zingaretti letta

ARICICCIA IL SOTTI-LETTA – ENRICO LETTA APRE ALL’IPOTESI DI DIVENTARE SEGRETARIO DEL PD MA CHIEDE IL SOSTEGNO PIÙ UNITARIO POSSIBILE E IL CONGRESSO NEL 2023 - GLI EX RENZIANI TREMANO: LETTA NON AVRA' DIMENTICATO "IL TRADIMENTO" DI RENZI CON "ENRICO STAI SERENO" - FRANCESCHINI INSISTE: “NON POSSIAMO METTERE UN RE TRAVICELLO” – CECCARELLI: “PER LETTA UN RITORNO ALLA CONTE DI MONTECRISTO. MA CHI GLIELO FA FARE? È QUARESIMA, TEMPO DI SACRIFICIO. QUANTO AI MAGGIORENTI DEL PD, STESSERO SERENI…”

Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

 

enrico letta

Il pressing su Enrico Letta è fortissimo sia da parte di Dario Franceschini che di Andrea Orlando e Nicola Zingaretti. In queste ore chi ha parlato con l' ex premier lo ha definito «molto preoccupato per le sorti del partito». Forse anche per questa ragione, oltre che per le insistenze che gli vengono da molti, sembra che nelle ultime ore Letta si sia convinto a prendere in mano le redini del Pd.

 

Ma ovviamente pone delle condizioni. Fondamentalmente due. Innanzitutto, che la sua candidatura sia la più unitaria possibile. Un requisito minimo per chi si dovrebbe accingere a guidare i dem, tanto più dopo la travagliata vicenda di Nicola Zingaretti, che ha lasciato la segreteria proprio a causa delle divisioni del Pd. Letta può contare sulla maggioranza che ha eletto Zingaretti, che dopo la scissione renziana, ha in Assemblea nazionale numeri quasi bulgari: il 75 per cento circa.

ZINGARETTI LETTA

 

Infatti garantisce la continuità della politica di quell' area sia per quel che riguarda il rapporto con i 5 Stelle che per la distanza da Matteo Renzi.

Dicono anche che vi sarebbe da parte di Letta la richiesta di indire poi il congresso a scadenza naturale, ossia nel 2023, senza anticiparlo di un anno.

Ma le minoranze interne sembrano ancora guardinghe.

 

enrico letta

Come dimostra la dichiarazione rilasciata ieri dal portavoce di Base riformista Andrea Romano: «Enrico Letta è stato ed è una figura di assoluto prestigio nel mondo democratico. Però la nostra discussione sarà a tutto campo, nessun nome è escluso, noi non dobbiamo eleggere un salvatore della patria ma una figura che accompagni il Pd con autorevolezza a un congresso che va fatto il prima possibile. Sarà quello il momento per darsi una linea rinnovata». Così Base riformista, ossia la corrente di minoranza del Pd che ha un terzo del gruppo della Camera e quasi la metà di quello del Senato. Matteo Orfini, leader dell' altra minoranza dem, ai suoi che gli chiedevano lumi su Letta, ieri ha risposto con un laconico: «È ancora tutto prematuro».

 

dario franceschini 6

E l' orfiniano Francesco Verducci dichiara: «Letta è autorevolissimo, ma prima viene lo schema: serve un segretario unitario in cui tutti possano riconoscersi in vista di un congresso che va fatto appena finisce la pandemia». Piuttosto freddo anche il vicepresidente dei senatori dem Gianni Pittella, che in una nota insisteva sul congresso anticipato. Come a dire che il vero segretario va poi eletto in quella sede, con le primarie. E poi con alcuni parlamentari del suo gruppo Pittella è stato più esplicito: «Enrico è bravo, ma dobbiamo dare una sterzata, un segnale.

