roberto gualtieri christine lagarde giuseppe conte

EUROPA DA RECOVERY – I SOLDI DEL PIANO EUROPEO NON ARRIVERANNO PRIMA DEL 2021. MA QUI SI RISCHIA CHE L’EURO SALTI MOLTO PRIMA –  CHRISTINE LAGARDE L’HA CAPITO, E INFATTI IERI HA FATTO UN DISCORSO DURISSIMO: SE NON FACCIAMO STARE ZITTI RUTTE E KURZ PRIMA DELLA PAUSA ESTIVA AD AGOSTO PARTE LA SPECULAZIONE (REMEMBER 2011?)

Conte Ursula Stati Generali

1 – UE, VIA LIBERA AL DEBITO COMUNE. MA È SCONTRO SUL RECOVERY FUND

Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”

 

Un passo avanti: adesso si apre il vero negoziato tra i governi. Strada lunga da percorrere, in salita. Come atteso, i leader europei non hanno raggiunto un accordo né su Next Generation Fund, il nuovo pacchetto anticrisi da 750 miliardi di euro, né sul bilancio Ue 2021-2027, tuttavia hanno sdoganato la prospettiva di emettere debito comunitario in una scala mai sperimentata prima, prospettiva negata in radice fino a un paio di mesi fa. Il prossimo appuntamento è a metà luglio a Bruxelles, stop alle videoriunioni.

giuseppe conte angela merkel

 

LA RETE

L'Ue sta affrontando la recessione più grave dalla Seconda guerra mondiale, avverte Angela Merkel in pressing per un rapido sblocco della situazione, e ha tutto l'interesse a varare il Recovery Plan entro la fine dell'estate, prima di eventi come le elezioni americane. In ogni caso, avverte la cancelliera, i fondi all'Italia non arriveranno prima del 2021. E il tempo, appunto, stringe.

 

RUTTE KURZ MERKEL

Al presidente Ue Michel tocca costruire la rete di un compromesso. Ha promesso «proposte concrete». È incerto se i 27 ce la faranno entro fine luglio: la gran parte ha ribadito che bisogna provarci, non c'è tempo. Il premier Conte ritiene che il prossimo Consiglio sarà decisivo, l'olandese Rutte e lo svedese Löfven dicono che predire come andranno le cose è azzardato.

 

Però tutti sanno che traccheggiare non è un'opzione ed è stata la presidente della Bce Lagarde a chiarirlo: il piano di rilancio deve essere «ampio, veloce, flessibile e saldamente ancorato alle riforme perché la crisi è drammatica».

 

URSULA VON DER LEYEN E MARK RUTTE

I mercati sono calmi, valutano positivamente le mosse prese nell'emergenza, ma una scelta insufficiente e tardiva adesso «potrebbe rapidamente cambiare quella valutazione». Governi avvisati.  Le divergenze sono molte e su aspetti decisivi, tuttavia il clima del confronto viene giudicato da tutti «costruttivo», niente toni alti.

 

Non ci sono contestazioni sulla base politica e giuridica delle proposte von der Leyen. «Nessuno ne ha messo in discussione l'architettura e nessuno ha messo in discussione l'emissione di obbligazioni» da parte della Commissione, ha indicato la cancelliera tedesca che dal primo luglio sarà presidente di turno della Ue.

 

GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN

Sarà lei a tenere il pallino del negoziato in mano, più che il belga Michel e secondo molti questa è una garanzia. Neppure i 4 «frugali» hanno opposto una guerriglia di principio anche se è stata rievocata la litania che la Ue «non è una unione del debito» (l'austriaco Kurz).

 

«Non sottostimare le difficoltà», ha avvertito Michel. I «frugali concentrano il fuoco sull'eccesso, secondo loro, di sovvenzioni a fondo perduto agli stati rispetto ai prestiti. Olanda, Svezia, Danimarca e Austria cui si è aggiunta la Finlandia premono per ridurre le prime a vantaggio dei secondi: 500 miliardi contro 250 è considerato un insulto alla loro morale.

GIUSEPPE CONTE ANGELA MERKEL

 

Ma queste sono le posizioni di partenza e il negoziato vero, ha ricordato Michel, parte oggi. Ci sono pronte varie contropartite per i frugali, a cominciare dalla conferma dello sconto al contributo nazionale al bilancio Ue che neppure la Germania intende mollare come ha confermato ieri Merkel.

 

Il fronte di Visegrad appare meno coeso degli ultimi tempi: Ungheria e Cechia contestano la ripartizione delle risorse che premia più l'Europa del Sud che l'Europa dell'Est, da giorni Orban parla di «benefici ai ricchi con i soldi dei poveri».

 

I BENEFICIARI

il premier polacco morawiecki

Polonia, terza beneficiaria del piano per la ripresa dopo Italia e Spagna, e Slovacchia sono ora più vicini agli «ambiziosi». Questi ultimi sono veri sostenitori dei 750 miliardi con al centro il Recovery Fund: per la Germania la proposta von der Leyen «è appropriata».

