meloni macron

COME E’ ANDATO L’INCONTRO TRA LA MELONI E MACRON? IL TOY BOY DELL’ELISEO GELIDO SUL PIANO MATTEI E SUGLI INVESTIMENTI IN AFRICA PREVISTI DAL PROGETTO DI PALAZZO CHIGI (IL FRANCESE NON INTENDE CEDERE TROPPO TERRENO ALL’ENI). SUI MIGRANTI C’È DA FARE I CONTI CON LA GERMANIA, ATTACCATA CON UNA MISSIVA DALLA SORA GIORGIA (LETTERA CHE HA IRRITATO, COME DAGO DIXIT, ANCHE IL QUIRINALE). MACRON TEME LA CAVALCATA DI MARINE LE PEN E CHIEDE ALLA MELONI, CHE DENUNCIA “UN CONTINUO SABOTAGGIO” DA PARTE DI SALVINI, DI EVITARE STRAPPI CON BERLINO – IL SALUTO DI MACRON A DRAGHI CON TANTO DI CENNO DEL TELEFONO. COME A DIRE: “CI SENTIAMO PIÙ TARDI”- DAGOREPORT

1. DAGOREPORT

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-caro-olaf-scholz-hellip-rdquo-rsquo-irritazione-eufemismo-368507.htm

 

2.INCONTRO MACRON-MELONI

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco, Anais Ginori per repubblica.it

MELONI MACRON

Camminano insieme. Gesticolano attraversando piazza Colonna. Varcano il portone della sede del governo. Un’ora e mezza faccia a faccia, Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, senza delegazioni. Un evento non scontato, certo. E tanto basta per far esultare la propaganda meloniana per la ritrovata amicizia tra duellanti.

 

A sera, però, fonti dell’Eliseo restituiscono un frammento di realismo politico che delude la destra di governo. “I due — filtra da Parigi — hanno continuato a discutere sulla necessità di trovare una soluzione europea alla questione migratoria”. Europea, non italiana.

 

MELONI MACRON

Significa che il Piano Mattei — ideato a Palazzo Chigi senza troppo coinvolgere la Farnesina — non convince la Francia. Non sarà adottato da Parigi, dove a dire il vero non hanno neanche capito bene di cosa si tratti. È la sintesi del messaggio rivolto dal leader alla collega: serve coerenza e un lavoro di lungo periodo. Tradotto: non puoi sbandare tra estremismo e ragionevolezza, non puoi immaginare di risolvere un problema epocale con due o tre slogan di pancia.

 

MELONI MACRON

Sono dettagli che confermano il senso dell’operazione politica macroniana. Dopo mesi di sgambetti e dispetti reciproci, riferiscono gli uomini più vicini al Presidente, è Meloni ad aver cambiato idea, abbandonando gli slogan sovranisti, i respingimenti e i blocchi navali che non esistono, per trattare in sede europea un’intesa tra partner. “È lei — dice un macroniano di livello — a venire sulle nostre posizioni, non il contrario”. E d’altra parte, Macron è reduce dall’incontro con Papa Francesco a Marsiglia, culminato con l’appello all’accoglienza e ad una soluzione europea condivisa.

 

 

Il realismo, riferiscono fonti di entrambi gli staff, domina il faccia a faccia.

 

(...) All’Eliseo temono la cavalcata dell’estrema destra francese, questo è certo. A Roma pure, perché Le Pen gioca di sponda con Salvini. Contenerli è prioritario. Proprio il ruolo del leghista e la sua resistenza al bis di Ursula von der Leyen entrano nel colloquio.

 

MELONI MACRON

Il dossier dei migranti domina ovviamente l’incontro. Meloni insiste per avviare la discussione del piano Mattei già all’Euromed di Malta del 29 settembre, poi a Granada il 6 ottobre. Macron accetta che se ne parli, anche perché l’Italia ha smesso di insistere sui ricollocamenti volontari. Uno scenario ideale, perché così l’Eliseo può inviare in chiave interna il messaggio della “fermezza” senza dare spazio alle destre. Su alcuni punti, però, manca l’intesa. Parigi, ad esempio, non gradisce l’attivismo italiano sugli investimenti in Africa, perché non intende cedere troppo terreno all’Eni.

 

(…) Coerenza e tempi lunghi, ancora. Anche perché c’è da fare i conti con la Germania, attaccata con una missiva dalla premier. Il francese chiede di evitare strappi e ribadisce che non è possibile ipotizzare intese escludendo Berlino. E d’altra parte, l’Eliseo non accetterà mai di indebolire lo storico legame con i tedeschi. Vale per il dossier migratorio, vale per il patto di stabilità, dove pure ha interessi convergenti con Roma.

