VIDEO! SANGUE E PAURA A HONG KONG: LA POLIZIA SPARA! DURANTE LE MANIFESTAZIONI UN GIOVANE COLPITO A BRUCIAPELO AL PETTO, PER LA PRIMA VOLTA GLI AGENTI USANO PROIETTILI VERI – LA MARCIA DI PROTESTA NELLA EX COLONIA BRITANNICA RUBA LA SCENA ALLE FARAONICHE SFILATE DI PECHINO PER I 70 ANNI DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE- VIDEO

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Guido Santevecchi per Corriere.it

 

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Pallottole vere, non più solo di gomma. La polizia ha sparato ad altezza d’uomo, a bruciapelo e ha colpito al petto un manifestante a Hong Kong. Doveva succedere ed è successo: la città in rivolta ha il primo ferito grave negli scontri che giorno dopo giorno, da 115 giorni, si fanno più aggressivi. Ora è stata varcata la linea del sangue versato non a manganellate e bastonate ma col fuoco del revolver d’ordinanza di un agente.

 

Una scena atroce. La sponda opposta all’isola di Hong Kong, nel quartiere operaio di Tsuen Wan a nord di Kowloon, metà pomeriggio, cariche della polizia, lacrimogeni, molotov, inseguimenti e corpo a corpo tra agenti e manifestanti dell’ala dura.

 

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Pare che due poliziotti siano rimasti isolati, in un filmato di trenta secondi diffuso da Hong Kong Free Press si vede uno di loro a terra, preso a calci da un dimostrante, il collega circondato estrae la pistola e spara contro un giovane con casco nero da motoscooter, volto coperto da maschera rosa e occhiali, guanti di gomma: un colpo da due o tre passi. «Ferita al torace, un ragazzo di 18 anni è in condizioni critiche» diranno dopo dall’ospedale Queen Elizabeth dove nella notte lo stavano operando. Il proiettile ha raggiunto il polmone, ma «c’è una buona probabilità che sopravviva», spiega il chirurgo.

 

Un ufficiale ha espresso la tristezza della Hong Kong Police Force per il ferimento dello studente, ma ha giustificato il comportamento dell’agente: «Ha sparato per salvare la propria vita e quella dei suoi colleghi». La dichiarazione si chiude con un monito: «Avvertiamo i violenti di smettere di infrangere la legge, perché la applicheremo rigidamente». Altri proiettili sono stati sparati dai poliziotti, a scopo intimidatorio, in una giornata infame con 66 feriti tra gli 11 e i 75 anni, secondo fonti mediche.

 

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Era cominciato alle 11 il giorno più lungo di Hong Kong. Una sfida a Pechino e a Xi Jinping, che nelle stesse ore celebrava con una parata militare in Piazza Tienanmen il 70° anniversario della Repubblica popolare cinese inneggiando all’«unità d’acciaio della nazione». Il movimento democratico e anti-cinese aveva indetto invece il «lutto nazionale». Il corteo, vietato, si è formato nel verde di Victoria Park e si è avviato verso Causeway Road. In testa alcune centinaia di cittadini anziani, in maglietta nera in segno di lutto per l’indebolimento delle libertà speciali della città, attuato dal governo locale ispirato da quello di Pechino.

 

Dietro seguono decine di migliaia di cittadini pacifici che scandiscono «Fight for freedom. Stand with Hong Kong». Una grande macchia multicolore: sono le bandiere di nazioni alle quali gli hongkonghesi si rivolgono per solidarietà; non solo le stelle e strisce Usa e la Union Jack britannica, ma anche bandiere di Paesi piccoli e lontani, dalla Grecia a Capo Verde; c’è anche un tricolore italiano, portato da una ragazza mascherata: «L’ho scelta nel mucchio perché mi piacevano i colori, e perché vorrei vedere Roma e Milano», dice ridendo.

 

hong kong manifestante ferito hong kong manifestante ferito

Siamo ancora immersi in un clima pacifico, ma intorno, agli angoli della strada principale, si vedono altri ragazzi che stanno indossando caschi, maschere, passamontagna integrali, occhialoni affumicati e guanti spessi da cantiere: la divisa dell’ala dura del movimento, che ha scelto la tattica violenta. Diversi di loro ci avvertono che «oggi sarà dura, meglio se metti la maschera antigas anche tu» e ce ne passano una «professionale» (risulterà davvero utile).

 

Sui cavalcavia pedonali si intravedono gli elmetti con visiera dei poliziotti. La marcia prosegue indisturbata per chilometri, fino alla zona dove c’è il Liaison Office del governo cinese. Era quello l’obiettivo di oggi dei duri. Ma compare un cordone di agenti, appoggiati da un cannone ad acqua. E allora dietrofront, verso il centro, Admiralty e i palazzi di vetro e acciaio degli uffici governativi. Sono le 2 del pomeriggio: scena un po’ surreale di gente che pranza in terrazza in un bel ristorante ospitato da un antico edificio in stile coloniale, senza degnare di uno sguardo i dimostranti che urlano slogan.

 

Ecco Admiralty. Vediamo sfilare diecimila, forse ventimila persone, anche se ai margini altri giovani hanno indossato la divisa da guerrigliero urbano. Davanti al Government Office all’improvviso un cannone ad acqua lancia un getto blu: la tinta serve a marchiare i dimostranti e poi arrestarli. Si fa il vuoto, il corteo si spezza in due tronconi, sembra di nuovo calma.

 

hong kong agente spara hong kong agente spara

Sono le cinque del pomeriggio, arrivano sui social network le prime notizie sul ferito grave dall’altra parte della baia. E mentre i giovani sembrano disorientati, anche sotto choc, di fronte al Legislative Council parte una raffica di lacrimogeni, poi la carica degli agenti, sbucati da una grata metallica. Siamo lì e vediamo i poliziotti che agitano manganelli e scudi, avanzano. Inutile alzare le mani per mostrare solo il taccuino e il telefonino. Gridano di togliersi di torno, vogliono tagliare in due lo schieramento dei manifestanti. La carica della polizia e i lacrimogeni prevengono o provocano gli scontri? I ragazzi della prima linea daranno battaglia fino a notte.

 

manifestante colpito al petto a hong kong manifestante colpito al petto a hong kong

A noi resta una tristezza in più. L’altro ieri avevamo saputo di un pop up shop che vendeva «il kit del manifestante», a Kowloon, in un vicolo. Tre o quattrocento ragazzi in fila davanti al negozietto, per comprare caschi e maschere protettive: 10 dollari di Hong Kong a pezzo, «prezzi irrisori per sostenere il movimento», ci aveva spiegato il proprietario, un avvocato schierato per la democrazia. C’erano tanti adolescenti con la camicia bianca della scuola, abbiamo parlato tra gli altri con tre che avevano sul taschino lo stemma del liceo Kwai Chung. «Lo so che è rischioso andare in strada domani, ma è per il futuro», «Sì, i miei genitori lo sanno che voglio andare e sono anti-governo, ma anche anti-pericoli». Un sorriso e sono sfilati via con lo zainetto pieno di gadget da prima linea. Uno come loro è stato colpito al petto ieri. Chissà se era stato in quel pop up shop.

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Una cosa si può dire con certezza: Hong Kong ha sottratto a Pechino il Primo ottobre 2019, 70° anniversario della Repubblica popolare cinese.

 

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