gas russo russia italia gasdotto

IL VERO COSTO DELLA RINUNCIA AL GAS RUSSO: OLTRE 550MILA POSTI DI LAVORO IN MENO - L'INCHIESTA BY "MI-JENA" GABANELLI E LO SCENARIO PREVISTO DAL DEF: MENO 18% DI IMPORTAZIONI DA MOSCA VUOL DIRE CROLLO DEL PIL DEL 2,5%, 293 MILA DISOCCUPATI IN PIÙ QUEST’ANNO E INFLAZIONE AL 7,6%. PER COMPENSARE LO SHOCK BISOGNA TROVARE 80 MILIARDI DI EURO PER 2022 E 2023… - VIDEO

Milena Gabanelli e Rita Querzè per il Corriere della Sera

 

 

https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/gas-russo-prezzo-pagare-la-rinuncia/c08bcd8c-caeb-11ec-84d1-341c28840c78-va.shtml

 

 

gabanelli gas russo

È noto da tempo: per accelerare la fine del conflitto i Paesi Ue dovrebbero smettere di finanziarlo rinunciando a gas e petrolio russo. La ricaduta economia però sarebbe altissima, anche se nessuno ha mai spiegato concretamente «quanto alta», a fronte del prezzo che stiamo già pagando sotto forma di sanzioni, assistenza ai profughi e incognite di una escalation. Oltre a quello incalcolabile delle vite umane.

 

Cosa si rischia davvero

Tra gli scenari contenuti nell’ultimo Documento di economia e finanza del governo, ce n’è uno in cui si ipotizza per l’Italia lo stop degli approvvigionamenti di gas e petrolio dalla Russia. Si stima una carenza pari al 18% delle importazioni complessive nel 2022 e al 15% nel 2023. Il primo effetto è il razionamento e il conseguente aumento del prezzo. Dai circa 100 €/MWh di fine marzo si potrebbero superare i 220 €/MWh tra novembre 2022 e febbraio 2023. Quindi un ulteriore rialzo a catena dei prezzi che si riversa sulle attività economiche, sui consumi, sull’occupazione. L’inflazione vola a quota 7,6% e, a fine anno, la crescita del Pil si attesterebbe sullo 0,6%, e nel 2023 allo 0,4%. Le previsioni del governo si fermano qui.

 

 

Quanto cresce la disoccupazione

fornitura gas russo

A dare un senso a questi numeri ci aiuta l’economista Paolo Onofri, presidente di Prometeia Associazione. Partiamo dal Pil: quest’anno abbiamo già accumulato 2,2 punti di crescita sulla media del 2021; chiudere il 2022 con un +0,6% di media vuol dire perdere nella seconda metà dell’anno tutto il vantaggio accumulato. Avremmo trimestri con segno negativo, con un crollo del Pil nella seconda metà di quest’anno del 2,5%. Uno shock che comporta la perdita di 1,3 punti percentuali di occupazione nel 2022 e di 1,2 punti nel 2023. In concreto: circa 293 mila perderebbero il posto di lavoro quest’anno, e altri 272 mila l’anno prossimo.

 

 

I più colpiti

lo scenario fornitura di riduzione gas russo

Partiamo dalle famiglie che dovranno affrontare il caro riscaldamento e l’impennata dei prezzi alimentari: due spese incomprimibili. Già nel 2020 quelle con i redditi più bassi mobilitavano il 37,7% del loro bilancio per energia, carburanti, riscaldamento e alimentari, contro il 21,4% delle più ricche. Oggi, secondo stime dell’Direzione Studi e Ricerche Intesa SanPaolo, il quinto più povero delle famiglie spende il 48% del reddito per energia e alimentari contro il 27% delle più benestanti. Vuol dire che 5 milioni di nuclei non riusciranno quest’anno a coprire le spese primarie con i propri redditi. Dal 1 aprile è stato alzato a 12.000 euro il tetto Isee dei nuclei che vengono aiutati. Avranno diritto a uno sconto annuo su luce e riscaldamento.

 

Ne potranno usufruire anche le famiglie con più di quattro componenti e un Isee fino a 20.000 euro. Sono in tutto 34 miliardi i soldi messi in campo per far fronte allo stato attuale delle cose. Ma in uno scenario che vede una riduzione delle forniture del gas russo cresce il numero delle famiglie in difficoltà, e il quadro peggiora ulteriormente per le imprese più energivore come fonderie, vetrerie, ceramiche e cartiere a rischio chiusura per i prezzi troppo alti di gas ed elettricità. A cui si aggiungono le aziende alimentari colpite dall’embargo russo su grano, mais e fertilizzanti.

