giuseppe conte mes

COME DAGO-ANTICIPATO, NON VEDREMO UN CENT FINO AL 2021 (AL MASSIMO 3-4 MILIARDI), QUINDI QUESTO RECOVERY FUND A SCOPPIO RITARDATO SERVE A FAR COGLIERE ALL'ITALIA QUEL BEL FRUTTO MATURO CHE È PROPRIO DAVANTI AL SUO VISINO: IL MES. COSÌ GLI AIUTI AVRANNO SEMPRE QUEL PIZZICO DI CONDIZIONALITÀ CHE SERVE A PLACARE I ''FRUGALI''. CHE GIÀ HANNO FATTO INTENDERE: O COSÌ, O NIENTE RECOVERY

 

DAGO-RETROSCENA - COM'È 'STA PROPOSTA DI URSULA? SULLA CARTA BUONA, NELLA REALTÀ PREMATURA E MIRATA A FAR INGOIARE IL MES E UN PO' DI CONDIZIONALITA' ALL'ITALIA  

https://m.dagospia.com/dago-scenari-com-e-sta-proposta-di-ursula-sulla-carta-buona-ma-serve-a-far-ingoiare-il-mes-237758

 

 

 

1 - CONTE VA ALL'INCASSO MA CON I TEMPI LUNGHI SI RIAPRE LA PARTITA MES

Tommaso Ciriaco per “la Repubblica

 

«L' occasione della vita», la chiama Giuseppe Conte. E in effetti il Recovery Fund è ossigeno per un governo litigioso e per finanze pubbliche disastrate dal Covid-19. Ottantuno miliardi a fondo perduto, altri novanta di prestiti talmente a lungo termine da assomigliare a eurobond camuffati: «Passa un treno per la modernizzazione del Paese - è lo slogan dell' avvocato - ora o mai più».

conte gualtieri

 

Tutto vero, neanche Salvini può negarlo. Ma resta un problema di non poco conto, a Palazzo Chigi: manca un bridge, un "ponte" che garantisca risorse adeguate a coprire il fabbisogno dello Stato nei prossimi mesi, prima dell' entrata in vigore degli eurobond. Secondo l' attuale progetto della Commissione europea, infatti, fino al febbraio 2021 arriveranno al massimo 3 o 4 miliardi. Per questo, il governo si prepara ad accedere subito ai venti miliardi del piano europeo Sure per la disooccupazione e agli investimenti Bei (fino a 40 miliardi). E torna a valutare seriamente i 36 miliardi del Mes. Soltanto un deciso calo dello spread tale da rendere molto conveniente raccogliere quei miliardi con emissione di titoli di Stato - eviterà l' accesso al Fondo Salva-Stati.

 

Sia chiaro, è il giorno in cui Roma tira un sospiro di sollievo. «Due mesi fa ci dicevano "Bruxelles vi ha abbandonato - ragiona il ministro Enzo Amendola - Oggi il dibattito è su una proposta solida. L' Europa c' è».

 

L' esecutivo già prepara il piano da sottoporre alla Commissione per spendere queste risorse per Green deal, digitale, turismo, welfare, ammodernamento della pubblica amministrazione e della giustizia, logistica e trasporti. È ovvio che ora l' obiettivo è far approvare il recovery fund così com' è. E difenderlo dall' assalto dei rigoristi del Nord Europa. «La proposta della Commissione è ambiziosa. Adesso - sostiene il premier - dobbiamo portare a casa un risultato che era impensabile».

 

In effetti, le ultime ore sono state frenetiche. Martedì notte i cosiddetti "frugali" - Olanda e Svezia, Danimarca e Austria - tempestano di telefonate von der Leyen, le chiedono di ridurre a 350 miliardi le risorse a fondo perduto e fissare a 150 la soglia dei prestiti. Chiamano anche Berlino e Parigi, ma per blindare la proposta. La presidente della Commissione si ritrova in mezzo, strattonata. Il patto franco-tedesco regge.

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles

 

Conte, intanto, si spende con l' olandese Rutte, in una telefonata lunga quasi un' ora.

E non è finita qui. Per gestire il negoziato, il premier dovrà respingere l' assalto dei Paesi dell' Est - Polonia in testa - garantendo i fondi di coesione richiesti. Ai "frugali", l' Italia assicurerà il sostegno per ottenere gli "sconti" al bilancio comunitario.

