romano prodi

AVVISO AI NAVIGATI - ROMANO PRODI RILASCIA L’ENNESIMA INTERVISTA PER DIRE CHE NON STA PENSANDO AL QUIRINALE: “PERALTRO, QUEGLI OLTRE 101 CHE IN PARLAMENTO VOTARONO CONTRO DI ME, CI SONO ANCORA. IO DIETRO LE SARDINE? MAGARI FOSSI STATO IN GRADO IO DI CREARE UN MOVIMENTO DEL GENERE. E NON ANDRO’ IN PIAZZA CON LORO PERCHE’ NON VOGLIO DANNEGGIARLE. QUANDO VINSI LE ELEZIONI NEL 1996 E ANDAI DA KOHL. PARLAMMO PER DUE ORE. UNA VOLTA TERMINATO, LUI MI DISSE…”

Marco Ascione per il “Corriere della Sera”

 

romano prodi on the beach

«Prodi, un nonno al Quirinale. C' è chi dice così? Bene: di questa espressione mi interessa solo la parola nonno. Un nonno felice. Prima di andare in pensione a me piaceva fare il premier. Questo sì che mi piaceva, ma non ho mai puntato alla presidenza della Repubblica. E non ci penso certo ora. Peraltro, quegli oltre 101 che in Parlamento votarono contro di me, ci sono ancora».

 

Il Professore allarga le braccia in un' espressione stupita, seduto sul divano nell'abitazione di via Gerusalemme, a Bologna. Sul tavolo una scatola di sardine al cioccolato che «mi ha regalato un amico francese». Resterà un papabile per il Colle? Risolutamente risponde di no. I suoi pensieri sono rivolti alla Libia, all' Iran e all' Europa. E all' Emilia-Romagna che va a votare.

 

«Quando nel 2009 ho iniziato a insegnare alla China Europe International Business School di Shanghai l' Unione era uno degli argomenti preferiti. Negli ultimi anni nessuno mi ha più chiesto di parlare di Europa».

 

qassem soleimani

Bruxelles si è condannata all'irrilevanza?

«Certo, finché procediamo separati. Questa impossibilità di trovare una linea comune produce la paralisi».

 

Un' Europa debole e un' Italia più isolata. Colpisce che Roma sia stata «dimenticata» dagli americani nel giro di telefonate dopo l'uccisione di Soleimani.

«Trump, che voglio sperare sapesse cosa stava facendo, al contrario dei suoi predecessori non ha avvisato nemmeno la Nato. Dopo c'è stato anche questo sfregio a noi, a differenza di Francia e Germania. Il problema è che l'Italia ha perso il ritmo. La politica estera richiede continuità».

 

Come giudica il ministro degli Esteri Di Maio? C'è quella foto di lui in sneakers con la fidanzata e la barba lunga all' aeroporto di Madrid mentre scoppiava la crisi militare. Non era dove doveva essere?

romano prodi

«È solo stato sfortunato ad essere fotografato in un momento sbagliato. Nessuno poteva prevedere che cosa avrebbero fatto gli americani. Certo, se penso al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che incontra Di Maio mi immagino le difficoltà di quell' incontro».

 

Le competenze contano.

«Sì, c'è qualcosa che sta cambiando nel sentire delle persone: fino a poco tempo fa si inseguiva solo la novità, ora si ricomincia a valutare l' esperienza. In qualsiasi sistema il curriculum è importantissimo. E servono relazioni, rapporti di fiducia e di amicizia coltivati nel tempo. Ricordo sempre questo aneddoto: vinco le elezioni nel 1996 e vado da Kohl. Parliamo per due ore. Una volta terminato, lui mi dice: "Che bel colloquio, ma chi viene la prossima volta?».

 

LUIGI DI MAIO SERGEY LAVROV

È in nome della stabilità che lei è da sempre un forte sostenitore del sistema maggioritario?

