DAGOREPORT
mario draghi in conferenza stampa 3
Anche Draghi, ogni tanto, commette un errore. In effetti, in questi anni, qualche decisione l’ha toppata, come la cieca corsa al Colle nel 2022, quando, auto-candidandosi su spinta del suo staff di Palazzo Chigi, si era convinto di poter succedere a Sergio Mattarella.
Sbagliò all’epoca, e sbaglia oggi a dare fin troppo adito, con le uscite pubbliche, alle voci che lo danno in corsa per la presidenza della Commissione europea.
“Mariopio”, come confermato da Matteo Salvini nel libro “Controvento”, è abituato a comandare, come si dice? a sedere a capotavola, e non si trova a suo agio in quelle dinamiche ineludibili della politica, che sono il dialogo, la trattativa e il compromesso. Servirebbe, inoltre, un po’ di “scaltrezza” per comprendere come e quando muoversi all’interno di un agone pieno di insidie e di serpi come quello della politica.
ursula von der leyen mario draghi di fronte al teatro 5 di cinecitta 22
Draghi, è bene ricordarlo, è stato riportato al centro dell’attenzione pubblica da Ursula von der Leyen, che l’ha scelto come “super-consulente” per realizzare un dossier sulla competitività dell’Unione europea. Un lavoro che l'allievo del liceo gesuita Massimo avrebbe dovuto consegnare brevi manu alla Presidente, lasciando a lei la responsabilità di illustrarlo pubblicamente.
“Mariopio” invece non ha resistito alle sirene dei media, che tanto lo incensano, ha dimenticato il committente del rapporto (Ursula) ed è salito in cattedra squadernando i difetti dell’Unione e le necessarie riforme, offrendosi come l’unico portatore della ricetta salva-Europa.
Più che un’autocandidatura, un “ghe pensi mi” da parte di chi l’Euro l’ha già salvato una volta con il famoso “Whatever it takes”. Un comportamento simile l’ha avuto Enrico Letta, a cui era stato commissionato il report sul mercato unico. Anch’egli non ha tenuto a freno la lingua e ha lasciato al suo ego la possibilità di strabordare.
Per Draghi è stato un grave errore di comunicazione e di opportunità politica, al punto che lo stesso Macron, suo grande sponsor, non l’ha presa bene (Scholz invece risulta non pervenuto perché impegnato a baciare la pantofola di Xi Jinping a Pechino).
Il toyboy dell’Eliseo sa che esistono delle procedure che non possono essere dribblate facilmente. Non a caso, oggi “Mounsier Arrogance” è intervenuto sul tema, dicendo: “Mario Draghi è "un amico formidabile, ma le nomine si fanno dopo il voto, bisogna prima convincere i cittadini sui programmi".
Al momento sul tavolo c’è una candidatura, certificata dal Congresso del Ppe: quella di Ursula von Der Leyen. Nel momento in cui la triade che oggi governa l’Unione (Macron, Scholz, Tusk) dovesse cambiare cavallo, si aprirebbe un’altra partita.
Al momento però, verso Ursula non sono arrivati siluri definitivi, ma soltanto aspre critiche che, in politica, possono essere uno strumento per spingere l’interlocutore a scendere a patti e trattare nuovi accordi. D’altronde, Ursula, come già dimostrato nel rapporto con Giorgia Meloni, è disposta a tutto pur di essere riconfermata.
mario draghi parla alla cop26 di glasgow 1
La presidente teme di essere scavalcata, per conto del Ppe, da Manfred Weber, in un ribaltamento di quanto avvenuto cinque anni fa (lo spitzenkandidaten allora era il presidente del Partito Popolare, poi uccellato proprio dalla cofana bionda per volere di Macron-Merkel).
La candidatura di Weber, per quanto credibile visto il suo solido animo europeista, porta con sé alcuni nodi politici tutti interni alla Germania: è esponente della Csu, il partito bavarese “junior partner” della coalizione con la Cdu (che è l'ala destra della Csu).
Sarebbe irrituale sostituire il cavallo di punta del partito più grande per sostituirlo con il frontrunner della formazione più debole. Senza considerare le posizioni più a destra di Weber, che in passato lo hanno spinto a dialogare apertamente con Giorgia Meloni e le euro-formazioni sovraniste, che potrebbero indispettire il socialista Olaf Scholz, che comunque al Consiglio europeo pesa.
EMMANUEL MACRON E MARIO DRAGHI
A Bruxelles si cercano delle alternative che al momento scarseggiano. L’ipotesi Roberta Metsola è considerata un ripiego. Se Ursula accettasse un compromesso con Macron, Scholz e Tusk, dopo le elezioni europee, si ritroverebbe a guidare una Commissione “sotto tutela”, anche per la debolezza di fare patti con tutti dell'ex portaborsette della Merkel. L’opposto, cioè, di quello che servirebbe all’Unione in una fase di disordine mondiale, che da Gaza all’Ucraina sta attanagliando il Continente.
Se invece, dal risultato delle urne, dovesse consolidarsi una situazione di stallo, tra veti incrociati, maggioranze ballerine, indecisione dei leader, a quel punto potrebbe uscire dal cilindro il coniglio Mario Draghi. Il suo nome sarebbe garanzia di una Commissione forte e autorevole, persino troppo per molti leader abituati a comandare e restii a cedere fette di sovranità all’Unione.
mario draghi ursula von der leyen
Il piano di “Mariopio”, d’altronde, è chiaro: difesa comune, stop alla concorrenza interna e maggiore integrazione finanziare, industriale, hi-tech. Di fatto un ceffone soprattutto per i sovranisti euroscettici perché gli Stati perderebbero potere.
E Giorgia Meloni? Se dopo il 9 giugno i risultati elettorali fossero meno lusinghieri del previsto e capisse di essere tagliata fuori dalla partita per la formazione della nuova Commissione, la Ducetta de' noantri potrebbe rientrare in gioco proprio lanciando il nome di Draghi.
mario draghi a spasso con il cane 2 MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ MATTEO SALVINI CONTROVENTO donald tusk mario draghi cop26 ROBERTA METSOLA IN VIAGGIO VERSO KIEV
LA DRAGHETTA - BY EMAN RUS GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI
mario draghi roberta metsola DONALD TUSK manfred weber congresso forza italia MANFRED WEBER - URSULA VON DER LEYEN - ROBERTA METSOLA - CONGRESSO DEL PPE MARIO DRAGHI emmanuel macron roberta metsola 2 mario draghi abbraccia emmanuel macron DRAGHI - ORBAN - MACRON - MITSOTAKIS - VON DER LEYEN mario draghi 4 Mario Draghi tra le cento persone pi influenti al mondo