VIAGGIO NEL MONDO DEI “RAGAZZI DELLA LOGGIA”, I GIOVANI FINITI NEL MIRINO DOPO LE AGGRESSIONI DI CAPODANNO IN PIAZZA DUOMO - ALCUNI SONO NATI QUI, ALTRI SONO ARRIVATI IN ITALIA INSIEME AI GENITORI DA EGITTO, TUNISIA E MAROCCO, MA TUTTI SI INCONTRANO A MILANO, DAVANTI AL MCDONALD'S DI PIAZZA DEI MERCANTI, ARRIVANDO DAI QUARTIERI POPOLARI E DA ALTRE PROVINCE LOMBARDE...

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Andrea Siravo per “la Stampa”

 

I primi arrivano alle tre del pomeriggio. Si salutano con abbracci e baci sulla guancia. Fumano e chiacchierano in un misto di arabo e italiano mentre in sottofondo le casse portatili sparano ad alto volume musica trap. Sono una cinquantina di ragazzini e ragazzine. I loro volti sono quasi sempre liberi dalla mascherina che portano sotto il mento o al braccio. Alcuni sono nati qui, altri sono arrivati in Italia insieme ai genitori da Egitto, Tunisia e Marocco.

 

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E come ogni sabato pomeriggio arrivano dai quartieri popolari della città e anche da altre province lombarde. «Ci troviamo qui per incontrarci e stare insieme. Io abito a Milano ma i miei amici arrivano da Varese», dice il diciassettenne Youssuf all'uscita della fermata della metro. Ma quello di ieri è un sabato diverso dal solito. «Oggi siamo pochi, di solito c'è molta più gente e mancano i gruppi con i più grandi», racconta Ahmed, sedicenne italiano con i genitori egiziani. 

 

Sono i «ragazzi della Loggia», quelli che tutti i giorni stazionano davanti al McDonald's di piazza dei Mercanti, nel cuore di Milano. Gli occhi di tutta la città sono puntati su di loro dopo le violenze in piazza Duomo durante i festeggiamenti per la notte di San Silvestro. E questo perché nei video divenuti virali con gli abusi alla studentessa universitaria diciannovenne con il giubbotto rosso e alle due ventenni tedesche c'erano anche loro: ragazzi, maggiorenni o poco più, molti dei quali di probabile origine araba ma nati in Italia. 

 

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A loro guardano anche i funzionari dell'ordine pubblico che alle cinque mobilitano gli agenti del reparto mobile della questura. Prima liberano la loggia con i giovani sparsi tra le installazioni in ricordo delle vittime della Resistenza e poi li invitano a disperdersi verso piazza Duomo. Un addetto della security e un'inserviente del vicino fast food, dove per tutto il pomeriggio i giovani sono entrati e usciti con panini, patatine e bibite, approvano l'azione. 

 

Non è la prima volta che gli agenti delle squadre di pronto intervento si vedono in quest' area. Già la scorsa primavera intorno alla loggia si erano registrate più episodi violenti come risse con tanto di lancio di sedie dei dehors. Chi resta, quasi a volere sfidare la mossa polizia, e sceglie di parlare, seppur diffidente, dice non sapere nulla su quanto accaduto la notte di Capodanno; «Abbiamo visto i video sui social, ma noi la sera di capodanno eravamo in una casa a Lodi», racconta Ahdam, diciassettenne tunisino, mentre gli altri cinque amici intorno a lui annuiscono. 

 

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Delle violenze, finite al centro di un'inchiesta della procura e della squadra mobile di Milano e diventate un caso politico con l'intervento del sindaco Giuseppe Sala e del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, è totalmente all'oscuro Omar, egiziano prossimo ai diciotto anni e arrivato in Italia a inizio 2021 come minore non accompagnato. Sono i suoi «compaesani» come li chiama lui ai piedi del monumento di Vittorio Emanuele II a spiegargli in arabo cosa è successo una settimana fa. 

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Proprio qui, contro le transenne su cui ora siede, sono state spinte e braccate da un gruppo le due ventenni tedesche al centro di un secondo filmato pubblicato nei giorni scorsi. Mohammed, un suo conoscente, si avvicina e dice di essere stato in Duomo quella sera ma precisa più volte di «non centrare niente» e punta il dito contro i gruppi dei ragazzi più grandi: «Da qualche giorno sono spariti, chissà perché». -

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