L'ORDINE DELLO ZIO SAM ALLA TURBO-ATLANTISTA GIORGIA: “CON HEZBOLLAH PENSACI TU!” – L'INVIATO SPECIALE DI BIDEN PER IL LIBANO, AMOS HOCHSTEIN, È VOLATO A ROMA E HA INVITATO “CALDAMENTE” LA MELONI A INTERVENIRE COME MEDIATORE CON BEIRUT, ANCHE VISTA LA PRESENZA DI SOLDATI ITALIANI NEL PAESE – PER ADESSO IL VIAGGIO DELLA DUCETTA IN LIBANO (SALTATO A NATALE PER I PROBLEMI DI SALUTE DELLA PREMIER) È CONGELATO: TROPPI RISCHI PER GLI SCONTRI IN CORSO CON ISRAELE...

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Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

giorgia meloni e joe biden - g20 new delhi giorgia meloni e joe biden - g20 new delhi

L'8 gennaio Giorgia Meloni riceve a Palazzo Chigi Amos Hochstein, inviato speciale dal presidente americano Joe Biden per il Libano. Una settimana dopo, il 15 gennaio, il presidente del Consiglio ha una conversazione telefonica con il primo ministro libanese Najib Mikati.

 

In quei sette giorni succede qualcosa. Lo staff diplomatico viene attivato per lavorare a un viaggio di Meloni a Beirut. Si studiano date, modalità, anche un possibile passaggio nella zona del contingente italiano che partecipa alla missione Unifil, dove la premier era attesa nella tradizionale visita di Natale, prima che un malanno la tenesse a casa.

 

Amos Hochstein - inviato speciale usa per il libano Amos Hochstein - inviato speciale usa per il libano

È la forza di interposizione dell'Onu presente nel sud del Libano dal 1978, un'area che non è sotto il controllo del governo legittimo di Beirut e dove si sono intensificati gli scontri tra le milizie sciite filo-iraniane Hezbollah e l'esercito di Israele.

 

La visita di Meloni sarebbe un segnale e legittimerebbe l'Italia come mediatrice per uno dei fronti più caldi del Medio Oriente, quello che forse preoccupa maggiormente Washington. […]

 

Il governo ha una leva su cui poter contare e che la Casa Bianca conosce benissimo. L'Italia è il Paese assieme alla Francia che fornisce più soldati, oltre mille, a Unifil. Ha anche guidato la missione, con diversi generali. Inoltre, a detta di chiunque conosca la situazione sul campo, gli italiani sono i militari che hanno i migliori rapporti con Hezbollah e con i civili.

 

MURALE CHE INNEGGIA AGLI ATTACCHI TERRORISTICI DI HAMAS, A BEIRUT MURALE CHE INNEGGIA AGLI ATTACCHI TERRORISTICI DI HAMAS, A BEIRUT

Ma la visita di Meloni per il momento è stata congelata. Al suo posto c'è stata una telefonata con il primo ministro Mikati, in cui il premier ha confermato «la massima disponibilità dell'Italia a lavorare con tutte le parti in causa». Compresi i miliziani del Partito di Dio.

 

La prossima settimana, il 25 gennaio, nel Paese dei Cedri andrà Antonio Tajani. Il viaggio del ministro degli Esteri inizialmente avrebbe dovuto comprendere tre tappe: Israele, Territori Palestinesi e Giordania. Poi, due giorni fa, c'è stato un cambiamento. Invece di andare in Giordania, Tajani volerà in Libano.

 

giorgia meloni con joe biden allo studio ovale giorgia meloni con joe biden allo studio ovale

Da quanto confermano fonti diplomatiche e di governo, sono venute meno le condizioni per la partenza del premier, che formalmente avrebbe segnato un livello più alto di impegno, e dunque da mettere al riparo da possibili insuccessi diplomatici.

Le incursioni israeliane che dall'inizio di gennaio hanno ucciso in territorio libanese due leader di Hezbollah e un importante capo di Hamas hanno avuto come conseguenza di rendere l'area una polveriera.

 

SOLDATI ITALIANI IN LIBANO SOLDATI ITALIANI IN LIBANO

Negli stessi giorni, poi, sono partiti i raid angloamericani contro le basi in Yemen degli Houthi, altro gruppo di ribelli legati all'Iran, e a protezione dei mercantili occidentali che attraversano il Canale di Suez e il Mar Rosso.

 

La fragilità dello scenario impone di muoversi con cautela e di capire prima come evolverà il conflitto. Le cronache di queste ore giustificano la prudenza. È notizia di ieri che Hezbollah avrebbe rifiutato la proposta degli Stati Uniti per arrivare a una tregua lungo il confine con Israele.

 

[…] Il piano di Hochstein è stato preparato con i francesi e punta al coinvolgimento dell'Italia. Di questo l'inviato speciale americano ha parlato con Meloni dieci giorni fa, prima di tornare in Libano, per presentare l'iniziativa di mediazione Usa.

 

BENJAMIN NETANYAHU AL CONFINE CON IL LIBANO BENJAMIN NETANYAHU AL CONFINE CON IL LIBANO

La proposta riprende i contenuti della risoluzione dell'Onu 1701, del 2006, al termine della seconda guerra tra Israele ed Hezbollah, che tra gli altri punti prevede il rafforzamento di Unifil per prevenire la ripresa delle ostilità, mantenendo tra la Blue Line (il confine stabilito con Israele) e il fiume Litani un'area libera da personale armato che non sia quello della legittima autorità governativa di Beirut e dei contingenti Onu.

 

La condizione posta da Israele per ritirare le proprie truppe è di rispettare la richiesta di allargare ben oltre i 7 chilometri questa zona cuscinetto, e di disarmare Hezbollah. La tensione è altissima. E basta un nulla, spiegano fonti Unifil, per far esplodere senza controllo un altro fronte.

 

Amos Hochstein - inviato speciale usa per il libano Amos Hochstein - inviato speciale usa per il libano

MISSIONE UNIFIL IN LIBANO MISSIONE UNIFIL IN LIBANO confine tra israele e libano 6 confine tra israele e libano 6 SOLDATI ITALIANI IN LIBANO SOLDATI ITALIANI IN LIBANO

Per gli americani sarebbe la catastrofe. È l'allarme che Hochstein è tornato a lanciare qualche giorno fa in Libano. Bisogna fermarsi prima che sia troppo tardi. Chi in queste ore sta partecipando agli sforzi diplomatici intravede comunque nel No di Hezbollah uno spiraglio. E questo nonostante continua il massiccio lancio di missili contro Israele. […]

 

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