orban von der leyen

CHI TOCCA I GAY, MUORE - LA LEGGE ANTI-LGBT, CHE ASSOCIA L'OMOSESSUALITA' ALLA PEDOFILIA, COSTA CARO A ORBAN CHE SI VEDE BOCCIARE IL SUO RECOVERY PLAN DA BRUXELLES - LA COMMISSIONE EUROPEA STA LAVORANDO A UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE DA APRIRE CONTRO BUDAPEST E ALCUNI EUROPARLAMENTARI CHIEDONO DI PORTARLA DAVANTI ALLA CORTE DI GIUSTIZIA - L'UNGHERIA È TRA I PRINCIPALI BENEFICIARI PRO CAPITE DEI FONDI UE DI COESIONE: UN BOTTINO CHE FA GOLA ALLE CERCHIE DI OLIGARCHI CHE CIRCONDANO ORBÁN…

Gab.Ros. per "il Messaggero"

 

viktor orban ursula von der leyen 1

Lo stop al Pnrr di Budapest in attesa di maggiori elementi è solo l' ultimo di una serie di fronti aperti tra Budapest e Bruxelles nella guerra di trincea che va avanti da anni fra le istituzioni europee e il governo di Viktor Orbán. Uno scontro latente che si è infiammato nelle scorse settimane, dopo l' approvazione della legge anti-Lgbtqi che, di fatto, associa l'omosessualità alla pedofilia con il pretesto di proteggere i bambini, e che ha visto i vari leader dell' Ue processare Orbán durante la scorsa riunione del Consiglio europeo, arrivando anche a ventilare come fatto dall' olandese Mark Rutte l' uscita dell' Ungheria dall' Ue.

 

giorgia meloni e viktor orban

Il polverone, in ambito europeo, non si è però ancora posato: oggi, durante la sessione plenaria del Parlamento europeo che si tiene a Strasburgo, gli eurodeputati torneranno ad affrontare la questione. Nella bozza di risoluzione che sarà presentata dalla grande maggioranza dei gruppi parlamentari da destra a sinistra -, si legge che l' iniziativa ungherese rappresenta «un chiaro tentativo di strumentalizzare la tutela dei diritti umani per realizzare, invece, politiche discriminatorie» sulla base dell' orientamento sessuale.

viktor orban ursula von der leyen

 

LA MOSSA

La Commissione europea sta lavorando a una procedura di infrazione da aprire contro Budapest in risposta alla legge anti-Lgbtqi, ma gli eurodeputati si spingono oltre e, secondo la bozza del testo, invitano i governi degli Stati Ue a prendere l' iniziativa che è loro attribuita dai Trattati e portare Budapest davanti alla Corte di Giustizia dell' Ue.

 

Insomma, per contrastare la stretta sui diritti civili messa in atto dall' Ungheria, i parlamentari Ue provano a fare appello anche alle capitali, anzitutto alle più progressiste: una mossa per vincere la possibile inerzia della Commissione europea nell' attivazione del nuovo meccanismo che vincola l' erogazione dei fondi europei, compresi quelli del Recovery Plan, al rispetto dello stato di diritto e delle libertà fondamentali.

VIKTOR ORBAN XI JINPING

 

Proprio su iniziativa del Parlamento europeo, nel 2018 è stata attivata contro l' Ungheria la cosiddetta opzione nucleare, la procedura prevista dall' articolo 7 del Trattato sull' Ue che si spinge fino a privare uno Stato membro dell' esercizio del diritto di voto nelle istituzioni comune se il Paese in questione viola i valori su cui si fonda l' Unione stessa.

 

Se la polemica sulla legge anti-Lgbtqi ha travolto anche il campionato di Euro2020 con la decisione dell' Uefa di non autorizzare le luci arcobaleno nell' Allianz Arena di Monaco in occasione del match fra Ungheria e Germania -, Budapest non preoccupa solo per le questioni legate al rispetto dei diritti. L' Ungheria è infatti tra i principali beneficiari pro capite dei fondi Ue di coesione: un bottino che fa gola ai soliti noti, cerchie di oligarchi che spesso circondano lo stesso premier Orbán, a cominciare dalla sua stessa famiglia.

orban

Un tema su cui adesso si accendono i riflettori della Commissione europea, con l' ipotesi di uno stop alla procedura di approvazione del Pnrr ungherese.

 

Nel 2019, il Paese si è classificato al 70° posto su 198 Paesi nell' indice di percezione della corruzione di Transparency International, dato peggiore dell' Unione europea preceduto solo dalla Bulgaria. E, come se non bastasse, ad avvelenare ulteriormente il clima tra Budapest e Bruxelles c' è il passo indietro fatto dal governo Orbán rispetto all' accordo internazionale raggiunto in sede Ocse nei giorni scorsi su una tassa minima globale del 15% per le multinazionali.

 

matteo salvini mateusz morawiecki viktor orban

L' Ungheria ha infatti un' aliquota del 9% e, almeno per il momento, non intende rivedere la propria posizione, di fatto ostacolando la possibilità di un' intesa comune a livello Ue, dove c' è bisogno del sì di tutti i Ventisette Stati membri per cambiare le regole fiscali. Un' ennesima battaglia in una guerra senza esclusione di colpi, che dal no netto dell' Ungheria a una redistribuzione dei richiedenti asilo fino al rifiuto di ratificare la convenzione contro la violenza sulle donne, mette Budapest e Bruxelles sempre più l' una contro l' altra.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”