1- SONO BASTATI CENTO GIORNI DI RIGOR MONTI PER METTERE A NUDO LE MODESTE DOTI “PROFESSIONALI” DI ALCUNI MINISTRI TECNICI (PURI): DAL RESPONSABILE DELLA CULTURA, ORNAGHI A QUELLO DEGLI AFFARI ESTERI, GIULIO TERZI DI SANTAQUALCOSA, INCESPICATO MALDESTRAMENTE NELLA VICENDA DEI MARÒ ARRESTATI IN INDIA A SUA INSAPUTA 2- LAST BUT NON LEAST, IL MINISTRO DI SANT’EGIDIO IL DEMOCRISTIANISSIMO RICCARDI CUI FA “SCHIFO” LA POLITICA (MAGARI, COME RINGRANZIAMENTO PER IL “SOSTEGNO” CHE LA “SUA” COMUNITÀ HA AVUTO DAI PARTITI (TUTTI) SIN DALL’ATTO DELLA SUA FONDAZIONE) 3- DAL CAF (CRAXI-ANDREOTTI-FORLANI) AL BAC (BERSANI-ALFANO-CASINI): DA VENT’ANNI L’ECONOMIA DEL PAESE E’ AFFIDATA ALLA “FABBRICA DEI TECNICI” (DA MENICHELLA A CIAMPI) 4- L’ULTIMO MINISTRO POLITICO AL BILANCIO E’ STATO IL DC PAOLO CIRINO POMICINO (1992) 5- MA PER I GIORNALI LA COLPA DEL CRAC E’ SEMPRE DEI POLITICI, DA TEMPO ROTTAMATI 6- PER IL PIO GIUSEPPE DE RITA, CON MONTI E’ ANDATA AL POTERE ADDIRITTURA UNA “ELITE” 6- DALLA DIMENSIONE DEL GOVERNO TECNICO (SUBITO IN BAMBOLA SU RAI E GIUSTIZIA) ALLE OMERTA’ SULLA VERA STORIA DI TANGENTOPOLI, I MEDIA DEI POTERI MARCI S’AFFIDANO COSI’ ALL’ARTE DELLA MENZOGNA (LA VERTITÀ, A QUANTO SEMBRA, NON PAGA PIÙ)

DAGOREPORT

1- L'ANIMA POLITICA DEI "PROFESSORI" DI GOVERNO.
Forse esagera Barbara Palombelli quando su "il Foglio" di Giuliano Ferrara ("bombastica" opinione, rilanciata da Dagospia) sostiene che "a governarci per davvero" sono stati sempre i ministri tecnici.
Forse.
Nella vituperata prima Repubblica i cosiddetti "tecnici di area" (professori, economisti, sociologi) non erano però dei burocrati calati dal nulla nella pratica politica.
I "professori", com'erano chiamati nell'ancien regime, si riconoscevano nelle idee e nei programmi delle forze politiche. Ai quali prestavano la propria esperienza e scienza.
Erano i partiti poi che, con sapienza e spesso con cinico calcolo, li indicavano nei dicasteri più "sensibili" e "impopolari" (Tesoro, Bilancio, Finanze).

C'è di più.
Gli "esterni" chiamati nell'esecutivo votavano comunemente per il proprio partito di riferimento.
Senza turarsi il naso o dichiararsi "schifati" dei riti del Palazzo.
Inoltre, i professori elaboravano e discutevano le loro proposte politico-legislative in tutte le sedi.
Comprese le Feste dell'Amicizia democristiane, le Feste dell'Unità del Pci, quelle socialiste dell'Avanti o le manifestazioni repubblicane dell'Edera.

2- SE AL TECNICO FA "SCHIFO" LA POLITICA DEL PALAZZO.
Alle spalle dei "tecnici di area", dunque, c'erano pur sempre i partiti, capaci di temperare la loro azione riformatrice.
Troppo spesso basata sui numeri senza un consenso (popolare).
Adesso, i ministri-manager, convocati a palazzo Chigi si vantano di non avere alcuna coloritura politica.
E, come si dice a Roma, si vede che masticano poco di politica.

