vladimir putin papa francesco

AVETE FATTO CASO CHE IL PAPA NON CITA MAI PUTIN? - FRANCESCO PARLA SOLO DI "IMPOTENZA" DELLE NAZIONI UNITE, PERCHÉ DEVE DARE FORMA ALLA TUTELA DELLE COMUNITÀ CREDENTI SPARSE IN UCRAINA E RUSSIA - LA DIPLOMAZIA VATICANA SA BENISSIMO CHE I CAPI DI STATO E LE FORME DI GOVERNO PASSANO, MENTRE LE CHIESE RESTANO. LO È STATO CON HITLER E STALIN, LO SARÀ ANCHE CON "MAD VLAD" E IL PATRIARCA KIRILL…

1 - Dagonews

PAPA FRANCESCO PUTIN

Perché papa Francesco non nomina mai Vladimir Putin? Perché il Vaticano non ha lanciato alcuna contumelia contro i politici e i militari russi per le nefandezze che hanno ordito e stanno commettendo contro gli ucraini?

 

Quando si parla di “diplomazia vaticana” a cosa ci si riferisce? Le ambascerie del Papa sono conosciute, e attestate, già a partire dalla fine del quarto secolo. Ma erano missioni temporanee soprattutto tra Roma e Costantinopoli.

 

papa francesco vladimir putin 2

A metà dell’ottavo secolo, il re Boris di Bulgaria, neo convertito al cristianesimo, scrisse una lunga lettera al Papa Nicolò primo, ponendo anche una serie di questioni giuridiche per i rapporti Stato-Chiesa e altri diritti.

 

La “Lettera di Papa Nicolò ai Bulgari” contiene quella “teoria dei due soli”, la indipendenza della sfera sacra da quella profana e viceversa, così cara a Dante: la laicità dello stato nasce cattolica a metà dell’anno Ottocento.

 

papa francesco vladimir putin

Poi, nelle varie risposte ai quesiti posti dal sovrano bulgaro, si ricava una vera e propria “costituzione” civile e cristiana: i suoi sudditi si erano appena convertiti. La cosa interessante nella lettera di Papa Nicolò è un passaggio dove il Pontefice dice al Sovrano: «Tra le questioni da voi proposte c'è la richiesta di leggi civili. A questo proposito, volentieri vi manderemmo i libri che potremmo considerare necessari a voi in questo momento».

 

Dopo molti secoli, Paolo VI dirà che gli uomini della diplomazia vaticana sono «esperti di umanità»; “portano libri” a servizio del popolo e non dei sovrani. Per questo la Santa Sede (e non lo stato della Città del Vaticano) stabilisce rapporti diplomatici con i popoli e non con i governi: rappresenta le comunità dei credenti (e in tempi moderni, non solo cattolici) di fronte alle autorità politiche e agli organismi internazionali.

 

Putin e Papa Francesco a novembre

Alla morte di Giovanni XXIII, la Santa Sede aveva rapporti diplomatici con 40 nazioni, diventate 70 alla morte di Paolo VI, 176 dopo Giovanni Paolo II, 187 con Benedetto e Francesco. La diplomazia vaticana si è strutturata, soprattutto negli ultimi decenni, come una sorta di “Onu dei poveri” dove vengono discussi e rappresentati problemi che all’ONU e in altri organismi sono sottoposti ai veti, più o meno espliciti, delle potenze di riferimento.

 

Ed è un processo del tutto contemporaneo, sviluppatosi man mano che l’organizzazione internazionale si bloccava con meccanismi non più sopportabili. All’ONU, i cinque Paesi vincitori della seconda guerra mondiale continuano ad avere un diritto di veto ormai incongruo e pieno di problemi.

 

La “geopolitica vaticana”, qualora significhi qualcosa, non nasce dal Vaticano per proiettarsi verso il mondo, è esattamente in contrario: nasce dalle comunità, le Chiese, presenti tra i popoli del mondo e si proietta verso il Vaticano per permettere ai diplomatici del Papa di raccoglierle, dar loro forma, e tentare di tutelare anche politicamente le istanze che contengono.

