andrea guerra

''COMMISSARIAMO L'ITALIA'' - DOPO 15 TASK FORCE, DOVEVA ARRIVARE QUELLO CHE LA SPARAVA PIÙ GROSSA, E TOCCA AD ANDREA GUERRA, APPENA DESIGNATO CEO DEGLI HOTEL LOUIS VUITTON: ''È ARRIVATO IL MOMENTO DI FAR SALTARE IL TAVOLO, ABBIAMO L’OPPORTUNITÀ DI AVVIARE UN RINASCIMENTO ITALIANO CON UN NUOVO GOVERNO DI POCHE PERSONE BRAVE E COMPETENTI COME CE NE SONO TANTE NEL NOSTRO PAESE, NOMINATO DAL PRESIDENTE MATTARELLA, DOTATO DI UN PROGETTO PRECISO E DI TUTTE LE AUTORIZZAZIONI NECESSARIE. DUE ANNI DI COMMISSARIAMENTO E POI…''

Christian Rocca per www.linkiesta.it

 

andrea guerra

«Ci vuole discontinuità», dice in modo appassionato Andrea Guerra, cinquantaquattro anni, uno dei manager italiani più affermati nel mondo, già amministratore delegato di Luxottica e poi presidente di Eataly, un passaggio da servitore civile a Palazzo Chigi nel 2015 con Matteo Renzi e ora in attesa di cominciare, a un certo punto dell’estate, a Parigi, come Ceo delle attività alberghiere del gruppo Lvmh di Bernard Arnault. «Abbiamo la grande opportunità di costruire un’Italia più agile e più giusta», aggiunge il manager, prima di indicare un percorso collettivo e un itinerario politico, senza Giuseppe Conte ma con figure alla Mario Draghi, per far uscire l’Italia dalla quarantena e far ripartire l’economia.

 

piercarlo padoan raffaele cantone roberto garofoli andrea guerra

L’appuntamento via Whatsapp con Guerra è pomeridiano, perché la mattina fa il volontario al call center di una ong, cosa che probabilmente gli trasmette un senso di urgenza nel suo ragionamento, che è questo: «È arrivato il momento di far saltare il tavolo, abbiamo l’opportunità di avviare un rinascimento italiano con un nuovo governo di poche persone brave e competenti come ce ne sono tante nel nostro paese, nominato dal presidente Mattarella, dotato di un progetto preciso e di tutte le autorizzazioni necessarie, capace di negoziare in Europa, di creare un piano industriale, di saperlo raccontare, di fare debito nel modo corretto, di utilizzare risorse, uomini e strumenti».

 

andrea guerra

La proposta di Guerra è radicale, «commissariare il paese per ventiquattro mesi e riconsegnarlo ai giochi normali della politica dopo due anni». Ovviamente pensa a «Mario Draghi», ma Guerra è molto affascinato dall’esperienza amministrativa dell’Emilia Romagna: «Un modello di governo che è un mix di valori, di cultura e di passione».

Guerra disegna un manifesto politico per il paese, ma precisa che non è per se stesso (non vede l’ora di cominciare il nuovo lavoro a Parigi) né per qualcun altro. Ci arriva riconoscendo al governo attuale una reazione adeguata alla crisi che si è trovato ad affrontare nella prima fase della pandemia, che lui chiama «fase dell’ibernazione», perché si è raccolta intorno al principio che le vite umane sono più importanti dei punti del Pil.

 

ANDREA GUERRA boschi leopolda

I numeri della strage di anziani nelle case di riposo sono una macchia indelebile per la nostra classe dirigente, ma l’Italia ha scelto una strada compassionevole che secondo Guerra è il prodotto della nostra storia, della nostra cultura, dei nostri valori, ma anche del fatto che la decisione di chiudere tutto, nella sua drammaticità, era comunque la più facile da prendere. Ora, dice Guerra, va cambiato il metodo, che non può essere quello di sperare nel miracolo delle task force perché quel miracolo non ci sarà.

 

Gianfelice Rocca e Andrea Guerra

La pandemia e l’era digitale, ragiona Guerra, ci hanno reso più fragili, hanno aumentato le nostre incertezze, a cominciare da quelle della scienza che non sa dirci che cosa succederà il prossimo mese e in quelli successivi. Il metodo nuovo, secondo Guerra, è quello di assumere un atteggiamento dinamico, diventare agili, accettare la possibilità di sbagliare e soprattutto riunire il paese intorno a un obiettivo ideale comune per indicare una direzione anche se non si conosce ancora quale sarà la destinazione finale.

 

«Alla fase dell’ibernazione segue la fase della scintilla – spiega Guerra – per fare in quattro mesi poche cose per provare a costruire un paese più agile e più giusto». Per riuscirci serve anche il contributo dei corpi intermedi: «Confindustria e sindacati – dice Guerra – devono tornare a fare il loro lavoro alto e sono molto felice degli accordi aziendali sul come ripartire fatti tra alcune e aziende e i sindacati, ma anche di una Confindustria che torna a fare moral suasion e a promuovere nel mondo imprenditoriale italiano la cultura dell’apertura».

Andrea Guerra e Paolo Scaroni

 

Il piano di Guerra comincia dalla parte che conosce meglio, la gestione microeconomica: «Le aziende italiane stanno subendo la tempesta perfetta, ma questa crisi non è come la crisi del 2008. Quella era una crisi dei mercati finanziari, questa è una crisi finanziaria delle aziende. Ho imparato da Vittorio Merloni che di conto economico muori in dieci anni, mentre di stato patrimoniale muori in una notte».

 

Dice Guerra che se veramente vogliamo bene alle nostre aziende le cose da fare sono tre: «Gli imprenditori devono fare leva sui propri risparmi personali e tornare a mettere i patrimoni nelle aziende; la seconda è una rivoluzione organizzativa dei processi aziendali perché abbiamo aziende che hanno fatto grande innovazione in termini di prodotti e di servizi, ma che dal punto di vista interno sono conservatrici e obsolete. La terza cosa da fare è legata alle dimensioni delle imprese italiane perché in un mondo iperconnesso che offre gigantesche opportunità la capacità di investimento delle aziende ha bisogno di spalle più grandi».

ANDREA GUERRA

 

Guerra è ottimista, pensa che gli imprenditori italiani abbiano compreso che «è arrivata l’ora di condividere, di collaborare, di aprirsi e di integrarsi». Se guardiamo le classifiche delle dimensioni nei settori dove siamo forti, aggiunge Guerra, «le nostre aziende non sono mai al primo posto, ma al quarto, al settimo e al nono e questo significa che la capacità di investimento dei concorrenti è superiore, a meno che la quarta, la settima e la nona si mettano insieme».

Ce la faremo o non ce la faremo, secondo Andrea Guerra la chiave fondamentale per l’Italia quella di «ritrovare quell’ideale che tiene tutti uniti e che è il motivo per cui tutti facciamo delle cose».

 

Ultimi Dagoreport

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…