babbo natale draghi

IL ''NONNISMO'' DI DRAGHI: O COMANDO IO O ME NE VADO AI GIARDINETTI CON MATTARELLA - FATTA LA GRANDE CAZZATA DELL’AUTOCANDIDATURA, SFANCULATO DA TUTTI I PARTITI, DRAGHI HA FATTO SAPERE AI LEADER DELLA MAGGIORANZA CHE DA SERVITORE DELLO STATO SAREBBE PRONTO A RESTARE ALLA GUIDA DEL GOVERNO. MA IN TAL CASO, NELL'ULTIMO ANNO DI LEGISLATURA NONNOMARIO NON ACCETTEREBBE PIU' I ROSPI CHE HA DOVUTO INGOIARIE NEGLI ULTIMI 5 MESI NÉ TANTOMENO DI GUIDARE UNA COALIZIONE IN PIENA TRANCE ELETTORALE, CHE GLI IMPEDISSE DI SVOLGERE IL SUO MANDATO

BABBO NATALE DRAGHI

Francesco Verderami per il Corriere della Sera

 

Sapendo che la strada verso il Colle è disseminata di trappole, Draghi ha deciso di provare a sminarla. Per avere poi il tempo di percorrere quel sentiero, che resta comunque accidentato. La sua esternazione - irrituale in alcuni passaggi - ha prodotto la reazione dei partiti.

 

mario draghi

E ha mostrato l'essenza della sfida: le forze politiche, che da un anno si sentono commissariate da Palazzo Chigi, non vogliono farsi commissariare per altri sette anni dal Quirinale. Questo è il sentimento bipartisan.

 

E il premier, che ne è a conoscenza, ha fatto sapere ai leader della maggioranza - e ieri direttamente a Salvini - che riconosce il primato dei partiti nella scelta del prossimo presidente della Repubblica. Che da servitore dello Stato sarebbe pronto ad accettare l'alto incarico o anche a restare alla guida del governo.

MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

 

Ma in tal caso - ecco il punto - nell'ultimo anno di legislatura non accetterebbe di guidare una coalizione in piena trance elettorale, che gli impedisse di svolgere il suo mandato. Un implicito avviso a ritenersi libero se sentisse di non avere le mani libere per decidere.

 

Sostiene Meloni che «Draghi dispone di molti strumenti politici per imporsi». E questo sembra sufficientemente convincente: i partiti faticano già a trovare un nome condiviso sul Quirinale, figurarsi se dovessero cercarne uno anche per Palazzo Chigi. Come non bastasse, il patto di consultazione deciso l'altro giorno nel centrosinistra e il patto di unità d'azione sancito ieri nel centrodestra offrono la rappresentazione di due minoranze, peraltro divise al loro interno.

draghi letta

 

Nel Pd, che un tempo egemonizzava la corsa al Colle, i gruppi parlamentari attendono il vertice di gennaio con Letta, sospettato di voler sfruttare l'elezione di Draghi per andare alle elezioni anticipate. Come sostiene un deputato dem, «i motivi alla base dell'accesa contrapposizione alla candidatura del premier sono tanti. Ma al fondo convergono sul timore del voto».

 

E Letta, preoccupato che le tensioni interne possano scaricarsi sulla sua leadership, attenderà prima di uscire allo scoperto. Anche perché nel centrodestra i problemi non mancano. Tutto ruota attorno a Berlusconi, che al momento si muove da quirinabile con la padronanza di chi non teme avversari nella coalizione.

 

berlusconi meloni salvini toti

Né teme quanti un tempo ne facevano parte: «Casini è un ragazzo di bottega». Piuttosto è piccato con Draghi, «che da un anno è a Palazzo Chigi ma non si è mai fatto vivo». Raccontava l'altra sera di non aver seguito la conferenza stampa del premier, «ma mi dicono che sia andata male. È vero? Lui è bravissimo però non piace perché appare algido. Nemmeno Di Maio lo vuole al Quirinale».

 

Non si sa da dove il Cavaliere tragga questo suo convincimento, ma un contatto dev' esserci stato se è vero che ha confidato di aver regalato al ministro degli Esteri dei dipinti provenienti dalla sua quadreria. In ogni caso è certo che, dopo le dichiarazioni di Draghi, i grillini hanno iniziato a scambiarsi sui loro cellulari il file audio della canzone «Meno male che Silvio c'è».

 

meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

Ecco, Salvini deve gestire un alleato che intanto sostiene di non avere rivali, «nemmeno Amato c'è. Un mio amico gli ha parlato e lui ha risposto che non ci pensa proprio». E che inoltre si considera un candidato bipartisan: «Quelli del Pd dovrebbero annunciarlo che mi votano, invece di farmi sapere che non lo possono dire».

 

Il tema è fino a dove si spingerà Berlusconi. Ne parlavano l'altro ieri Casini e Renzi, reduce da una telefonata abrasiva con Draghi. Dopo aver seguito insieme la conferenza stampa del premier e aver espresso un giudizio a luci e ombre, l'ex presidente della Camera ha detto al leader di Iv: «Tutti parliamo di cosa potrebbe succedere dalla quarta votazione in poi. Vuoi vedere che Silvio un minuto prima della corsa frega tutti e annuncia di ritirarsi per candidare Draghi nell'interesse del Paese»? E si torna alla casella di partenza.

House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella

 

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