daniele franco e mario draghi

CHI DOPO DRAGHI? - NONOSTANTE LE TRATTATIVE IN STALLO SUL QUIRINALE E L'IPOTESI MATTARELLA BIS, È GIÀ PARTITO IL TOTO-NOMI PER PALAZZO CHIGI IN CASO DI TRASFERIMENTO DI MARIOPIO AL COLLE: AL SUO POSTO SI PARLA DI PATRONI GRIFFI, L'ATTUALE CAPO DEL DIS ELISABETTA BELLONI, MARTA CARTABIA E DANIELE FRANCO - TRA I PROFILI "POLITICI", FRANCESCHINI, GUERINI, GENTILONI O…

Antonio Bravetti e Niccolò Carratelli per "La Stampa"

 

sergio mattarella mario draghi quirinale by macondo

Sarà anche inamovibile, come dicono in tanti, perché l'unico in grado di tenere in piedi questo governo e portare a termine la legislatura. Ma, a pochi giorni dalla prima votazione per il Quirinale, il nome di Mario Draghi resta il più forte nella corsa alla presidenza della Repubblica.

 

Con una condizione che tutti hanno chiara: prima di farlo trasferire da un palazzo all'altro, bisogna trovare un accordo sul suo sostituto. Individuare qualcuno in grado, innanzitutto, di allontanare il rischio di elezioni anticipate, condizione imprescindibile per convincere i parlamentari a eleggere il premier come capo dello Stato.

 

Poi, ovviamente, capace di garantire continuità nell'azione di governo sugli obiettivi fissati nel Pnrr. In quest'ottica, sembra più probabile che la scelta ricada su un'altra figura tecnica.

 

filippo patroni griffi

Gli outsider

L'ultima suggestione, anche solo per il fatto che ieri Draghi lo ha incontrato, ha la faccia di Filippo Patroni Griffi, presidente uscente del Consiglio di Stato e prossimo giudice della Corte costituzionale. In passato è stato anche ministro della Pubblica amministrazione nel governo di Mario Monti, nonché sottosegretario a palazzo Chigi con Enrico Letta premier. Quindi, ha buoni rapporti sia con l'attuale segretario del Pd, che con il capo del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte. E il suo profilo non incontrerebbe resistenze nemmeno nel centrodestra di governo.

 

luigi di maio elisabetta belloni

L'altra new entry, nel totopremier collegato alla partita del Quirinale, è Elisabetta Belloni, attuale capo del Dis, i nostri servizi di intelligence: scelta personalmente da Mario Draghi, che di lei si fida molto e ha grande stima.

 

Diplomatica di lungo corso, in passato segretario generale alla Farnesina, più volte accostata a incarichi di governo. Ipotesi suggestiva, che circola nei corridoi di Montecitorio, ma poco probabile, visto il delicato ruolo che ricopre da meno di un anno.

 

daniele franco in aula per il voto sulla manovra 2021

I ministri Poi ci sono i ministri in carica, che sperano, o temono, il grande salto. Il primo nome che viene in mente è quello del ministro dell'Economia Daniele Franco. Forse la figura più schiva dell'attuale governo: si vede pochissimo e parla in pubblico il minimo indispensabile.

 

Lui per primo non avrebbe alcuna voglia di trasferirsi a palazzo Chigi. Ma, del resto, non aveva la minima intenzione di fare il ministro, prima che Draghi lo chiamasse per affidargli il Tesoro. Il premier lo conosce dai tempi della Banca d'Italia e di lui si fida, ma non è il suo il nome più caldo.

 

marta cartabia atreju

Con maggiore insistenza, infatti, si fa quello di Vittorio Colao, ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. A palazzo Chigi lo chiamano "mister Green pass", viene considerato una garanzia anche sul fronte del percorso di attuazione del Pnrr. Il suo passato da manager, alla guida di Vodafone, gli conferisce anche una certa statura internazionale.

 

Giuseppe Conte, quando era premier, lo aveva messo a coordinare la task force di esperti per la ripartenza dell'Italia post pandemia. Chissà che quell'esperienza non possa tornargli utile in questo 2022.

 

RENATO BRUNETTA MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO - PRIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO 8 DICEMBRE 2021

Per quanto vengano date in salita le quotazioni di Colao, tanto risultano in discesa quelle di Marta Cartabia, ministra della Giustizia, i cui rapporti con Draghi pare si siano raffreddati nell'ultimo periodo. Un segnale in questo senso sarebbe lo stop, senza apparente spiegazione, della sua riforma dell'ordinamento giudiziario, terzo pilastro tra quelle di sua competenza indicate nel Pnrr. Il testo è pronto da un mese, ma non è stato ancora approvato in consiglio dei ministri.

 

I politici

La strada che porta a un nuovo premier politico, d'altra parte, gira intorno al ruolo della Lega. Dentro o fuori dal governo? Nel secondo caso, potrebbero salire le quotazioni di Dario Franceschini. Il ministro della Cultura, che ha già sfiorato palazzo Chigi in passato, è il maggior avversario di un ticket tecnico: con Draghi al Quirinale, è il suo ragionamento, al governo servirebbe un politico.

 

mariagloria fontana e il ministro dario franceschini foto di bacco

Se l'elezione di Draghi portasse a una frattura con la Lega, a palazzo Chigi potrebbe nascere un esecutivo a maggioranza "Ursula", da Leu a Forza Italia. In Parlamento c'è già chi prova a fare i calcoli e il governo Franceschini, sulla carta, potrebbe contare su di un'ampia maggioranza: 440 voti a Montecitorio e 234 a palazzo Madama.

 

In alternativa, c'è l'ipotesi di far tornare Paolo Gentiloni. Traslocando da Bruxelles a Roma, libererebbe il posto di commissario europeo per gli Affari economici, innescando un valzer di poltrone che potrebbe tornare utile a riequilibrare i rapporti tra le forze politiche. Diverso il discorso per il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

 

GENTILONI RENZI

Ex renziano, della corrente di Base riformista, quasi cinquanta tra deputati e senatori. Uomo vicino e ascoltato dall'attuale premier, uno dei maggiori sponsor dell'ascesa di Draghi al Quirinale. Il suo nome circola da tempo, anche se lui nei colloqui privati ci ride su.

 

MARIO DRAGHI LORENZO GUERINI

Uno scenario diverso, con la Lega ancora al governo, o proprio con l'obiettivo di tenercela, potrebbe vedere protagonista Franco Frattini, appena eletto presidente del Consiglio di Stato. Non dispiace ai 5 stelle, coltiva buoni rapporti con Letta, Di Maio e D'Alema. Vanta una fitta rete di relazioni internazionali, coltivate da ministro degli Esteri e da commissario europeo.

 

Sebbene si sia allontanato negli anni da Berlusconi, pare che l'ex Cavaliere lo vedrebbe di buon occhio a palazzo Chigi. C'è poi Giancarlo Giorgetti, il ministro dello Sviluppo economico, forte di un ottimo rapporto con Draghi e Di Maio. Ma, con lui a capo del governo, la Lega si troverebbe a vivere un terremoto interno dagli esiti più che incerti.

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)