Così, sono bastati cento giorni per mettere a nudo le modeste doti "professionali" di alcuni di Lor tecinici (puri): dal responsabile della Cultura, Lorenzo Ornaghi a quello degli Affari Esteri, Giulio Maria Terzi, incespicato maldestramente nella vicenda dei marò arrestati in India.

Altri dell'elite montiana, si sono resi protagonista di gaffe clamorose.
Il caso più eclatante è stato quello del responsabile della Cooperazione, Andrea Riccardi, che ha dichiarato che gli "fa schifo" la politica del Palazzo.
Chissà, forse per averla frequenta troppo a lungo da semplice professore.
E, magari, anche per il "sostegno" che la "sua" Comunità di Sant'Egidio ha avuto dai partiti (tutti) sin dall'atto della sua fondazione.

Da buon "democristiano", si è subito pentito della castroneria.
Riccardi non è il solo ministro, a quanto pare, a "turarsi il naso" mentre svolge le sue funzioni ministeriali.
Anche se poi va a sollecitare consensi ampi proprio alle Camere degli "schifosi".
Solo per grazia ricevuta (da Napolitano)?

"...a ben vedere il punto delicato non riguarda tanto il conclamato ribrezzo per certe abitudini del Palazzo quanto la folgorante evidenza rivelatoria di un atteggiamento, di una superiorità e dunque di un conflitto che finora si è cercato, in particolare il presidente Monti di tenere sotto cenere. Per farla breve: tecnici contro politici", ha osservato puntuale su "la Repubblica", Filippo Ceccarelli a proposito della gaffe di Riccardi.

3- DAI "TECNICI DI AREA" AI MINISTRI-MANAGER.
Così, il corpo docenti chiamato a palazzo Chigi da Giorgio Napolitano e Mario Monti, che piace tanto a "Repubblica" e al "Corriere della Sera", è distante anni luce dal ruolo "storico" - quello sottolineato su "il Foglio" da Barbara Palombelli - avuto dai professori della cosiddetta prima Repubblica.

I tecnici del nuovo esecutivo che Giuseppe De Rita sul "Corriere della Sera" - bollettino ufficiale dell'AntiCasta - ha bollato come "una stretta cerchia èlitaria".
Il promotore del Censis ha osservato che con l'arrivo al potere (esecutivo) dell'equipe del prof.Monti, è la terza volta nella storia repubblicana "che la dimensione tecnica assume potere e primato sociopolitico".

4- L'ITALIA DEI VERI TECNICI: DA MENICHELLA A CIAMPI.
I precedenti citati da De Rita, riguardano l'immediato dopoguerra, quando i vari Menichella, Saraceno, Mattioli e Cuccia) "disegnarono", sia pure "sottotraccia" (cioè senza incarichi di governo), "significativi programmi di rilancio dell'industria, di liberalizzazione degli scambi internazionali, di sviluppo del Mezzogiorno".
Mentre la seconda fase della "dimensione tecnica nel governo del Paese", ricordava ancora De Rita, riguardava il periodo 1992-95 (governi Amato, Ciampi e Dini).

5- "TERZA ELITE" (GOVERNO MONTI) DAL FUTURO INCERTO.
De Rita s'interroga, dubbioso, sul destino futuro della consulta montiana ("terza élite").
Certo è - ancora con buona pace del repubblichino Max Giannini, di Flebuccio de Bortoli e dei suoi paladini dell'AntiCasta di via Solferino (i Gabibbo della virgola accigliata, Stella&Rizzo) -, che appena si è profilata all'orizzonte la discussione su temi che toccano il "conflitto d'interessi" (governance Rai e questione giustizia), sia il governo sia la larga maggioranza del Bac (Bersani, Alfano, Casini) che lo sostiene hanno rischiato l'infarto (politico).

6- L'ARTE DELLA MENZOGNA PER CANCELLARE MANI PULITE.
Sull'arte della "menzogna politica" e sui lacchè lo scrittore Jonathan Swift scrisse a metà del Settecento un gustoso pamphlet.
Senza immaginare che i suoi trattati (e i suoi insegnamenti) potessero essere imitati dal giornalismo italiano di questi ultimi vent'anni.

Il che non significa che il "fallimento democratico" italiano (Andrea Manzella) non abbia tra le cause anche il degenerasi dei partiti. Fino alla loro "eutanasia nel 1992 (Mani pulite).
Ma della "rivoluzione italiana" (copyright Paolo Mieli) tutti i protagonisti dell'epoca, con rare eccezioni, continuano a essere reticenti.
O, peggio, omertosi.
Perché?

Com'è possibile un uso politico della storia tesa a cancellare qualsiasi ricerca onesta su quella che i media definirono imprudentemente (sbagliando di grosso) "rivoluzione italiana"?
I professionisti delle "falsificazioni revisioniste", sostenuti per anni sul Corrierone dallo storico senza storia Paolino Mieli, alla analisi di uno dei periodi cruciali della nostra repubblica (fine della prima Repubblica) sembrano interessati a rimuovere soltanto quei turbolenti e devastanti accadimenti di cui sono stati non solo spettatore, ma attori (attivi).

7- DA VENT'ANNI SOLO TECNICI ALLA GUIDA ECONOMICA.
Una "rivoluzione" incompiuta (Tangentopoli) che, per chi l'ha promossa è sostenuta (sinistra e destra unite nella lotta), si è risolta con una "contro rivoluzione" di centro: la vittoria di Silvio Berlusconi.

Ma in questi ultimi due decenni i grandi giornali hanno fatto finta che a governare l'economia del Paese, ad accrescere il debito pubblico, a portare l'Italia fuori dell'Europa (rischio default) ci fosse ancora il Caf (Craxi, Andreotti, Forlani).
Nulla di più mistificatorio e menzognero.

Da vent'anni, infatti, la missione di risanare le nostre finanze, di rimettere a posto i conti pubblici e di far pagare le tasse agli evasori è stata assegnata a quella che Barbara Palombelli battezza la rinomata "fabbrica dei tecnici".
Tanto cara, insistiano, a Ezio Mauro e Flebuccio de Bortoli.

8- L'ULTIMO MINISTRO POLITICO, PAOLO POMICINO (1992).
L'ultimo ministro politico-politico al Bilancio (poi trasformato in superministero dell'Economia) è stato il sempre vituperato andreottiano, Paolo Cirino Pomicino (luglio 1989-giugno 1992).
Con buona pace dei Gabibbo dell'Antipolitica, alla guida dell'economia del Paese si sono succeduti, nell'ordine, solo ministri "tecnici":
Franco Reviglio (giugno 1992-febbraio '93); Beniamino Andreatta (febbraio 1993-aprile '93); Luigi Spaventa (aprile 1993-maggio 1994); Giancarlo Pagliarini (maggio 1994-maggio 1995); Rainer Masera (gennaio 1995-gtennaio 1996); Augusto Fantozzi (gennaio 1996-febbraio 1996); Mario Arcelli (febbraio 1996-maggio 1996); Ciampi Azeglio (giugno 1996-maggio 1999); Giuliano Amato (maggio 1999-aprile 2000); Vincenzo Visco (aprile 2000-giugno 2001); Giulio Tremonti (giugno 2001-luglio 2004); Domenico Siniscalco (luglio 2004-settembre 2005); Giulio Tremonti (settembre 2005-maggio 2006); Tommaso Padoa Schioppa (maggio 2006-maggio 2008); Giulio Tremonti (maggio 2008-novembre 2011); Mario Monti (novembre 2011, in carica ad interim).

Già, secondo Jonathan Swift, le menzogne sono "salutari" per convincere il popolo credulone.
La menzogna, del resto, è un'"arte" proprio per "distinguerla dall'atto di dire la verità, che non sembra aver bisogno di arte"
E anche "la menzogna politica" ha un valore "in sterline, scellini e pence" per i suoi artisti.
La verità, a quanto sembra, non paga.

 

GIULIO TERZI DI SANTAGATA BARBARA PALOMBELLI LORENZO ORNAGHI andrea riccardi comunita di santegidio lapresseGiorgio Napolitano e Mario Monti GIUSEPPE DE RITAPIER LUIGI BERSANI ANGELINO ALFANO CASINI Mieli Montezemolo alle EolieCRAXI-ANDREOTTIPAOLO CIRINO POMICINO GIULIANO AMATO

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