle e famose di Bologna. Le invio fotografie e articoli di giornali per dimostrare la mia sincerità, non mi considero una pazza con il cervello bruciato dalla perversione. Le svelo un segreto, sono la prima transessuale-testimonial sulla violenza contro le donne in tutto il mondo. Ispirai la nascita di “Zero Tolerance”, una grande campagna sociale del Comune di Bologna per sensibilizzare l’opinione pubblica.

francesca conti cortecchia dopo il pestaggio

 

Nel 1996 ho progettato il simbolo grafico (una bimba che chiede aiuto) e per anni i manifesti dell’otto marzo. Nel frattempo ho affrontato cinque interventi chirurgici, nel 1995 mi avevano massacrata, con l’aiuto di Repubblica (nel 1994) lottai contro la malavita organizzata che importava in Italia le ragazzine da avviare alla prostituzione. Andavo in televisione per raccontare con orgoglio la nascita di Zero Tolerance, a volte anche senza denti in bocca.

 

francesca conti cortecchia

Il Comune di Bologna non si vergognava della donna-trans con la faccia distrutta, tanti documenti cartacei e video lo testimoniano, organizzò una ricca mostra d’arte su Francesca Conti a Palazzo Re Enzo. Poi scappai in Australia per tre anni, l’anima era piena di ferite, con l’aggressione avevo perso la salute, la bellezza e l’affetto di mia madre. Ritornai a Bologna per aprire un negozio d’antiquariato, ero una sprovveduta che credeva nelle favole, nei “lavori normali” una trans è sempre sospetta, tanta gente non entrava per la mia presenza.

francesca conti cortecchia 2

 

Non mi crede? Il pregiudizio è sempre in agguato, l’ho imparato a mie spese, nel 2016 volevo cambiare casa, l’agente immobiliare mi disse che il padrone non affittava a negri e travestiti. Nel 2018 ho smesso di lottare, rischiavo il fallimento e mi sentivo con i piedi nella tomba. Oggi vivo in Romagna, con Anima (la mia cagnolina), sul baratro economico (una trans-anziana ha problemi per trovare un “lavoro normale”), ormai distante dalla vita del bambino che conobbe il sesso a 12 anni con un uomo grande. Ma con l’ultimo sogno nel cassetto: riscrivere e pubblicare il mio romanzo sulla poesia della diversità.

 

francesca conti cortecchia 3

L’ho finito a dicembre, mi sono iscritta in un noto premio letterario, da pochi giorni ho incominciato a spedire “La signora di Penang” alle case editrici. Ma temo il pregiudizio sociale, è sempre in agguato, l’argomento si presta a tagli e censure. Le spedisco una seconda email con il romanzo, un riassunto della trama e le note sull’autrice che invio per cercare di pubblicarlo: così può approfondire l’argomento con il garbo della gente senza diritti civili.

 

francesca conti cortecchia nel 1993

Oggi per il Comune di Bologna non esisto più, sono morta, ha cancellato il mio nome dal sito ufficiale. La chiama civiltà? Grazie per l’attenzione, io lotterò fino all’ultimo respiro per raccontare il genocidio del pregiudizio morale. Mi piacerebbe se lei parlasse di noi per quello che siamo.

Buon Natale

Francesca Conti Cortecchia

 

NOTE PERSONALI SUL PASSATO DI FRANCESCA CONTI CORTECCHIA:

francesca conti cortecchia 1993

1993 – Bologna, scandalo dei manifesti “ItalianTravestit”, in sottoveste e numero telefonico.Fu la pubblicità del libro “Ma...Donne”,un reportage fotografico sulla bellezza transessuale, di Nicola Casamassima, Granata Press - Metrolibri, testi di Francesca Conti. Nello stesso anno l’editore ci offrì un secondo libro fotografico sul mio successo personale, raccontai il fascino delle donne-trans senza diritti sociali. Il libro fotografico “Italian Travestit” fu pubblicizzato con il manifesto “Italian trans-artist”.

 

1994 – L’impegnosociale era naturale per una donna-trans, progettai una campagna stampa con la complicità di Repubblica per aiutare le ragazze straniere in mano alla malavita organizzata. Fu un successo, sensibilizzai l’opinione pubblica, ma pochi mesi dopo, nel febbraio del 1995, affrontai due delinquenti armati di pistola. Il massacro fu punitivo, rubò la salute, la gioventù, la bellezza e il senso dell’esistenza.

francesca conti cortecchia 1997

 

Nel 1996 si concretizzò un altro progetto sociale. Dopo cinque operazioni (e tanta disperazione) diventai testimonial del Comune di Bologna contro la violenza sulle donne. Ispirai la nascitadi “Zero Tolerance”, disegnai il simbolo, progettai dei manifesti per l’otto marzo.

 

Nel 1997 fu inaugurata “The last strip-tease” a PalazzoRe Enzo, una mostra antologica sull’arte di Francesca Conti: dipinti, sculture di ferro, bronzi e fotografie.

Partecipai a molti programmi televisivi:

“L’approfondimento” (di Gene Gnocchi, Rai 1994),

Moka Choc” (Video Music 1994),

francesca conti cortecchia 1994

“Italia in diretta” (Rai 1995),

“Chi l’ha visto” (Rai 1996),

“No comment” (di Danila Bonito - Rai 1997),

“Film vero” (“La doppia vita di Francesca”, di Cesare Noia. Rai 1998)

e tanti telegiornali.

 

Nel 2000 sono fuggita dal clamore della vita pubblica. Ormai ero un’altra persona, andai in Australia, cercavo una lunga riflessione sulle ceneri del mio passato, ritornai a Bologna dopo tre anni. Ero contenta del soggiorno all’estero, avevo un progetto di lavoro, m’impegnai per aprire un negozio d’antiquariato sotto le due torri. Nel 2018 mi sono arresa, toglieva troppo tempo al mio romanzo, ho chiuso l’attività senza rimpianti. La Romagna la conoscevo bene, ho affittato una casa in campagna e mi sono rinchiusa in clausura per completare “La signora di Penang”. Ho raccontato con le parole la favola-romanzata sulle persone senza diritti civili.

francesca conti cortecchia 1997 inaugurazione eva e marccella difolcofrancesca conti cortecchia 4francesca conti cortecchia 1994francesca conti cortecchia 1995francesca conti cortecchia 1997 inaugurazione vittoria e sindaco vitalifrancesca conti cortecchia 1997 annafrancesca conti cortecchia articolo del 1995francesca conti cortecchia 1994 francesca conti cortecchia manifesto zero tolerancefrancesca conti cortecchia 6francesca conti cortecchia 7francesca conti cortecchia 5francesca conti cortecchia nel 1993 manifesto italian transartistfrancesca conti cortecchia 1997

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