francesco saverio borrelli

IL CONTROCANTO DI FILIPPO FACCI SU FRANCESCO SAVERIO BORRELLI: “QUALCHE FORMALISMO IN PIÙ, GLI AVREBBE EVITATO QUEL MANDATO DI COMPARIZIONE RECAPITATO A BERLUSCONI NEL 1994 A MEZZO ‘CORRIERE’ DAVANTI A UN CONSESSO MONDIALE. UN PIZZICO DI ETICHETTA AVREBBE EVITATO QUALCHE CARCERAZIONE INUTILE, QUALCHE VITA DISTRUTTA. ALLA FINE DEL 1999, SI SCOPRÌ CHE OPERARE CRAXI IN TUNISIA AVREBBE SIGNIFICATO ACCELERARNE LA FINE. A OPPORSI ALLA POSSIBILITÀ DI FAR RIENTRARE CRAXI IN ITALIA FU IN PRIMA PERSONA LUI…”

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

FRANCESCO SAVERIO BORRELLI

È morto un personaggio a suo modo straordinario, magnifico nella sua unicità e pur lontanissimo dai peana che gli dedicheranno le misere penne intinte nell' inchiostro di cancelleria. È l' unico che varrà davvero la pena la pena di ricordare nel pool zootecnico di "Mani pulite", anche perché neppure con tutta la fantasia delle fiction si sarebbe potuto immaginare un ammiraglio più diverso dai suoi soldati assaltatori, uno in particolare.

Borrelli, culturalmente e giuridicamente, è il massimo che Napoli abbia mai potuto produrre, lontano anni luce da certa cenciosità carnevalesca e prolissità ciceroniana.

 

FRANCESCO SAVERIO BORRELLI

Era cresciuto in una famiglia altoborghese con la fissa della musica e del francese, lingua ufficiale di casa. La madre e il padre erano diversi come di più non si poteva: lei, Miette, era una raffinata ma pur sempre passionale donna calabrese; il padre, Manlio, era invece un dannunziano fortemente permeato di estetismo e le aveva davvero tutte: l'occhio azzurro, il monocolo, il fisico da ufficiale di cavalleria, nietzschiano della prima ora, un monarchico antifascista - ennesima, apparente contraddizione - che a Milano sarebbe diventato presidente di Corte d'appello e buon amico di Indro Montanelli. Francesco Saverio era sprovvisto dell'approssimazione e indolenza partenopee, era un simpatizzante semmai della burocrazia austroungarica tutta costanza e disciplina, un signore da vacanze estive a Sils Maria, in Val Engadina.

 

SENTIMENTO E SENTENZE

Francesco Saverio Borrelli

Il dualismo tra musica e legge ebbe a dividere sempre e amabilmente tutta la sua famiglia. La sorella andò in sposa al musicologo Roman Vlad, mentre il fratello Fabio, elegantissimo e snob, fu consigliere dell' Opera di Roma ovviamente con classica villa a Capalbio. Musica e legge: Francesco Saverio studiò entrambe.

 

Il suo maestro di pianoforte e composizione, Roberto Lupo, disse che percepiva in lui un'inclinazione rigorosamente classica e poi un' altra disperatamente romantica, una lotta continua e di contrasto, la disciplina come gabbia di rigorosa coerenza e poi la tentazione del disordine. Nel 1951 vinse una borsa di studio per andare a Bayreuth, luogo sacrale del mito di Richard Wagner, e tornò completamente frastornato dal compositore che pure aveva ammaliato suo padre.

ILDA BOCCASSINI E FRANCESCO SAVERIO BORRELLI

 

Una passione eterna ma che accrebbe la sua indecisione sul che fare: tanto che nello stesso anno si diplomò al conservatorio e si laureò in giurisprudenza. Il titolo della tesi spiega tutto: "Sentimento e sentenza". Sceglierà quest' ultima.

 

Difficile cogliere il saldo tra questo Borrelli e quello che riuscì a divenire - il 17 marzo 1988, quando stava per compiere cinquantotto anni - procuratore capo a Milano. Convisse tranquillamente con la Milano dei socialisti, chiuso nella sua superiorità. Il resto si sa. Dopo le elezioni politiche del 5 aprile 1992 i partiti tracollarono e risuonò tutt' altra musica, la Götterdämmerung della vecchia Repubblica.

 

FRANCESCO SAVERIO BORRELLI

L' intervista che rilasciò il 1° maggio 1994 sul Corriere della Sera, dal sen fuggita, non si può dimenticare: «Dovrebbe accadere un cataclisma per cui resta solo in piedi il presidente della Repubblica che, come supremo tutore, chiama a raccolta gli uomini della Legge. E soltanto in quel caso noi potremmo rispondere. Non basterebbe certo ... una folla oceanica raccolta sotto i nostri balconi. Ma a un appello di questo genere, del Capo dello Stato, si potrebbe rispondere con un servizio di complemento», questo sì».

 

Fu un modo complesso per definire un golpe: ormai la magistratura prendeva i contorni di un grande gendarme con potere d'interdizione permanente su uomini e cose. Un faro accecante sul vuoto della politica. Perchè qualcosa accadesse, bastava farla accadere: Craxi in latitanza, Andreotti processato per mafia, Berlusconi nel mirino non appena candidato.

