studenti fuori sede elezioni voto

C'E' UN PUNTO INTERROGATIVO SULLE ELEZIONI: SONO I 5 MILIONI DI STUDENTI FUORI SEDE - BUONA PARTE DI ESSI POTREBBE NON RIUSCIRE A VOTARE IL 25 SETTEMBRE – IL 38% IMPIEGA PIU' DI DUE ORE PER TORNARE NEL COMUNE DI RESIDENZA, IL 15% FINO A 8 ORE – DA ANNI DIVERSI COMITATI CERCANO DI ACCENDERE I RIFLETTORI SU QUESTA ZONA GRIGIA DELL'ASTENSIONISMO – IL PARADOSSO TUTTO ITALIANO DEL VOTO PER CORRISPONDENZA, POSSIBILE SOLO PER CHI VIVE ALL'ESTERO...

 

Simona Buscaglia per “La Stampa”

 

STUDENTI FUORI SEDE PROTESTE PER IL VOTO

Votare è un diritto fondamentale di ogni cittadino italiano? Sembrerebbe una risposta scontata, eppure c'è chi non ha mai messo piede in una cabina elettorale anche se avrebbe voluto. Dentro la zona grigia dell'astensionismo, esiste anche quello «involontario», che potrebbe coinvolgere circa 5 milioni di italiani. Questo il numero degli studenti e lavoratori fuori sede, che vivono lontano dal comune di residenza dove sono costretti a tornare per poter votare.

 

L'Italia infatti non prevede modalità di voto alternative in via generale salvo specifiche condizioni: oltre a quello per corrispondenza per i residenti all'estero, è prevista l'istituzione di seggi ospedalieri e il voto a domicilio in alcune condizioni particolari (come per i malati intrasportabili).

 

A fotografare i numeri di questo fenomeno è uno studio intitolato «Per la partecipazione dei cittadini - Come ridurre l'astensionismo e agevolare il voto», voluto dal ministero dei Rapporti con il Parlamento e confluito poi nel Libro bianco ad aprile. Nel rapporto si legge che il 38% dei 4,9 milioni di italiani che studiano o lavorano fuori dal comune di residenza impiega 2 o più ore per fare ritorno a casa, circa il 15% deve affrontare uno spostamento complessivo tra le 4 e le 8 ore, e quasi il 14% superiore alle 12 ore.

 

studenti universitari

Le province del Mezzogiorno sono quelle che hanno la quota più consistente (oltre la metà) degli spostamenti "lunghi" dei propri cittadini (superiori alle 4 ore di viaggio A/R) tra dimora e residenza. Come Leonardo Santoro, 31enne originario di Cosenza, lavoratore precario in un'associazione per i consumatori, che il 25 settembre non potrà tornare a casa per votare: «Da Roma per arrivare al mio paese in Calabria il viaggio dura circa 6 ore e, anche con i rimborsi previsti dallo Stato, spenderei comunque 120 euro, che sono due mesi di bollette della luce».

STUDENTI FUORI SEDE PROTESTE PER IL VOTO

 

Tra i problemi denunciati dai fuori sede c'è anche un paradosso: un italiano residente in Francia può votare per corrispondenza mentre chi è residente a Palermo ma studia o lavora a Milano deve fare i conti con questi ostacoli economici e organizzativi, soprattutto per questa tornata elettorale dove si potrà votare solo un giorno (inoltre la domenica, giorno lavorativo per molti stagionali impiegati nel turismo).

 

Da anni diversi comitati cercano di accendere i riflettori sul problema: «Siamo nati nel 2008 - spiega Stefano La Barbera, presidente di "Io voto fuori sede" - e ancora oggi la politica non ha dato una risposta alle nostre istanze. Riceviamo lamentale di persone che sono costrette a pagare centinaia di euro per un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti».

 

scheda elettorale

Il Comitato ha sollevato una questione di legittimità costituzionale: «Abbiamo presentato un ricorso presso il Tribunale di Genova e a novembre ci sarà la prima udienza - precisa La Barbera - c'è una disparità di trattamento rispetto agli italiani all'estero, a cui viene riconosciuto il diritto di voto per corrispondenza, e ad alcune categorie di lavoratori, come i miliari, creando quindi delle discriminazioni nel corpo elettorale».

 

Non tutti i cittadini possono cambiare residenza: «Io sono un dottorando e cambio casa ogni 8 mesi, a volte anche all'estero, non potrei mantenermi sempre un'abitazione in tutti i luoghi temporanei, e cambiare residenza vorrebbe dire ogni volta aggiornare i documenti e l'anagrafica fiscale» spiega Alessandro De Nicola, 27enne del comitato "Voto dove vivo", che prende il nome dalla proposta di legge che vedeva la prima firma della deputata Pd Marianna Madia, che doveva essere discussa il 25 luglio alla Camera ma è in stallo dopo la caduta del governo.

 

elezioni

«Molti dei benefici legati al diritto allo studio universitario devono essere ancorati al reddito del proprio nucleo familiare d'appartenenza: se uno studente fuori sede ha diritto all'alloggio nel momento in cui cambia residenza diventa "in sede" e lo perde».

 

Nel Libro bianco vengono prese in esame le modalità di voto in 19 paesi, tra cui Germania, Francia, Canada e Stati Uniti, e «tutti hanno previsto modalità che consentono di esercitare il diritto di voto a coloro che sono lontani dal luogo di residenza o hanno difficoltà a recarsi al seggio nel giorno delle elezioni».

 

elezioni politiche

In Italia c'è anche chi ha la scheda elettorale intonsa non per sua volontà: «Io non ho mai potuto votare a causa dei prezzi degli aerei per tornare a casa in Sardegna» racconta Camilla Piredda, studentessa 23enne di Bologna, «per rientrare a Cagliari tra treni e aerei non spendevo meno di 300 euro, come l'affitto di un mese».

elezioni politiche elezioni politiche 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…