Con la speranza di mantenere la quota di risorse attribuita a Roma dal Recovery Fund, ben più alta dell' 11% con cui l' Italia contribuisce al bilancio Ue.

 

La strada dell' avvocato e di Roberto Gualtieri, però, sembra diventare ancora più tortuosa quando si ragiona del bridge. L' Italia tenterà di far anticipare l' erogazione di almeno una parte delle risorse, ma difficilmente porterà a casa risultati soddisfacenti. Lo sa anche il ministro dell' Economia, che a Conte ha spiegato una dinamica inevitabile: «Ci hanno concesso talmente tanti soldi che sarà dura spuntarla». E quindi, come assicurare la liquidità nei prossimi mesi? C' è Sure, come detto. E poi c' è il Mes. Pd e renziani sono già convinti, prenderebbero quei miliardi a tasso quasi nullo già domani. I grillini invece sono divisi.

 

Conte pensa di far votare l' intero pacchetto europeo - fondo Salva- Stati compreso - alla vigilia del Consiglio Ue di metà giugno, quello che approverà il piano della Commissione. Il via libera politico del Parlamento non significa però garanza di tenuta dei gruppi 5S. Per questo, il premier si lascia le mani libere: «Se lo spread dovesse scendere molto», ragiona in queste ore, «potremmo evitare di ricorrere al Mes».

 

URSULA VON DER LEYEN ANGELA MERKEL

È una scommessa rischiosa: ai tassi attuali dei titoli di Stato, infatti, raggranellare 36 miliardi "costerebbe" circa sette miliardi in più, e servirebbe uno spread assai migliore per ridurre significativamente questo margine di risparmio. Ieri, comunque, al Mef hanno brindato a un primo risultato positivo: appena il piano è stato annunciato, il differenziale con il Bund si è accorciato di 15 punti. «Oltre al Recovery - ricorda in ogni caso Amendola - abbiamo tre reti di protezione. Il Mes? Quando il quadro delle misure sarà completato, si valuterà tutto insieme. In modo pragmatico e nell' interesse esclusivo della nazione».

 

La battaglia, poi, si sposterà sui capitoli di spesa dei fondi Ue. E soprattutto sulla riforma delle tasse di Gualtieri. Scegliere come tagliarle sarà la vera sfida di una maggioranza in perenne fibrillazione.

 

 

2 - CONTE IN PRESSING SUI TEMPI: I PRIMI SOLDI ENTRO FINE ANNO

Alberto Gentili per “il Messaggero

 

«E' andata bene, anzi benissimo. Aspettiamo però a festeggiare: il negoziato sarà difficile e va chiuso prima dell'estate per riuscire ad avere una parte delle risorse entro l'anno». Giuseppe Conte, al pari del commissario europeo Paolo Gentiloni e del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, festeggia «la svolta storica, il risultato impensabile» resi possibili grazie al patto franco-tedesco e al pressing del Sud Europa. Brinda alla proposta della Commissione guidata da Ursula von der Leyen che «è stata ambiziosa come avevamo chiesto e come avevamo suggerito non ha mediato al ribasso», dicono fonti di palazzo Chigi.

ANGELA MERKEL MARK RUTTE

 

Allo stesso tempo il premier guarda con la «massima attenzione» ai prossimi passaggi. Perché se è vero che all'Italia andrà la fetta più grossa dei 750 miliardi del recovery fund (82 miliardi a fondo perduto e 91 di prestiti da restituire tra il 2028 e il 2058, per un totale di quasi 173 miliardi), è altrettanto vero che «il risultato non è acquisito». La proposta della Commissione andrà difesa al Consiglio europeo del 19 giugno. E soprattutto andrà resa operativa entro luglio, quando verrà celebrato un vertice straordinario, in modo da incassare la prima trance di fondi entro l'anno.

