D’AMORE E DACCÒ-RDO - ANTONIO SIMONE, UN ALTRO CHE INTASCA “A SUA INSAPUTA” - “DACCÒ MI PAGAVA, MA NON SO QUANTO. NON C’È UNA CONTABILITÀ SCRITTA” - “CON FORMIGONI CI HO LITIGATO” - “LA FONDAZIONE MAUGERI È LA FERRARI DELLA RIABILITAZIONE. ANDIAMO IN SICILIA PERCHÉ DACCÒ CONOSCE QUESTE PERSONE” - SOLO CHE IN QUEL CASO LA “FERRARI” CORREVA DA SOLA: NON CI FU NEMMENO UNA GARA…

Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

A non avere bene idea di quanti soldi avesse ricevuto in un decennio dalla Fondazione Maugeri era già nel suo interrogatorio il «non tecnico della sanità» Pierangelo Daccò: «Nell'arresto leggo 56 milioni ma forse qualcosa di più, forse 60, non lo so, 70 penso più o meno», e tutto solo per essere «insistente» nei «meandri della Regione» Lombardia. Adesso anche Antonio Simone, suo partner d'affari e anch'egli amico del presidente Roberto Formigoni nella comune militanza ciellina, non sa dare una cifra:

«Io e Daccò abbiamo dei rapporti di dare e avere abbastanza complessi, perché gli ho fatto fare un'operazione che non è andata bene e quindi ho un debito nei suoi confronti, almeno morale, poi discuteremo sul piano economico, che è un acquisto fatto ai Caraibi. La contabilità? Posso ricostruirla, sono gli affari...».

Giudice: «C'è una contabilità dentro la sua testa, ma non ce n'è una reperibile scritta o digitale?». «No, non c'è, certo». E nemmeno contratti: «Una parte viene messa all'inizio, poi una parte può essere messa a finanziamento soci e io resto socio, una parte dico "no, resto fuori e se il risultato è buono mi paghi"... In questo bailamme - concorda Simone stesso - non saprei neanche dire che cosa e da dove, però a me generalmente Daccò paga. Punto».

Che parte di quei soldi abbiano a che fare con le «porte aperte» da Daccò in Regione Lombardia, per dirla con il direttore della Maugeri, Simone lo esclude. Anzi giura che, all'epoca di un abortito progetto con Daccò per l'ospedale San Giuseppe nel 2006, dal Pirellone ha avuto non favori ma «uno scontro con Formigoni, con il direttore generale Sanese e il direttore della Sanità Lucchina, ai quali dissi "state facendo un'ingiustizia nei miei confronti"» nell'interpretazione di una legge: «Ho litigato con queste persone, non è arrivato questo finanziamento. Lo dico perché quando si parla del mio rapporto con Formigoni, se avesse voluto o potuto fare una cosa che significava un futuro professionale stabile di grosse dimensioni, era non essere contrario alla legge».

«Faccio lo sviluppatore», si descrive Simone riguardo ai tanti affari compensati con Daccò nel tempo: «Non mi interessa occuparmi di una cosa, ho delle idee che Daccò dice: "Le valorizzo io". Le mie competenze completavano il suo desiderio di chi poteva portare a frutto ciò che aveva tra le mani». Tradotto? «Dobbiamo fare un albergo? Io conosco tutte le catene che poi sono diventate mondiali, e non ce n'erano 25, anche qui è sempre uno stagno e non un lago: da assessore ho conosciuto Forte, l'Aga Khan, Meridienne, tutte».

Per Simone, infatti, il segreto è usare come imprenditore i contatti tessuti da politico: l'essere stato «consigliere regionale lombardo dal 1980 al 1995, assessore al Turismo, Commercio e Sport per tre anni, poi un anno alla Sanità e uno all'Urbanistica, mi ha permesso di sviluppare in quei settori conoscenze e competenze abbastanza importanti». Tornate utili quando «nel 1992 mi sono dimesso alla prima contestazione di finanziamento illecito ai partiti (8 processi, 7 assoluzioni in Cassazione e una prescrizione), ho smesso di fare politica e ho dovuto pensare a inventarmi un lavoro».

A Praga, per cominciare: perché «in Italia avevamo pubblicato i libri di Havel poi diventato presidente della Repubblica Ceca», ma soprattutto perché lì, dopo il crollo del comunismo, c'era «un futuro immobiliare. Comprare palazzi, mettere caparre su palazzi per poi ricercare investitori di questo mercato che si apriva»: e «io, avendo fatto l'assessore al Commercio, avevo una serie di rapporti con le società della grande distribuzione molto interessate allo sviluppo nei paesi dell'Est».

In quel periodo ritrova anche Daccò, «conosciuto quando facevo l'assessore al Turismo perché lui aveva un'agenzia viaggi che seguiva la squadra dell'Inter, e poi da assessore alla Sanità perché lui si era presentato col Priore del Fatebenefratelli come rappresentante per l'ordine religioso presso le istituzioni (...) Io gli ho fatto conoscere dei giovani amici miei del Movimento popolare, che si occupavano a loro volta di sviluppare residenze sanitarie per anziani. Gli feci conoscere Cogorno, la Massei (poi dirigente della Regione, ndr), il dottor Sega».

L'idea di privati che gestiscano reparti di riabilitazione in regioni dove non esistono, come la Sicilia, frutta grossi affari a Daccò-Simone: «La Fondazione Maugeri è la Ferrari della riabilitazione: se lei ha una Ferrari e va negli Emirati Arabi, lì hanno i soldi e non hanno le Ferrari (...) Andiamo in Sicilia perché Daccò conosce queste persone (il sindaco di Palermo, Cuffaro, l'onorevole Fallica, l'intera famiglia Miccichè erano amici di famiglia) e conosce il fatto che lì c'è un bisogno che si può riempire con un prodotto, il primo in Italia, che non fa emigrazione sanitaria».

Ma la Ferrari corre da sola, ironizza il gip: «Fu fatta un convenzione senza gara nel presupposto che la Fondazione, non avendo scopo di lucro, era una sorta di scelta» della Regione, concorda Simone, rimarcando però che Tar e Consiglio di Stato diedero poi l'ok.

Simone, che ha riportato la residenza da Londra in Italia, per il suo legale Giuseppe Lucibello non può essere accusato di riciclaggio perché la stessa Gdf ne «ritiene interscambiale» il ruolo con Daccò, e dunque al più potrebbe concorrere nell'appropriazione indebita dei soldi della Maugeri. Ma il suo rapporto con Daccò, prospetta Lucibello al Tribunale del Riesame, «non è basato su passaggi illeciti di denaro mascherati da contratti di consulenza, ma su pagamenti per servizi puntualmente realizzati per la Maugeri, relativi all'acquisto, gestione o riqualificazione di strutture sanitarie, all'individuazione di partner scientifici e alla gestione di pubbliche relazioni».

 

ANTONIO SIMONE EX ASSESSORE REGIONALE LOMBARDO ALLA SANITAROBERTO FORMIGONI jpegFORMIGONI SULLO YACHT DI DACCO'Roberto Formigoni ospite a bordo dello yacht di Piero Dacco FONDAZIONE MAUGERI bmpOSPEDALE SAN GIUSEPPE FATEBENEFRATELLI

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…