DI PIETRO - COLOMBO - FRANCESCO SAVERIO BORRELLI

 

TATTICA «BLITZKRIEG»

Quello che pochi sanno è che Borrelli, con un distacco storicizzante alla Sergio Romano (altro abitudinario di Sils Maria) col tempo ammise più o meno tutto. Ai tempi del decreto Conso (1993) è noto che giornali e magistratura furono in grado di bloccare le legittime decisioni del Parlamento; il governo aveva architettato una complessa depenalizzazione del finanziamento illecito ai partiti (dapprima con la collaborazione del Pool di Milano) ma poi lo stesso Pool stilò un comunicato di protesta e il bailamme mediatico fece il resto. Il pavido Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, non firmò.

FRANCESCO SAVERIO BORRELLI

 

E Francesco Saverio Borrelli, anni dopo, ammetterà: «La presa di posizione sul decreto Conso era stata, inutile negarlo, una forma di pressione sul Parlamento... noi eravamo in qualche modo degli interlocutori politicamente accreditati». Circa la tecnica di "Mani pulite", a un certo punto ammetterà che il Pool sceglieva gli obiettivi a seconda delle possibilità del momento e adottava una tattica che definì «Blitzkrieg», la guerra lampo degli eserciti germanici: una penetrazione impetuosa su una fascia molto ristretta di territorio lasciando ai margini le sacche laterali.

 

Peccato che questo implicasse una evidente discrezionalità dell' azione penale: sceglievano, cioè, la direzione verso cui andare. Quando poi la stagione di "Mani pulite" volse al termine, nel tardo 1994, fu comodo per molti - a destra e a sinistra - liquidarne le ragioni nel mancato coinvolgimento dei vertici del Pci o nella pervicacia con cui si puntava su Berlusconi.

 

FRANCESCO SAVERIO BORRELLI E ANTONIO DI PIETRO

Ma la ragione in realtà era un' altra, e coincise con un Paese che si stava divorando, e in cui proscenio e platea rischiavano di confondersi: l' indagine stava lambendo la stessa società civile e cioè gli italiani, che si disamorarono progressivamente dopo un'ubriacatura legalitaria che dapprima era parsa liberatoria, espiatoria, deresponsabilizzante. È una verità scomoda, ma Francesco Saverio Borrelli, anni dopo, la ammise: «L'atteggiamento dell' opinione pubblica cominciò a cambiare più o meno in coincidenza con l' indagine sulla Guardia di finanza... finché si trattò di colpire l'alta politica e i suoi rappresentanti, i grandi personaggi dei partiti che stavano sullo stomaco a tutti, non ci furono grandi reazioni contrarie. Anzi. Ma quando si andò oltre, apparve chiaro che il problema della corruzione non riguardava solo la politica, ma larghe fasce della società, insomma investiva gli alti livelli proprio in quanto partiva dal basso».

 

FRANCESCO SAVERIO BORRELLI

Neppure l' improvvisa concentrazione su Berlusconi fu esente da conseguenze sull'umore di parte degli italiani, anche in virtù di interviste che parevano editti: «Chi ha scheletri negli armadi non si candidi alle elezioni»; «Ci sono responsabilità ai vertici e verranno colpite», «inchioderemo l' imputato alle sue responsabilità», più altri pezzi da collezione esplicitamente dedicati a una singola persona che milioni di italiani avevano appena votato.

 

L'AMBIGUO DI PIETRO

Sì, anche il genio (del bene o del male: è lo stesso) commette errori o semplicemente straborda, catturato dalla dicotomia wagneriana che l' alto magistrato aveva dentro di sé. Un errore fu fidarsi di uno come Antonio Di Pietro, per esempio, che rimase invischiato nelle proprie ambiguità ma che soprattutto, al suo Capo - al quale dava del lei e rispondeva «signorsì» - queste ambiguità nascose per molto tempo.

 

Qualche formalismo in più, poi, avrebbe evitato a Borrelli quel celebre mandato di comparizione recapitato a un presidente del Consiglio nel 1994 a mezzo Corriere della Sera e davanti a un consesso mondiale. Un pizzico di etichetta avrebbe persino evitato, forse, qualche carcerazione inutile, qualche vita distrutta, qualche speculazione politica in più. Alla fine del 1999, poi, si scoprì che operare chirurgicamente il malato Craxi in Tunisia, dove si trovava, avrebbe significato accelerarne la fine.

 

FRANCESCO SAVERIO BORRELLI

Si mossero alcune delle massime autorità dello Stato, compresi il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi e il capo del governo Massimo D' Alema: ma a opporsi alla possibilità di far rientrare Craxi da uomo libero (e operabile, ma non in carcere) fu in prima persona lui, il Procuratore generale della Procura di Milano, Francesco Saverio Borrelli.

 

Il quale, a un certo punto, si ritirò di buon ordine da magistrato qual era sempre stato, senza sfruttare profferte improbabili. Fece eccezione l'incarico azzeccatissimo di presidente del Conservatorio di Milano, nominato da un'amministrazione di sinistra (Fabio Mussi) e poi fatto fuori da un' amministrazione di destra (Mariastella Gelmini).

 

Ma che gliene fregava, ormai aveva ottant' anni. Sparì dalla circolazione ed ebbe a presenziare solo alla Prima della Scala dove poteva vantare, rispetto alla maggioranza, un interesse addirittura musicale. Non conosciamo le sue opinioni degli ultimi anni su quest' Italia e sul personale politico che l' ha occupata, figlio a suo modo di "Mani pulite". Il Paese nato da quelle ceneri in effetti è tutto qui, oggi. Fortunato lui, che non deve più pensarci.

Ultimi Dagoreport

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO