renzi di maio calenda

COME E’ LITIGARELLO ‘STO CENTRO-TAVOLA – CI SONO PIU’ ASPIRANTI LEADER CHE ELETTORI. SENZA CONTARE LE PROFONDE INCOMPATIBILITÀ (POLITICHE MA SOPRATTUTTO CARATTERIALI), A COMINCIARE DA QUELLA TRA RENZI E CALENDA, D'ACCORDO FORSE SOLO SU DI MAIO: INVISO A ENTRAMBI - SALA TENTENNA E DICE DI “GUARDARE CON ATTENZIONE” A LUIGINO (MA POI GLI ALTRI SI OFFENDONO), BRUGNARO PERDE QUASI TUTTI I PEZZI - CHE FARA' MARA CARFAGNA? - CLEMENTE MASTELLA: “IL CENTRO SE UNITO VALE QUASI IL 20% MA PURTROPPO GLI EGOISMI DI ALCUNI FRENANO UN PROGETTO AMBIZIOSO”

renzi di maio calenda

Claudio Bozza per il “Corriere della Sera”

 

«Guardo con attenzione a Luigi Di Maio». Poi Beppe Sala precisa: «Come guardo con attenzione ad altri». Però ieri, parlando a Verona, il sindaco di Milano non ha certo nascosto il suo interesse verso il cantiere - che qualcuno chiama dell'«area Draghi», qualcun altro del «grande centro» - inaugurato con l'uscita del ministro degli Esteri dai 5 Stelle.

 

Citato in tutti i retroscena politici come uno dei suoi principali interlocutori, Sala chiarisce che «non ho piani elaborati con Di Maio», ma ammette: «Tra i giovani politici è uno che è cresciuto, ha fatto il suo percorso, lo guardo con attenzione. Bisogna giudicare le persone non solo dal passato ma anche dal potenziale: ha fatto degli errori? Ma quanti ne ho fatti io...».

 

renzi calenda

Sulla collocazione di questo contenitore Sala ha le idee chiare: «Tutti parlano del centro, ma io non so esattamente cosa voglia dire. Credo che noi non possiamo stare con una certa destra. Se ti metti al centro, poi con chi governi? Devi fare delle scelte e la nostra deve essere quella di stare chiaramente in un ambito».

 

Gli aspiranti leader E se lo stesso Sala è stato spesso accreditato come uno dei possibili - futuri - leader di quest' area, il problema è che nell'«area Draghi per il dopo Draghi» di aspiranti leader - presenti - se ne contano già una sfilza. Almeno sei: Luigi Di Maio, Carlo Calenda, Matteo Renzi, Giovanni Toti, Mara Carfagna, Luigi Brugnaro. E riuscire a individuarlo sarà un vero rompicapo.

 

beppe sala

Perché sul tavolo ci sono profonde incompatibilità (politiche ma soprattutto caratteriali), a cominciare da quella tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, d'accordo forse solo su Di Maio: inviso a entrambi. L'operazione «grande centro» ha però discrete possibilità di successo, perché tutte le piccole formazioni in ballo hanno un granitico obiettivo comune: non sparire alle prossime Politiche. E per centrare questo traguardo, tra l'attuale legge elettorale e con 345 posti in meno in Parlamento, l'aggregazione dovrà essere più ampia possibile, sindaci in testa.

 

Servono i voti Punto primo: servono voti. Ma chi tra questi sei aspiranti leader li ha davvero? Perché dopo ogni scissione, arriva immancabilmente la prova del nove delle urne, quando poi molti sono scomparsi. Di Maio, almeno a giudicare le sue prime mosse, sembra aver ben capito i gravi rischi. Per questo ha deciso che Insieme per il futuro non sarà un partito e non avrà un simbolo, anzi sarà un «contenitore temporaneo» per unire più anime moderate. Lo strappo dei 61 parlamentari ex M5S è una operazione prettamente parlamentare. Ora resta da capire, Di Maio a parte, che nel suo collegio campano è sempre andato fortissimo, quali saranno gli altri «scissionisti» in grado di portare voti veri. Incognita non da poco: molti sono pressoché sconosciuti.

mara carfagna verso sud

 

Mara Carfagna, ministra per il Sud, spirito critico di Forza Italia, è l'unica donna tra i sei possibili leader, il che, oltre all'esperienza acquisita nei palazzi romani in quattro legislature, potrebbe favorire la sua possibile incoronazione come guida dei moderati. I voti? Carfagna, campana, è forte al Sud, bacino che quasi sempre ha deciso l'esito delle elezioni. «Tutti gli occhi sono puntati su di me dopo la scissione nel M5S? - riflette -.

 

 

Sto alla realtà e non azzardo previsioni, guardo a quanto accaduto. Di Maio ha deciso di consumare uno strappo molto coraggioso». Ma soprattutto: «Giudico questa scissione un bene, perché una parte del M5S ha dato vita a un processo di maturazione che li ha portati a prendere le distanze dalle posizioni estremiste dannose per l'Italia».

 

Il ruolo di Calenda Nella costruzione dell'«area Draghi», un azionista di maggioranza potrebbe essere Carlo Calenda. Azione, federato a +Europa, nei sondaggi veleggia tra il 4-5%. L'ex ministro, già alle ultime due tornate amministrative, ha tentato di fare da «capo cantiere» per aggregare più forze moderate.

 

luigi brugnaro e giovanni toti

L'incognita di Calenda, noto per il carattere fumantino, al momento è ancorata alla totale incompatibilità con i profili di Renzi e Di Maio, anche se dietro le quinte qualcosa si muove. Il fronte più spinoso per unire, forse, è quello di Matteo Renzi. Oggi Italia viva nei sondaggi oscilla tra il 2 e il 3%.

 

Così, anche per il forte pericolo di sparire alle Politiche, una personalità con forte ego politico come l'ex premier ha aperto al dialogo con altre forze, premettendo di essere anche disposto a fare un passo indietro. L'alleanza più fisiologica sarebbe tra renziani e il movimento del governatore ligure Giovanni Toti, che però ha già visto naufragare l'operazione con Coraggio Italia per unire anime, come quella di Luigi Brugnaro, che si sono poi rivelate del tutto incompatibili, tanto che il sindaco di Venezia ha proseguito da solo.

dario nardella

 

Ma ieri 7 parlamentari (a cui se ne potrebbero aggiungere altri 4) hanno lasciato Coraggio Italia per una nuova formazione, Vinciamo Italia.

 

Della litigiosità dell'area si è accorto, poi, un esperto dell'area come Clemente Mastella: «Il Centro se unito vale quasi il 20% ma purtroppo gli egoismi di alcuni frenano un progetto molto ambizioso».

 

Il lavorìo di Nardella Non è solo Sala, tra i sindaci, un interlocutore di Di Maio. Anche il primo cittadino di Firenze Dario Nardella, da esterno, sta lavorando per favorire l'alleanza con il Pd: «Serve un Ulivo 2.0, depurato da egoismi e protagonisti che affossarono quell'esperienza - spiega al Corriere -. È inutile girarci attorno: con questa legge elettorale siamo obbligata a costruire un'ampia alleanza per battere la destra». Una visione, quella dell'asse con Di Maio, che però registra anche dissensi rilevanti, come quello del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori.

renzi calenda

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”