 

Putin e il Papa lo scorso novembre

Il papa non nomina mai Putin perché deve dare forma alla tutela delle comunità credenti sparse in Ucraina e Russia. E che questa tutela sembra poter esprimere qualche speranza è confermata dai rapporti che gli ortodossi fedeli a Mosca stanno intessendo con i cattolici in Ucraina e altrove: ieri il vescovo ortodosso dei fedeli russi in Spagna e Portogallo ha firmato una lettera di condanna a Putin insieme ai vescovi cattolici di Spagna.

 

Altre iniziative simili sono già avvenuto in quasi tutta Europa, con l’unica eccezione della Serbia. E non stupisce che, dopo aver giocato al gatto e al topo con il papa che gli chiedeva un incontro, è ora il patriarcato di Mosca a chiedere di incontrare Francesco: probabilmente, in Libano a giugno.

 

Agli estranei, sembra il gioco delle tre carte. Ma la diplomazia vaticana sa benissimo che i capi di stato, e le forme di governo passano, mentre le Chiese restano. Lo è stato con Hitler e Stalin, lo sarà anche con Putin e il patriarca Kirill.

 

2 - IL PAPA BACIA LA BANDIERA ARRIVATA DA BUCHA. LA SCELTA DI NON CITARE PUTIN

Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera

 

Antalolij, Danylo, Pavel, Tymofil e Viktor vengono da una casa famiglia di Odessa, il Papa ha regalato loro delle grandi uova pasquali di cioccolata e sorridono radiosi. Francesco ci prova ma ha il viso tirato, lo sguardo triste. Alla fine dell'udienza di ieri ha dispiegato e mostrato ai fedeli una bandiera dell'Ucraina, «me l'hanno portata ieri, viene dalla guerra, proprio da quella città martoriata, Bucha», prima di ripiegarla con cura e chinarsi a baciarla.

 

papa francesco con una bandiera ucraina proveniente da bucha

Nella catechesi aveva denunciato «l'impotenza dell'Onu», ora scandisce: «Le recenti notizie sulla guerra in Ucraina, anziché portare sollievo e speranza, attestano nuove atrocità, come il massacro di Bucha: crudeltà sempre più orrende, compiute anche contro civili, donne e bambini inermi». La parole del Papa richiamano quelle di Dio a Caino: «Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al Cielo e implora: si metta fine a questa guerra! Si facciano tacere le armi! Si smetta di seminare morte e distruzione!». I bimbi, accolti a Cagliari, hanno portato a Francesco il disegno di un panorama fiorito in giallo e azzurro con un cuore accanto alla bandiera italiana.

 

papa francesco con la bandiera ucraina di bucha

«Questi bambini sono dovuti fuggire e arrivare a una terra straniera. Non dimentichiamoli, e non dimentichiamo il popolo ucraino. È duro essere sradicati dalla propria terra per una guerra».

 

Nell'udienza ha ripercorso il viaggio a Malta, dove aveva denunciato la «guerra sacrilega» fomentata da «qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti».

 

Francesco dall'inizio non ha mai nominato Putin, pur denunciando la «violenta aggressione contro l'Ucraina» e la sua «crudeltà disumana». La diplomazia vaticana non chiude mai la porta e il Papa è «disposto a fare tutto» per favorire una mediazione, non ha escluso un viaggio a Kiev se «conveniente» per la pace e, ci fossero le condizioni, un cessate il fuoco. Prepara un incontro con Kirill, «si pensa al Medio Oriente», anche se le invocazioni del patriarca di Mosca a «difendere la patria» non promettono granché.

 

papa francesco kirill

«La logica dominante è quella degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l'area di influenza», ha spiegato Francesco ieri, opponendo «il diritto e la forza dei piccoli» e «la logica del rispetto e della libertà» alla «colonizzazione dei più potenti».

 

Fino a esclamare: «Dopo la Seconda guerra mondiale si è tentato di porre le basi di una nuova storia di pace, ma è andata avanti la vecchia storia di grandi potenze concorrenti. Nella guerra in Ucraina, assistiamo all'impotenza dell'Onu».

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