la villa di matteo renzi firenze casa

LA CASA, SEMPRE LA CASA! ''LA VILLA DI RENZI COMPRATA COL 'PRESTITO' DA 700 MILA EURO DEL FINANZIATORE DI OPEN''. LA BOMBA DE ''L'ESPRESSO'' IRROMPE PROPRIO MENTRE MATTEUCCIO DIFFONDE UNA ''ENEWS'' STRAORDINARIA SULLA SEPARAZIONE DEI POTERI E L'ATTACCO DEI MAGISTRATI ALLA POLITICA: ''I PM NON POSSONO CAMBIARE LA LEGGE O FONDARE PARTITI IN CONTO TERZI'' - CONTATTATO DA ''L'ESPRESSO'' IL FUMANTINO MATTEO ''NON CONFERMA E NON SMENTISCE NULLA'', ANNUNCIANDO L'ENNESIMA CAUSA (A PROPOSITO DI USO DELLA GIUSTIZIA A FINI POLITICI…)

1. LA VILLA DI RENZI COMPRATA COL 'PRESTITO' DA 700 MILA EURO DEL FINANZIATORE DI OPEN

Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian per http://espresso.repubblica.it/

 

 

 

Un prestito ricevuto dalla madre di un imprenditore che ha finanziato la fondazione Open, nominato in una società pubblica durante il governo di cui Matteo Renzi era premier. Denaro utilizzato per comprare la villa immersa tra le colline fiorentine. È l’intrigo che avvolge la casa di Matteo Renzi, acquistata un anno fa, nella prime settimane del neonato governo Conte 1, grazie ai soldi prestati da un imprenditore amico, generoso e riconoscente. L’Espresso in edicola da domenica 1 dicembre pubblica l’inchiesta esclusiva (già disponibile su Espresso+) sulla vera storia della dimora renziana.

 

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

Renzi, nell'estate del 2018, era furioso. Aveva appena comprato una casa da 1,3 milioni di euro in una delle più belle zone di Firenze, ma non si capacitava degli attacchi violenti lanciategli via social. Dopo un anno e mezzo dei dettagli dell'affare immobiliare sappiamo ancora poco. Nell'ultima dichiarazione patrimoniale depositata a Palazzo Madama Renzi segnalava solo la proprietà del 50 per cento della nuova casa (l'altra metà è intestata alla moglie Agnese Landini), mentre alcuni giornali hanno raccontato che Matteo e Agnese avevano pagato ai venditori una caparra di 400 mila euro, e acceso un mutuo con il Banco di Napoli per i restanti 900 mila. Tutto chiaro, quindi? Non proprio.

 

emiliano fittipaldi

L'Espresso ha scoperto che la compravendita nasconde più di un'ombra. Anomalie che emergono da alcuni documenti dell’inchiesta della procura di Firenze sulla renzianissima fondazione Open, informative della Gdf e l’analisi dei flussi finanziari di alcuni conti correnti segnalati alla Uif (l’ufficio antiriciclaggio della Banca d’Italia) dalla banca Cassa di risparmio di Firenze. Matteo e Agnese infatti hanno comprato la grande villa anche con i denari girati a loro dalla famiglia Maestrelli, ricchi imprenditori toscani amici e finanziatori della fondazione Open di Renzi.

 

Contattato dall'Espresso, che gli ha chiesto dettagli sull'operazione e se e quando ha restituito il prestito, Renzi risponde: «Vi risulta il prestito e non vi risulta la restituzione? Non confermo e non smentisco nulla». Per poi aggiungere: «Andremo in causa».

 

 

 

ENEWS 603, MERCOLEDÌ 27 NOVEMBRE 2019   

Da www.matteorenzi.it

 

Mi spiace disturbarvi per una Enews straordinaria.

 

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

Ma quello che è accaduto ieri mattina all’alba costituisce un vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese. Chi non reagisce oggi accetta che si metta in discussione il principio della separazione dei poteri che è una colonna del sistema democratico occidentale. E lascia che siano i magistrati a decidere che cosa sia un partito e cosa no. All’alba, centinaia di finanzieri hanno perquisito decine di persone perbene “colpevoli” solo di aver contribuito in modo trasparente e legittimo alla Fondazione OPEN (la fondazione che ha organizzato fino al 2017 la Leopolda). Tutti bonifici, tracciati, verificabili, dichiarati. In molti casi finanziamenti di anni fa, quando io ero sindaco. Due magistrati di Firenze, Creazzo e Turco, decidono di fare questa “retata” contro persone non indagate. Perché? Perché secondo loro OPEN non è una Fondazione ma un partito. E come partito ha regole diverse. Ma chi lo stabilisce? E i perquisiti come potevano saperlo? La Fondazione ha uno statuto, un cda, dei revisori, rispetta le regole delle fondazioni.

 

MATTEO RENZI E AGNESE LANDINI DORMONO IN VALGARDENA

Ci sono migliaia di fondazioni con politici in Italia: Open è tra le pochissime che rispetta tutte le norme sulla trasparenza. Perché due magistrati possono “trasformare” una fondazione in un partito solo allo scopo di indagare per finanziamento illecito ai partiti? E soprattutto: in democrazia CHI decide che cosa è partito e cosa no? Un magistrato? Ma stiamo scherzando? 

 

Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri? I partiti devono rispettare le leggi, le fondazioni devono rispettare le leggi, i cittadini devono rispettare le leggi. I magistrati vigilano sul rispetto della legge. Ma non possono cambiare la legge o fondare partiti in conto terzi: questo non è loro compito. Dire che io ho fondato Open come partito diventa una giustificazione per indagare alcuni e perquisire tutti. Attenzione: nessun equivoco! Io non sto attaccando l’indipendenza della magistratura, ma sto difendendo l’indipendenza della politica.

 

Giovanni Tizian Tommaso Cerno e Fabrizio Gatti

Se fondo un partito, lo decido io, non un magistrato. Altrimenti è in discussione il gioco stesso della democrazia. Io credo nella giustizia. Chiediamo garantismo contro il giustizialismo. Certo, c’è anche questo. Ma non è di Beccaria che stiamo parlando. Questa indagine attacca i principi di Montesquieu, non (solo) quelli di Beccaria. Aspetteremo le indagini con la libertà di chi conosce la verità. Ma contemporaneamente porteremo a tutti i livelli istituzionali lo sconcerto di chi vede messo in dubbio una colonna del sistema istituzionale con due magistrati che invadono il terreno della politica decidendo che cosa è partito e cosa no. E creando le condizioni perché chiunque possa definire partito, un domani, una Srl o un’associazione. Persino una bocciofila.

 

GIUSEPPE CREAZZO

Il capogruppo di Italia Viva al Senato ha chiesto di calendarizzare con urgenza una discussione su questo tema perché è in gioco l’autonomia della politica. Non vedo l’ora di intervenire sul punto. Inutile dire che il primo effetto di questa vicenda sarà l’azzeramento di tutti i contributi di aziende a Italia Viva. Noi abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti, questa indagine ha abolito il finanziamento privato a Italia Viva. Peccato, è un bel danno. Ma sono il primo a suggerire alle aziende di stare lontano da me: solo chi ha sprezzo del pericolo può finanziarci come azienda oggi.

 

Chiedo un aiuto invece a chi può darci una mano con i piccoli versamenti: 5€, 10€, 100€. Fino a queste cifre non dovrebbero perquisirvi. Almeno mi auguro.

 

Ovviamente si va avanti.

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

 

1. Oggi sarò a visitare le aziende della plastica. Se vogliamo combattere l’inquinamento investiamo nell’economia circolare senza alzare le tasse. E iniziamo da gestire bene i rifiuti a cominciare da Roma. Altro che aumentare le tasse!

 

2. Al termine farò una conferenza stampa. Poi domani sarò al Post Tg2. Se qualcuno pensa di intimorirmi, ha sbagliato persona. Farò più TV del previsto. Più radio del previsto. Più social del previsto.

 

3. Sabato, domenica, lunedì, parleremo di Italia Shock a BolognaPistoiaMilano. Dobbiamo sbloccare i cantieri, questa è la sfida.

 

Un sorriso,

Matteo

 

 

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…