 

Che la von der Leyen non avrebbe deluso le aspettative del fronte guidato da Francia, Italia, Spagna, Portogallo Grecia etc. Conte lo sapeva dalla vigilia. Era stato Gentiloni ad avvertirlo che le cose, grazie soprattutto al sostegno di Angela Merkel, si stavano mettendo come auspicava Roma: i 500 miliardi a fondo perduto, contro cui si erano scagliati Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, non sarebbero stati toccati. E a questi sarebbero stati aggiunti 250 miliardi di prestiti. Così è stato. «Come nelle nostre più rosee previsioni», dicono fonti di palazzo Chigi. E il presidente dell'Europarlamento, Davide Sassoli avverte: «Siamo soddisfatti che la Commissione abbia accolto le nostre indicazioni e siamo sicuri che non si torna indietro, il Consiglio europeo dovrà essere altrettanto ambizioso».

paolo gentiloni bacia ursula von der leyen

 

Però, come dice Frau Merkel, ci sarà da combattere. L'Olanda e l'Austria già parlano di «posizioni lontane», di «lungo negoziato» e si dicono convinte che la proposta della Commissione verrà ridimensionata nel Consiglio europeo di giugno. Tant'è, che la Cancelliera dà per scontato che la «trattativa non si chiuderà» al vertice europeo del prossimo mese ed esclude che le risorse del recovery fund possano essere distribuite prima del 2021, quando entrerà in vigore il nuovo bilancio dell'Unione.

 

A palazzo Chigi però si dicono convinti che la Merkel saprà convincere i Paesi del Nord («altrimenti non si sarebbe esposta così tanto») e coltivano la speranza di incassare entro l'anno 3-4 miliardi e di prenderne altri 8-9 all'inizio del 2021. «Speravamo di meglio grazie al meccanismo chiamato bridge, ponte», dicono fonti del governo, «ma invece di scegliere la procedura adottata per il piano Sure anti-disoccupazione, la Commissione ha optato per la modifica dei regolamenti e per questa servono mesi e dovrà seguire all'approvazione del bilancio Ue e al via libera dei Parlamenti nazionali. Dunque non si finirà prima del febbraio prossimo. Nel frattempo però speriamo di rimediare 3-4 miliardi quest'anno, oltre ai fondi Sure e Bei».

 

Conte è orientato a prendere tutti e 172 i miliardi del recovery fund destinati all'Italia. «I prestiti con scadenza 2058», spiegano fonti di palazzo Chigi, «hanno un effetto economico uguale ai trasferimenti a fondo perduto e, pur avendo il difetto di aumentare lo stock del debito, sono a costo zero. Dunque conviene finanziare il nostro debito con questi prestiti, piuttosto che rivolgersi sul mercato dove i Btp costano non meno dell'1,5-1,8%: basta fare due conti per capire quanto si risparmierà in trent'anni...».

 

angela merkel emmanuel macron

IL NODO RITARDO

Il ritardo dell'arrivo dei soldi legati al recovery fund riapre la questione del ricorso al Fondo salva Stati (Mes). Si tratta di 36-37 miliardi per le spese sanitarie dirette e indirette allo 0,1% d'interessi. Ma Conte, che teme la reazione del 5Stelle, continua a ripetere che deciderà «al momento opportuno», chiedendo «il voto del Parlamento». «Sul Mes», sintetizza il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola, «decideremo quando il quadro di misure europee sarà completato, ovviamente si valuterà tutti insieme in maniera pragmatica, nell'interesse esclusivo della nazione».

 

C'è poi la questione di come spendere i soldi. Già è scattato l'appetito dei rosso-gialli, con Luigi Di Maio che dice di voler spendere quei fondi europei per tagliare le tasse. Sempre fonti di palazzo Chigi avvertono: «La sforbiciata fiscale non è una misura da recovery fund, ma la conseguenza di un nostro recovery plan che funziona: investimenti, digitalizzazione, green economy, imprese, istruzione, ricerca, turismo, cultura, trasporti, riforma della giustizia e della pubblica amministrazione». In poche parole»: «Abbiamo la grande occasione per modernizzare l'Italia». E per dimostrare a Matteo Salvini «che il sovranismo e l'anti-europeismo non portano a nulla, tant'è che oggi il leghista è rimasto senza parole». Un tasto, quello del leader leghista «sconfessato da Bruxelles», che Conte ama solleticare. Tanto più perché il centrodestra «è diviso».

EMMANUEL MACRON ANGELA MERKEL

 

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