Marco Zonetti per Dagospia
"Il profilo Instagram di Amadeus fa il botto". Dai quotidiani più autorevoli ai siti più piccoli, non passa giorno in cui non venga rilanciata la notizia del boom di contatti, follower e visualizzazioni dell'account del conduttore del Festival di Sanremo aperto in diretta televisiva da Chiara Ferragni su Rai1 durante la prima serata della kermesse canora.
Di fronte a milioni di telespettatori sintonizzati sul Festival, colei che ha costruito il suo successo planetario proprio su Instagram, ha dato vita al nuovo profilo di Amadeus (che non lo possedeva) sulla celebre piattaforma di Mark Zuckerberg, e in pochi minuti ha indotto a collegarsi centinaia di migliaia di utenti per diventare "seguaci" del presentatore.
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Seguaci il cui numero veniva costantemente aggiornato nel corso della serata attraverso gli annunci trionfali della Ferragni punteggiati dai commenti meravigliati del conduttore, convinto perfino dall'influencer a fare una "diretta Instagram dalla diretta di Sanremo", mostrando in tempo reale centinaia di migliaia di persone collegate al profilo appena aperto. Con tanto di logo Instagram in sovrimpressione nelle immagini sanremesi riprese e trasmesse da Rai1.
Abbandonando la frivolezza del tutto e riflettendo seriamente su quanto è avvenuto quella sera in diretta all'Ariston, occorre sottolineare che la Rai ha di fatto garantito a una piattaforma social privata, e quindi a un'azienda privata, parecchie centinaia di collegamenti nel giro di pochi minuti, generando lauti profitti per l'azienda in questione. Senza contare poi il rilancio sui giornali e sui siti, che da giorni stanno continuando a portare - grazie alla Rai - ulteriore traffico sul profilo di Amadeus e quindi in ultima analisi su Instagram.
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Tutto normale? ci viene da domandare. Quanto sopra può essere ritenuto alla stessa stregua di una televendita per una macchina da caffè o per un mobilificio? In tal caso, come mai le televendite vengono distinte palesemente all'interno di una trasmissione così che il telespettatore non abbia alcun dubbio che si tratti di uno spazio pubblicitario, e invece ciò che è avvenuto all'Ariston era inserito nel contesto della serata senza alcuna soluzione di continuità come se il tutto apparentemente fosse parte di una gag fra i conduttori?
Per giunta, nel caso della promozione di un mobilificio o di una macchina da caffè, affinché la persuasione della pubblicità possa andare a buon fine lo spettatore deve predisporsi psicologicamente e fattivamente a un acquisto più o meno vicino nel tempo e, nel caso si convinca a effettuare tale acquisto, non può non essere consapevole che si tratta di una transazione economica visto che deve spendere di fatto del denaro per acquistare quel determinato bene di consumo pubblicizzato. L'azione di collegarsi a un social network, o di mettere like a un profilo o di divenirne follower è invece, di fatto, del tutto immediata, non presuppone acquisti di alcun genere, né esborsi di denaro - almeno apparentemente - generando tuttavia un immediato profitto per la società proprietaria di quel social network grazie al collegamento alla relativa piattaforma.
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Uscendo per un attimo dal caso specifico e ampliando la questione, noi telespettatori siamo informati che ogni volta in cui alla Tv ci dicono di seguire questo o quel profilo su Facebook o Twitter o Instagram, di mettere like e così via, di fatto si tratta di pubblicità a un'azienda privata, come se ci invitassero a comprare una marca di pasta o uno shampoo? Forse, caso Ferragni-Amadeus a parte, sarebbe il caso che la Tv pubblica spendesse qualche parola sul fatto che, quando qualcosa ci sembra gratis come lo sono apparentemente i social network, è perché in realtà - e in maniera inquietante - il prodotto siamo proprio noi.
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Per tornare al punto, Instagram ha pagato la Rai per tutto il traffico ottenuto tramite Chiara Ferragni e Amadeus dal palco dell'Ariston in diretta sull'Ammiraglia del Servizio Pubblico? Se sì, perché non informare più chiaramente i milioni di spettatori che ciò a cui stavano assistendo, e in ultima analisi partecipando di persona, era di fatto la promozione a un'azienda privata, ovvero la Meta di Mark Zuckerberg?
Quanti di quei milioni di spettatori sintonizzati in quel momento su Rai1 si sono resi conto che, seguendo l'invito di Chiara Ferragni e collegandosi in massa a Instagram per seguire il profilo di Amadeus appena creato, o magari creandone uno ex novo appositamente per poterlo fare, stavano portando lauti profitti a Mark Zuckerberg?
O forse, anziché la Rai, era la stessa Chiara Ferragni, la regina delle influencer e di Instagram, nonché quella sera co-conduttrice di un programma da decine di milioni di spettatori, ad avere un accordo con la piattaforma social di Mark Zuckerberg? Sarebbe il caso di fare chiarezza da parte della tv pubblica.
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Sabato sera, con la Ferragni di ritorno sul palco dell'Ariston e a fronte della sua promessa (o minaccia, a questo punto?) di aggiornare i telespettatori sulla crescita dei follower di Amadeus (di fatto invitandoli nuovamente a collegarsi e generando così ulteriore traffico a vantaggio di Instagram), ci sarà maggiore trasparenza in merito da parte della Rai? Sarebbe auspicabile di sì.
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