Estratto dell’articolo di Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
Addio alla norma bavaglio. Sul tavolo del Consiglio dei ministri, previsto per oggi, arriva il decreto giustizia che ha generato un duro scontro con la magistratura. Oltre alle nuove regole sulla cyber security, prevedeva una stretta disciplinare per giudici e pm. In particolare l’ipotesi di sanzionare i magistrati che non si astengono «quando sussistono gravi ragioni di convenienza».
Tra queste c’è chi ha evocato il caso della giudice Silvia Albano, accusata di aver anticipato in convegni il «no» alle convalide dei trattenimenti dei migranti in Albania, poi pronunciato in Tribunale.
Ma, a sorpresa, nel testo che entrerà in Cdm quella norma non ci sarà. Fonti di via Arenula anticipano al Corriere che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non ha intenzione di inserirla. In un momento così teso nei rapporti con l’Anm, ha riflettuto in questi giorni, che potrebbe apparire un atto di sfida. Molte infatti sono state le critiche delle toghe: «Vuole zittire i magistrati», «Si vuole un magistrato burocrate», «è un bavaglio». E dall’Anm è partito un invito «quantomeno a riscrivere la norma» per evitare fraintendimenti.
[…] Fonti vicine al ministro Nordio smentiscono che sia stato lui a volerla inserire nel decreto giustizia. Anzi. Dall’inizio, assicurano, il guardasigilli ha avuto perplessità sull’ipotesi di irrigidire le sanzioni disciplinari, peraltro in un decreto che contiene norme che riguardano la cyber security e i giudici di pace, la crisi d’impresa e l’edilizia penitenziaria fino al rinvio delle elezioni dei consigli giudiziari.
Non gli è mai sembrata un’esigenza sentita e tantomeno urgente. E la giurisprudenza, ne è convinto, già declina le sanzioni disciplinari per le toghe senza necessità di irrigidirle.
Giuseppe Santalucia - presidente anm
A metterla in campo, assicurano, non è stato nemmeno il governo. L’ipotesi è nata a seguito dell’abolizione dell’articolo 323 sull’abuso di ufficio. È stato sollevato il problema del vuoto normativo nel caso in cui qualche magistrato non si astenesse in casi non tassativamente catalogati ma richiesti appunto da «gravi ragioni di convenienza». […]
Duro quindi il giudizio dell’Anm. «Io non posso parlare del provvedimento di cui domani mi occuperò in udienza, del caso concreto, ma devo poter parlare dei temi generali, altrimenti non potrò più parlare di nulla», aveva protestato il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. E aveva ammonito: «Ci stiamo incamminando su un crinale pericolosissimo» e sono le stesse istituzioni europee «a richiamare i giudici al diritto-dovere di intervenire ogni qualvolta ne venga messa in discussione l’autonomia». […]
Francesco Paolo Sisto Silvia Albano - foto lapresse