ignazio visco paolo baffi gianluigi paragone

BANKITALIA È A RISCHIO? SÌ, MA PER GLI ERRORI CHE HA COMMESSO NELLA VIGILANZA DELLE BANCHE – “IL FATTO” MENA SU VISCO: “LA STAMPA HA DATO L’IMMAGINE DI UN SISTEMA MILITARIZZATO A DIFESA DELLA SACRA INDIPENDENZA, MA LA CREDIBILITÀ È INCRINATA DA TEMPO E NON DAI GIALLOVERDI” – “VISCO AMA FARSI RAPPRESENTARE COME L'EREDE DI BAFFI E SARCINELLI. MA QUEGLI EROI FURONO ATTACCATI DA ANDREOTTI E LICIO GELLI, LUI LOTTA CON PARAGONE”

Giorgio Meletti per “il Fatto Quotidiano” (articolo del 30 marzo 2018)

 

ignazio visco

Gli abili comunicatori della Banca d' Italia sono riusciti a veicolare attraverso la stampa più ossequiente l' immagine di un sistema istituzionale militarizzato a difesa della sacra indipendenza di Palazzo Koch, minacciata dalle intemperanze populiste del governo Salvimaio. Ma un' attenta lettura di ciò che ha scritto ieri (venerdì 29 marzo, ndr) il capo dello Stato Sergio Mattarella ai presidenti di Senato e Camera consiglierebbe maggior prudenza.

 

La credibilità della Banca d' Italia è incrinata da tempo, e non dagli spesso sguaiati attacchi gialloverdi, bensì dagli errori commessi nella vigilanza sulle banche, unica funzione rimasta in capo al governatore Ignazio Visco da quando la banca centrale dell' Italia si chiama Bce ed è localizzata a Francoforte.

ignazio visco sergio mattarella

 

L' intervento del Quirinale, a ben guardare, pianta attorno alla nascente commissione parlamentare d' inchiesta sulle banche molti paletti, ma non limita la facoltà di passare ai raggi x la gestione della vigilanza bancaria. Per esempio: Mattarella avverte il Parlamento che la Costituzione gli preclude "l' accertamento delle modalità di esercizio della funzione giurisdizionale e le relative responsabilità".

IGNAZIO VISCO

 

Alla domanda se la crisi bancaria degli anni scorsi sia stata aggravata da comportamenti distratti, omissivi o schiettamente complici di parte della magistratura risponderà qualcun altro, forse gli storici, forse la magistratura stessa grazie a qualche regolamento di conti interno, ma non la commissione d' inchiesta.

 

IGNAZIO VISCO FABIO PANETTA

Allora è importante ricordare che esattamente 30 anni fa, il 24 marzo 1979, la procura della Repubblica di Roma cannoneggiò la Banca d' Italia, incriminando il governatore Paolo Baffi e arrestando il capo della vigilanza Mario Sarcinelli. Manovra ordita dalla Loggia P2 in difesa del bancarottiere Michele Sindona, al quale Palazzo Koch e il liquidatore della Banca Privata Giorgio Ambrosoli non davano tregua. Trent' anni fa la Banca d' Italia fu un pilastro della legalità e della democrazia, e a picconarla non erano solo bande eversive ma le più alte istituzioni, a cominciare dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti, quello che "Ambrosoli era uno che se l' andava cercando".

paolo baffi e mario sarcinelli

 

Visco ama farsi rappresentare dai giornalisti amici come l' erede di Baffi e Sarcinelli, incrollabile custode dell' indipendenza della Banca d' Italia. Solo che quegli autentici eroi furono attaccati e sconfitti da Andreotti e Licio Gelli (Ambrosoli addirittura ucciso), mentre il governatore di oggi invoca la difesa della democrazia contro il giornalista senatore Gianluigi Paragone, il quale è uomo di sufficiente spirito da ridere con noi del fatto che non c' è proprio paragone. Baffi e Sarcinelli affrontarono coraggiosamente il più potente e feroce banchiere privato, Visco ha spezzato la reni alla Banca dell' Etruria e al Credito Cooperativo di Bene Vagienna.

paolo baffi e guido carli

 

È ipocrita fingere che tra Baffi e Visco non ci sia stato Antonio Fazio, il governatore disarcionato come Baffi dalla procura di Roma, con la differenza che nel 2005 nessuno ha parlato di attacchi all' indipendenza della Banca d' Italia, anzi tutti insieme hanno fatto la ola ai magistrati, a cominciare dal successore di Fazio, Mario Draghi. L' età dell' innocenza è finita, e Mattarella lo sa. E chissà se si è dispiaciuto quando Paolo Gentiloni ha rivelato nel suo recente libro La sfida impopulista che nell' estate 2017 Palazzo Chigi e Quirinale avevano aperto "un tavolo" per sostituire il governatore, con Visco "pronto a considerare opzioni diverse da una sua riconferma".

GIANLUIGI PARAGONE 1

 

Quello non era un attacco all' indipendenza della Banca d' Italia? Certo che no, era la riaffermazione di un principio: tutti, anche il governatore Visco, se non si offende, devono rendere conto del loro operato e dei loro errori.

 

Così si capisce perché il presidente della Repubblica - preoccupato dai quattro anni di vita della Commissione, che rischia di diventare una nuova Authority - le intimi, sensatamente, di non andare a impicciarsi della gestione corrente delle banche sane, con il rischio che si possano "condizionare le banche nell' esercizio del credito, nell' erogazione di finanziamenti o di mutui e le società per quanto riguarda le scelte di investimento".

 

GIANLUIGI PARAGONE RENZI BOSCHI

Su Bankitalia Mattarella è limpido: indagate pure sulle autorità di vigilanza. "Ma occorre evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi - quasi che si trattasse di un organismo a esse sopra ordinato - all' esercizio dei compiti propri di Banca d' Italia, Consob, Ivass, Covip, Banca centrale europea". Sovrapporsi, spiega puntigliosamente, vuol dire ingenerare il dubbio che la commissione diventi una specie di supervigilanza. Nessun limite è indicato per l' inchiesta sulle "defaillance nell' azione di vigilanza della Banca d' Italia" (la citazione è di Gentiloni, non di Paragone).

PAOLO BAFFIvincenzo la via, salvatore rossi, ignazio visco, valeria sannucci, luigi federico signorini, fabio panettaGIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOYLUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI IGNAZIO VISCO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…