Michele Serra per "la Repubblica"
danielle madam e fabrizio fracassi
Non c'è solo un giudice a Berlino. C'è anche un sindaco a Pavia. Si chiama Fabrizio Fracassi, ha definito "un imbecille" e "una bestia" il suo concittadino, purtroppo anonimo, che è entrato in un bar della città per dire a Danielle Madam, ventitré anni, origini africane, studi in Italia, università in Italia, lavoro in Italia (barista), campionessa di lancio del peso in odore di maglia azzurra: tu non sei italiana, tu non sarai mai italiana. Il sindaco di Pavia ha scritto al presidente Mattarella perché si trovi la maniera di dare la cittadinanza italiana a Danielle.
La difende, e difendendo lei illumina la causa di molte decine di migliaia di italiani di fatto che non possono esserlo anche di nome. Invisibili che parlano la nostra lingua sicuramente meglio dell'imbecille che è entrato in quel bar, e servono la collettività come parecchi "italiani veri" non hanno la voglia o la capacità di fare. L'imbecille in questione, per esempio, che disturba e intimorisce una giovane barista mentre lavora, e tende la corda dell'intolleranza, e guasta la già difficile serenità di una società, la nostra, già piena di grane, di problemi, di paure.
Capita che quel sindaco sia leghista, ed è nella logica delle cose provare un leggero stupore. Ma ben maggiore dello stupore è la soddisfazione di sapere che la coscienza civica, della quale qualunque sindaco dev' essere il primo responsabile, viene prima dei pregiudizi. Compresi i miei, che non avrei scommesso un centesimo sul fatto che avrei avuto voglia di stringere la mano a un sindaco leghista. E mi sbagliavo. E come è bello sbagliare, quando a vincere è una buona ragione.
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