 

la spesa per calmierare l aumento dei prezzi

 

Quanto serve per compensare lo shock

Il Def dice che di fronte a questo scenario si risponderà con una «robusta manovra di sostegno». In concreto, secondo il professor Onofri per compensare la caduta del Pil, servirebbe una spesa aggiuntiva di 40 miliardi nel 2022, e 40 nel 2023. Queste risorse potrebbero bastare, ma a condizione che vengano indirizzate verso chi ne ha realmente bisogno, cioè le famiglie meno abbienti e le imprese non in grado di fronteggiare prezzi, inflazione, calo dei consumi. E aiutare un’impresa a superare la crisi può costare meno che pagare la cassa integrazione a chi ha perso il lavoro. Il primo nodo è dunque quello di non disperdere denaro pubblico elargendo anche a chi può farcela da solo.

 

 

Gli errori da non ripetere

Per calmierare i costi delle bollette sono stati stanziati finora 24,1 miliardi. Di questi 2,8 destinati alle famiglie a basso reddito sotto forma di bonus sociale, 3,8 per sussidi a imprese energivore, 2,7 per ridurre le accise sui carburanti, 1,2 a favore dell’ autotrasporto e agricoltura, 1,8 per ridurre l’Iva sul gas, 11,8 miliardi per cancellare gli oneri di sistema dalle bollette.

 

I GASDOTTI VERSO L EUROPA

Ebbene, in realtà almeno una decina stanno andando indiscriminatamente a tutti. Prendiamo gli oneri di sistema: non li paga più la famiglia in difficoltà, ma nemmeno quella benestante e l’impresa che fa profitti. Non li paga chi ha un contratto di libero mercato a tariffa fissa e finora non è stato toccato dai rincari. Fare sconti a tutti non è solo una ingiustizia sociale, ma anche sbagliato sul piano economico perché non incentiva chi può a ridurre i consumi.

 

 

Lo scandalo Irap

Le imprese in sofferenza vanno sostenute. Abbiamo aiutato anche quelle che non lo erano. Due anni fa, quando è esplosa l’emergenza Covid, il governo Conte ha deciso che il saldo Irap per il 2019 e l’acconto 2020 andavano cancellati a tutti i soggetti con fatturato sotto i 250 milioni di euro. Dentro al mancato gettito di 3,9 miliardi c’era anche chi stava lavorando a pieno regime, come le aziende farmaceutiche, quelle della logistica, della grande distribuzione, dell’immobiliare. E nemmeno a posteriori hanno dovuto saldare il conto. In tutte le emergenze c’è chi rischia il fallimento e chi aumenta il business. Non possiamo più permetterci di non distinguere gli uni dagli altri, visto che i mezzi ci sono: basta incrociare le banche dati. Finora è mancata la volontà.

 

le vie del gas russo

 

Dove trovare i 40 miliardi

Se i 40 miliardi l’anno fossero tutti presi a debito, il rapporto tra debito e Pil non passerebbe dal 151% dello scorso anno al 147% nel 2022 come previsto nel Def, per poi scendere gradualmente fino al 141% nel 2025, ma rimarrebbe al 149% quest’anno e al 145% nel 2025.

 

 

Significa caricare sulle nuove generazioni una pesantissima zavorra. Ha senso quindi considerare altre strade: 1) attingere al maggior gettito fiscale generato dall’inflazione; 2) tassare gli extraprofitti delle società che producono energia (il governo è già intervenuto con un prelievo del 10%, ora si parla del 25%, e in uno scenario dove il gas viaggia a 220 euro per MWh il margine d’azione sarebbe decisamente maggiore); 3) recuperare almeno un po’ di quei 31 miliardi di Iva che l’Italia evade ogni anno, la più alta d’ Europa; 4) sui conti correnti presso le banche estere oltre 3 milioni di italiani hanno depositato 200 miliardi, chi non è in regola con il fisco è ora che saldi il conto. La lista con i nomi è sul tavolo dell’Agenzia delle Entrate da 4 anni.

 

DRAGHI PUTIN GAS

L’imposta di scopo

Alla fine, se tutto questo non bastasse, va spiegato a quel mezzo milione di contribuenti con redditi sopra i 100.000 euro che è necessaria una imposta di scopo limitata al 2022 e 2023. Il terreno è tabù. Ed è comprensibile: le tasse di scopo introdotte nel 1963 per il disastro del Vajont, nel 1966 per l’alluvione di Firenze, nel 1968 per il terremoto del Belice, nel 1976 per quello del Friuli, nell’80 per quello dell’Irpinia, per la missione in Libano nel 1983 e per quella in Bosnia nel 1996 sotto forma di accise sui carburanti non sono mai state tolte. Ma se vogliamo essere solidali nei fatti, la strada va considerata. In alternativa si può, come al solito, lasciare ai nostri figli il conto da pagare.

PUTIN VLADIMIR PUTIN E IL GAS

Ultimi Dagoreport

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”