 

Prima di salutarsi, Meloni riesce anche a descrivere il suo progetto di riforma costituzionale, che sogna la stabilità francese. I due si salutano, promettono di riaggiornarsi. Resta però negli occhi dei meloniani anche quel gesto di due ore prima, nell’aula della Camera per i funerali di Giorgio Napolitano. Macron saluta da lontano Mario Draghi, poi fa il cenno del telefono. Come a dire: “Ci sentiamo più tardi”. Dopo la nomina di Von der Leyen, un altro segnale che preoccupa Palazzo Chigi.

MELONI MACRON

 

 

 

3. TRA MELONI E MACRON SALVINI È DI TROPPO: CORTOCIRCUITO LEPENISTA

Simone Canettieri per il Foglio - Estratti

 

Succede tutto in contemporanea. Mentre Giorgia Meloni passeggia da Montecitorio a Palazzo Chigi parlottando con Emmanuel Macron a favore di telecamere e flash, all’Assemblée National, a Parigi, accade ciò che fino a pochi mesi fa sembrava impossibile. Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, che a maggio definiva il governo italiano “incapace”, risponde a un’interrogazione di Alexandre Loubet, deputato lepenista del Rassemblement national. “La verità è come dice madame Meloni: serve una soluzione europea all’immigrazione”.

 

In Aula Marine Le Pen si sbraccia, fa no con le mani. Poco prima il suo parlamentare aveva tessuto le lodi di Salvini quando era ministro dell’Interno, quando bloccava le navi, sentendosi dare questa risposta: “Perché se il patto sull’immigrazione è così cattivo Salvini e Meloni lo stanno sostenendo?”. E’ un cortocircuito all’interno della destra sovranista che racconta bene la giornata e fa il paio con le scene che si vedono a Roma, a margine dei funerali di Giorgio Napolitano.

 

giorgia meloni e emmanuel macron a roma dopo i funerali di giorgio napolitano

(…)

 

In questo scenario la sponda francese è indispensabile, soprattutto dopo la lettera di sconcerto inviata a Berlino sull’utilizzo delle ong. Sono i due forni che Meloni prova ad accendere. “Sovranismo pragmatico”, lo chiamano fonti diplomatiche. E’ la costruzione di una relazione complicata, quella fra Macron e Meloni, iniziata con dei bassi abbastanza clamorosi ma ora, fino a prova contraria, armonica per l’eterogenesi dei fini. 

 

(...)

Nelle intenzioni di Macron c’è anche il desiderio di ricucire le tensioni fra Roma e Berlino. E non a caso nella nota dell’Eliseo si parla di soluzione europea alla questione migranti, mentre il governo italiano ha sempre parlato di soluzione comune con la Francia. Sono dettagli sostanziali in una giornata che rende orgogliosa Meloni tanto da farle dire, ancora una volta, che “l’Italia non è isolata, ma è centrale”.

giorgia meloni e emmanuel macron a roma dopo i funerali di giorgio napolitano

 

A funestare il tutto ci sono però le parole non proprio diplomatiche di Andrea Crippa, vice di Matteo Salvini contro la Germania che “ottanta anni fa decise di invadere gli stati con l’esercito ma gli andò male, ora finanzia l’invasione dei clandestini per destabilizzare i governi che non piacciono ai socialdemocratici”. Un’uscita che manda su tutte le furie Meloni. Che parla con i suoi collaboratori di “un continuo sabotaggio” di parte del vicepremier leghista che sembra “fare come Penelope con la tela: la fa e la disfa di continuo”.

 

E questo accade nel giorno in cui è presente in Aula il presidente della repubblica federale tedesca Frank Steinmeier. Salvini come al solito cercherà di abbassare i toni, dopo la sortita del suo braccio destro, nel giorno in cui Macron gli passa davanti nell’emiciclo e lui nemmeno gira il collo per guardarlo. E oggi torna a riunirsi il Consiglio dei ministri. Due argomenti su tutti: un nuovo decreto sull’immigrazione (al centro i giovani migranti e la gestione dei nuovi hotspot) e la Nadef (con la previsioni di crescita che saranno al ribasso). In entrambi i casi, alla fine, l’Italia avrà bisogno dell’Europa e di alleati affidabili. A partire appunto dal caro (ex) nemico Macron.

ULTIMO FANGO A PARIGI - MEME BY EMILIANO CARLI EMMANUEL MACRON E GIORGIA MELONImeloni macron

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."