folla a napoli -1

VEDI NAPOLI E POI? TI RINCHIUDI! - NELL'ULTIMO GIORNO PRIMA DELLA ZONA ROSSA MIGLIAIA DI PERSONE SI SONO RIVERSATE IN STRADA: ASSEMBRAMENTI NEI VICOLI E SUL LUNGOMARE, MENTRE A CHIAIA  E SOPRA I QUARTIERI ALTI DEL VOMERO, LA RISPOSTA ALLA CHIUSURA È UNA BALDORIA SENZA FRENI PER CHI HA SOLDI – IN CITTÀ MONTA LA RABBIA E LA PAURA DI COMMERCIANTI E AMBULANTI: “VERRANNO A SACCHEGGIARE I BANCHI DI FRUTTA. SENZA AIUTI FINIREMO A RUBARE…”

Flavia Amabile per "La Stampa"

 

folla a napoli 9

È una Napoli lacerata quella che affronta l'ultimo giorno prima della chiusura. Calarsi nel suo ventre, nella parte bassa della città, significa vedere in faccia la rabbia che monta. Non è la rabbia a comando della protesta di venti giorni fa, è un sentimento più profondo. Sale dagli eterni bassi dove l'assembramento è una condizione naturale e si diffonde nei vicoli attraversati da bande di giovani in sella ai motorini e mesti abitanti della zona.

 

A Chiaia e sopra i quartieri alti del Vomero, invece, la risposta alla chiusura è una baldoria senza freni di chi ha soldi e la necessità di cancellare quello che sta per accadere. Migliaia di persone sono scese in piazza per l'ultima passeggiata senza autocertificazione, l'ultimo caffè, l'ultima birra al baretto. Un lungo serpente di lamiere e traffico molto simile alle folle del periodo natalizio ha accompagnato le ore che restavano alla perdita della libertà. Giuseppe Varriale ha 65 anni, l'età giusta per andare in pensione, invece ogni mattina con la moglie va ad aprire il banco di verdura al mercato della Pignasecca, il più antico di Napoli.

folla a napoli 7

 

La sua rabbia è un fiume che non ha più sponde. «Le violenze di piazza? Sono giuste. "Chi grida, gran dolore ha", diciamo noi a Napoli. E questo dolore noi lo stiamo sentendo da mesi, mo' lo devono sentire anche gli altri, devono capire che la gente è stanca, che si rischiano violenze». Varriale mostra i prezzi della sua frutta, le arance a 80 centesimi al chilo, altrimenti nessuno avrebbe i soldi per comprarle o il pesce del banco accanto al suo a due euro al chilo.

 

«E pure a questi prezzi non basterà - continua - Mi aspetto che vengano a saccheggiare il banco. E, se lo fanno, sono pronto a dargli le chiavi perché hanno ragione. Io fatico da 55 anni e andrò in pensione con 4-500 euro al mese, ma che schifo è questo? In questi mesi ho perso l'80% di quello che guadagnavo e poi vogliono che paghiamo le tasse, e come si fa? Oggi mi ha chiamato il proprietario di un bar, mi ha detto vieni a prenderti le arance che mi hai dato, nessuno viene da me a chiedere spremute e da domani chiudo. Questa è la nostra vita, il governo deve sapere che mo' deve prendere una valanga di soldi e ce la deve buttare addosso se vuole che ci stiamo di nuovo zitti».

folla a napoli 6

 

Oltre la Pignasecca si attraversa Toledo con i negozi frequentati tempo fa dalla classe media, e oggi che la classe media non esiste più, desolatamente vuoti. Maurizio Manna è titolare di Shoes Lab, un negozio di calzature: «Avrebbero dovuto chiuderci due settimane fa, hanno rinviato per accontentare quelli che hanno protestato ma è stato inutile. I contagi sono aumentati e la nuova chiusura colpisce soprattutto noi piccoli commercianti di abbigliamento. Bar e pasticcerie possono fare asporto, noi no. Librerie e cartolerie resteranno aperte e noi no.

 

A marzo abbiamo già usato gran parte dei risparmi che avevamo, ora utilizzeremo quello che ci resta. Poi non so». Non è quello che sostengono bar, pasticcerie e librerie in questa Napoli lacerata dove solo la rabbia ha mille colori e tutti sono contro tutti. Gino Ariosto ha 44 anni, lavora come cameriere al Gran Caffè di piazza Dante. «Asporto? Ma chi volete che prenda un caffè da bere fuori se non chi vive in zona. E chi vive in zona alla fine il caffè se lo prepara a casa.

 

folla a napoli 5

Non conviene tenere aperto un bar che costa 100 euro al giorno senza contare le spese del personale. Finirà che chiuderemo. Se sarò in difficoltà andrò a rubare nei supermercati». L'asporto è una beffa anche per Carmine Mauro, pizzaiolo. In questi giorni ha creato un enorme presepe con la pasta della pizza e l'ha sistemato davanti al negozio. Tra le case dei pastori ha sistemato anche il laboratorio dove effettuano i tamponi. «Per sorridere un po'- spiega - ma la realtà è dura. Da domani chi verrà più a prendere una pizza se le persone non possono uscire?

 

folla a napoli 4

Già non abbiamo più turisti, questa chiusura è la fine. E non capisco perché poi le tabaccherie e le ricevitorie del lotto possono rimanere aperte e perché i parlamentari che volevano ridursi lo stipendio non l'abbiano ancora fatto». E anche i librai sanno che rimanere aperti servirà a poco. Nunzio Pacifico, libraio a Port' Alba: «Saracinesche alzate e negozi vuoti, andrà così da lunedì. Questo è e, no, non vado in piazza a protestare, devo tenere il negozio aperto. Solo chi lavora in nero può permetterselo e alla fine saranno quelli che continueranno a lavorare più di tutti "

folla a napoli 2folla a napoli 14folla a napoli 13folla a napoli 3folla a napoli 1folla a napoli 10folla a napoli 11folla a napoli 12folla a napoli 8

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA