''IL CASO SEA WATCH? GLI SCHETTINO SONO A TERRA, A ROMA'' - IL COMANDANTE DE FALCO COME QUELLE VECCHIE GLORIE DEL CINEMA MUTO CHE PARLANO SEMPRE DELL'UNICO FILM DI SUCCESSO IN CUI HANNO RECITATO. A RADIO CAPITAL, PURE SU CAROLA TIRA FUORI ''CAPITAN SCOGLIONE'': ''LA RACKETE HA FATTO QUELLO CHE DOVEVA, LA GUARDIA DI FINANZA POTREBBE AVER INTRALCIATO LA SUA MANOVRA''. ESATTO, ERA QUELLO CHE VOLEVA FARE…

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Da Daily Capital - Radio Capital

 

gregorio de falco paola nugnes gregorio de falco paola nugnes

Carola, la Tunisia, la Sea Watch e il parallelo con la Costa Concordia.  A Radio Capital parla il senatore Gregorio De Falco che, facendo un parallelo fra il caso della nave affondata all'isola del Giglio e quello della ONG, dice che "gli Schettino erano a Roma, non a bordo". E ammette: "Cosa avrei fatto al posto della comandante Rackete? Lei ha atteso fino in fondo, poi ha fatto quello che doveva fare". E se fosse stato nei panni delle forze dell'ordine? "Non c'è nessuna differenza tra consentire la nave all'andare all'ormeggio e lasciarla all'esterno o nel porto. Sono acque interne, quindi totalmente territorio italiano, non cambia niente", fa notare il senatore ex 5 stelle.

 

gregorio de falco in senato per la votazione del dl sicurezza gregorio de falco in senato per la votazione del dl sicurezza

A proposito delle responsabilità dell'incidente rischiato da Sea Watch 3 e la motovedetta della Guardia di Finanza, De Falco dice che "bisogna capire se, come viene dichiarato dai parlamentari a bordo e dalla portavoce della ONG Linardi, non vi sia stato un ostacolo alla manovra da parte della motovedetta. Sto cercando di capire se esiste un video di questa fase per valutare la dinamica. Mi è stato detto che nel momento precedente a quello raffigurato nei video diffusi la motovedetta corresse lungo la banchina e, con questo comportamento, credo che potrebbe aver costituito intralcio alla manovra.

 

Probabilmente il comandante della motovedetta cercava di mettere in atto gli ordini ricevuti cercando di fare quelle manovre che potessero far desistere la nave dall'andare all'approdo, ma la nave ha un'inerzia per la quale difficilmente in quelle acque ristrette poteva avere l'agilità per sottrarsi all'effetto del vento". In ogni caso, precisa il senatore, "non ha senso di parlare di speronamento, che è un atto intenzionale. E se entrambe le unità si muovevano forse c'è una colpa comune. Quando una nave ingaggia la banchina ed è in manovra, la motovedetta doveva togliersi, anche per la sua maggiore agilità. Non avrebbe dovuto creare le condizioni per mettersi essa stessa a rischio".

gregorio de falco gregorio de falco

 

A proposito della linea di comando, De Falco specifica che la motovedetta "fa capo alla linea gerarchica della finanza, però in definitiva gli ordini arrivano dall'esecutivo. Ben sappiamo che la nave è stata ferma per circa 24 ore in attesa di ordini da Roma. È stato fatto il parallelo con il posto di blocco, in maniera inappropriata. Il posto di blocco è gestito dagli operanti e non chiedono istruzioni operative a Roma; semmai il paragone va fatto con un'ambulanza o un'automobile che abbia chiaramente i segni di un'emergenza a bordo, era come un'automobile con il fazzoletto bianco".

 

 

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

De Falco poi assolve la comandante della Sea Watch: "Non credo che abbia infranto delle leggi. La convenzione di Amburgo è recepita nell'ordinamento italiano dal 1989, e ha un livello gerarchico superiore a quello che possono avere la legge ordinaria e le decisioni del governo. Quando queste convenzioni entrano nell'ordinamento italiano, condizionano e limitano la stessa sovranità del Parlamento, facendo in modo che nemmeno il Parlamento possa tornare indietro rispetto a quei livelli di civiltà. Una norma che fosse in contrasto, come pare essere il decreto sicurezza bis, con le convenzioni internazionali, dovrebbe essere considerata recessiva rispetto alle convenzioni internazionali che sono parte dell'ordinamento italiano".

SCHETTINO3 SCHETTINO3

 

Si discute però sul porto scelto dalla nave della ONG per lo sbarco: De Falco spiega che "in base al luogo in cui è stato compiuto il soccorso, il porto più vicino era Lampedusa: la Libia deve essere scartata perché paese in guerra, e deve essere scartata anche la Tunisia, perché non attua la Convenzione di Ginevra sebbene l'abbia firmata; Malta, invece, va scartata perché il porto più vicino dal luogo del soccorso era quello italiano". De Falco è stato eletto con il M5S, il cui capo politico, fino all'anno scorso, parlava di taxi del mare: "È vero, ma Di Maio mi aveva fatto presente che la definizione traeva forza dalle dichiarazioni del procuratore Zuccaro. Ora il procedimento è stato chiuso, per richiesta dello stesso pm", conclude, "Fino a giugno dell'anno scorso, fino alla vicenda Aquarius, nel Movimento si marcava una sensibilità differente che adesso non c'è più"

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