 

Ci vorrebbe una donna. E poi il congresso». L' idea però di dover aspettare le assise nazionali per dare una guida stabile al Partito democratico non convince affatto i sostenitori della candidatura di Letta. Il ministro della Cultura Franceschini ancora ieri con i suoi insisteva: «Non possiamo mettere un re Travicello, ci vuole una figura autorevole». Letta, appunto.

angelino alfano roberto garofoli enrico letta

 

2 - DOPO "STAI SERENO" E L'ESILIO UN RITORNO ALLA MONTECRISTO

Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

 

Nello stanco, ma pur sempre appassionato romanzo d' appendice che continua a scorrere parallelo alla tecnocrazia che governa, da un paio di giorni si staglia all' orizzonte del Pd la figura del Letta di Montecristo. Che come l' omonimo conte di Dumas potrebbe ritornare ricco e potente per consumare la sua, o meglio le sue molte e in fondo anche comprensibili vendette e già questo rende l' eventualità più suggestiva che reale. Però.

enrico letta lascia palazzo chigi tra gli applausi

 

Però forse quegli stessi oligarchi che sette anni fa non fecero nemmeno un sospiro quando il perfido Renzi licenziò il povero Enrico, e per giunta pochi giorni dopo aver raccomandato di "stare sereno", ecco, forse solo adesso cominciano a rendersi conto non tanto del disastro in cui hanno precipitato il Pd, che sarebbe chiedere troppo, ma almeno del pasticcio in cui si sono infilati nel momento meno opportuno.

 

Gli impicci delle donne, le geniali strategie andate a male, la sete di potere delle correnti, la paralisi a Roma, Napoli, Torino, la Calabria, il colpo di testa di Zingaretti, per molti la prospettiva di ritrovarsi senza stipendio, scrivania e seggio garantito in Parlamento, insomma, tutto questo e magari anche altro che si cerca di tener nascosto fa sì che si guardi a chi è lontano e senza peccato. Post-democristoidi o soci della ditta pidiessina non fa differenza: tutti allora mollarono Letta per Renzi, tutti ora devono riconoscere che sarebbe molto utile e comodo, con l' abituale operazione di vertice, richiamarlo dal fervido e prestigioso esilio accademico di Parigi e affidargli i cocci.

gianni enrico letta 4

 

Ora, è possibile, anzi forse è probabile che quei quattro o cinque brillanti ottimati non abbiano capito bene che aria tira in Italia; che la pandemia e il governo Draghi chiudono un ciclo per certi versi storico; che non basta più scegliere uno migliore di loro per continuare ad essere se stessi e poi cucinarselo.

 

Dal cannibalismo all' autofagia si misura per l' esattezza l' odierna crisi del Pd e non solo. Tutto lascia credere che invece Letta lo sappia. Eppure.

 

gianni enrico letta 3

Eppure dicono che ha rinnovato la tessera, nella sezione di Testaccio, dove l' ex presidente ed esemplare unico del "ziolettismo" (è nipote di Gianni) abita in un vistoso palazzone chiamato "Il Cremlino", e dai romani più anziani conosciuto e evocato con orrifico magnetismo perché negli anni 50 una pantera o altra belva incautamente tenuta in una gabbia sul terrazzo dilaniò il portiere claudicante del fabbricato che poveraccio era lì per nutrirla.

 

Ora, sarebbe irriguardoso adattare la triste circostanza ai guai del Nazareno, per quanto vorrà pur dire qualcosa che nella sola giornata di ieri una sardina chiacchierina abbia evocato la tossicità del partito e Casalino, dio lo perdoni, un cancro. Ma pazienza.

enrico letta

 

Di tutti i possibili candidati al fatale giogo della leadership il Letta di Montecristo sarebbe senz' altro l' ideale. Perché dietro di lui si sente una scuola e a 54 anni possiede ancora energia; inoltre ha cultura e decoro a prova di D' Urso, si è messo alla prova con un' esperienza di governo al massimo livello («nel breve periodo in cui sono s tato presidente del Consiglio» è la formula), ha un' ottima conoscenza dell' Europa, della politica internazionale e molte relazioni importanti oltre alla stima di Mattarella, Prodi, Draghi e Papa Francesco.

 

filippo ceccarelli foto di bacco

Più che le insidie combinate di Base riformista, Area dem, frazione orfiniana e zingarettismo di risulta rema contro l' ipotesi di un ritorno la legge dell' opportunità individuale: chi glielo fa fare? E tuttavia è difficile che non ci abbia pensato. Con lieve irriverenza si può aggiungere che è Quaresima, tempo di sacrificio. Quanto ai maggiorenti del Pd, stessero sereni.

enrico lettaENRICO LETTAenrico letta sassolipaola de micheli con enrico lettaenrico lettaenrico letta foto di baccodario franceschinipaola severino enrico letta foto di baccoenrico letta

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."