«Certo! E in tanti mi hanno criticato per questo. La legge elettorale è fondamentale anche per poter decidere. La Francia, senza la legge che ha, sarebbe in una situazione peggiore della nostra».

 

Professore, dura questo governo?

«Razionalmente posso dire di sì, nelle votazioni parlamentari continua a vincere in modo netto. Però nelle cose umane c' è sempre l' imprevisto. Ci sono obiettivi vitali che dovrebbero essere più forti delle ragioni di frattura. Se prevale l'interesse particolare, può accadere la stessa cosa che successe a me con Bertinotti, il quale abbatté il governo e se stesso».

 

romano prodi

Non si può certo dire che gli alleati giallorossi diano un' immagine di unità. Se non litigano sulla prescrizione, lo fanno sull' articolo 18 o su qualunque altra materia.

«Appunto: servono programmi e non dogmatismi. Esistono ben altri argomenti su cui dovrebbero ritrovarsi uniti. Questa alleanza è stata messa in piedi in grande velocità, mentre richiedeva tempo, come è accaduto in Germania e in Austria. Si può passare dall' odio all' amore solo se si entra in una fase propositiva su nuovi temi. L' economia deve essere il vero campo da gioco. Prendiamo il costo del lavoro. Attualmente quello italiano è grandemente inferiore rispetto a quello tedesco e francese. E possiamo dire che è meno lontano da quello cinese: un tempo il nostro era 40 volte il costo orario del lavoro di Pechino, ora 2,5-3 volte. Non siamo a costo pari, ma ci stiamo avvicinando e bisogna preparare il futuro».

stefano bonaccini

 

Se il Pd perde l'Emilia-Romagna cade il governo?

«Penso che Bonaccini vincerà e, in ogni caso, le ricadute del voto dipenderanno piuttosto dai possibili nuovi equilibri dentro le forze di maggioranza e di opposizione».

 

Dice Salvini che vuole liberare l' Emilia-Romagna.

«Ma liberarla da cosa? L'Emilia-Romagna è una terra libera. E per di più qui ci sono redditi più elevati e maggior tasso di occupazione. Vogliamo parlare degli investimenti della Lamborghini, della Philip Morris? I dati economici dell' Emilia sono migliori del resto del Paese. È in questa regione che ci sarà la maggior concentrazione di big data in Italia. Due terzi dei computer del futuro sono destinati all' Emilia-Romagna. E il fatto che tanti vengano a curarsi nelle nostre strutture sanitarie? Sarà anche merito di chi ha governato».

romano prodi massimo d'alema 5

 

Non sembrano pensarla così in un alcune aree del pur benestante Modenese. O del Ferrarese. Dove la sirena leghista ha una forte capacità di attrazione.

«Non è una questione di reddito. O non solo. In tutto il mondo aumentano le tensioni tra centro e periferia. Tra chi si sente parte di un processo collettivo e chi no. Tra chi si sente al volante e chi no».

 

Sociologicamente parlando non sono forse le stesse persone che votavano partito comunista?

«Ma ora non ci sono più i partiti che un tempo facevano da collante. Si occupavano di indicare un progetto, magari evitando che fosse la pancia a determinare le scelte. Abbiamo bisogno di rinnovamento, ma non dello sfascio».

SARDINE SANTORI NIBRAS

 

Anche lei è stato preso di mira dalla campagna leghista sui social in Emilia.

«Certo, perché Salvini di tutto vuole parlare tranne che del governo emiliano. Non gli conviene».

 

C' è chi sostiene che «c' è Prodi» dietro il movimento delle Sardine. Andrà in piazza con loro il 19?

«No, perché non voglio danneggiarle. Magari fossi stato in grado io di creare un movimento del genere».

 

Saranno determinanti per Bonaccini?

«Di sicuro hanno condizionato Salvini. E penso che stiano convincendo la gente ad andare a votare».

KOHL E PRODI

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…