 

Macron la difende a spada tratta e così Conte e Sanchez, fra i più preoccupati dai traccheggiamenti: «Più tempo perdiamo più la recessione sarà profonda». Vero solo in parte, perché i 750 miliardi saranno utilizzabili dal 2021 (lo ha ricordato Merkel). Per il 2020 sono previsti solo 11,5 miliardi.

 

charles michel

E non è detto che regga l'idea di far durare il Recovery Fund fino al 2024, troppo per la cancelliera e lo dicono anche i «frugali». Tra gli ambiziosi Portogallo, Grecia, Irlanda, Lussemburgo. Altri punti di divergenza sono il volume del piano di rilancio, l'aumento delle risorse proprie e il volume del bilancio (1100 miliardi), le condizioni per avere gli aiuti (i «frugali» vogliono rafforzare il legame con le riforme), la «governance», i criteri di ripartizione dei fondi.

 

Per Francia e Germania l'unica cosa non discutibile è la parte di sussidi: 500 miliardi. Sulla quantità di prestiti potrebbero esserci limature. Così come è controverso il volume del bilancio Ue a 1100 miliardi per 7 anni.

 

2 – E LA LAGARDE DIVENTA LA SIGNORA SALVA CONTE

Franco Bechis per “il Tempo”

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles

 

Il vertice Ue di ieri che avrebbe dovuto essere la conclusione dorata degli Stati generali dell' economia organizzati in Italia da Giuseppe Conte, si è concluso come ormai si era capito con un nulla di fatto. Il Recovery Fund non c' è ancora e non ci sarà nel 2020 in ogni caso, e l' accordo unanime fra i 27 paesi è ancora lontano.

 

Ma non si può dire che l' incontro sia stato un buco nell' acqua. Perché a renderlo assai diverso è stato l' intervento iniziale del governatore della Bce, Christin Lagarde, che ha dato una mano non da poco ad Angela Merkel e anche al premier italiano.

chiusi per virus

 

La custode della banca centrale ha usato toni drammatici, spiegando che in tutta Europa si perderanno milioni di posti di lavoro e che già nel mese di giugno la disoccupazione dovrebbe essere salita al 10% continentale rispetto all' ultima rilevazione del 6,6% (7,3% nella sola area dell' euro).

 

christine lagarde

Il Pii nell' ultimo trimestre dovrebbe essersi contratto del 13% rispetto a quello precedente e su base annua la stima è di un a caduta continentale dell 8,7% (cosa che fa presagire una caduta italiana superiore al 10 per cento vista la differenza con la media europea).

 

Le tinte sono fosche, e le previsioni sul virus molto incerte (ieri si è avuta ad esempio una inattesa impennata nel trend dei contagi in molte regioni della Francia), ragione per cui il vecchio continente si trova in una situazione di debolezza che non aveva mai provato.

 

Lagarde è andata subito al sodo con i capi di stato europei: se si da un messaggio confuso e l' idea che i 27 prima della pausa estiva non riescano a mettersi d' accordo sul Recovery Fund, ad agosto partirà sui mercati l' attacco all' euro e alle sue economie da parte della speculazione che ha come sempre tutte le armi cariche per la bisogna.

CHRISTINE LAGARDE

 

Bce sarebbe costretta ad utilizzare risorse straordinarie per la difesa della moneta, ma in quel modo molti sogni di ricostruzione svanirebbero e si butterebbero via inutilmente risorse finanziarie.

 

Il discorso della governatrice deve avere colto nel segno, perché molte asperità nella riunione si sono smussate. A leggere le ricostruzioni fatte circolare informalmente sui principali media europei dai capi di Stato, i veri ostacoli all' accordo sono ancora due: l' entità del fondo che si porta dietro le quote di distribuzione fra i vari paesi, e la sua condizionalità.

 

CHRISTINE LAGARDE

Sul primo punto si trovano sullo stesso asse i quattro paesi frugali (Olanda, Danimarca, Austria e Svezia) e il cosiddetto gruppo di Vise grad. La resistenza di quest' ultimo è stata assai amplificata in Italia per motivi di esclusiva polemica politica nei confronti del centrodestra, che ha rapporti amichevoli con il leader del gruppo, Victor Orban e con i polacchi.

 

Ma lo scopo del loro «ni» semplicemente quello di spuntare qualche miliardo di fondi in più per i loro paesi che certo non erano al centro della divisione. Quanto alla entità del fondo Francia e Germania che inizialmente avevano proposto una potenza di fuoco da 500 miliardi (portata a 750 dalla commissione europea), stanno tessendo la trattativa dando disponibilità a ridurre l' entità complessiva, puntando meno sulle somme a prestito (250 miliardi di euro), ma conservando gran parte dei contributi a fondo perduto (500 miliardi) che sono quelli che più interessano l' Italia.

 

giuseppe conte angela merkel 1

Con le due esigenze in campo probabilmente all' Italia toccherà una somma inferiore a quella fino ad oggi ipotizzata e comunque oscillante fra i 130 e i 140 miliardi di euro. Resterebbe però quasi integra la parte di contributi a fondo perduto, vicina agli 80 miliardi di euro, e sono quelli che contano.

 

chiuso per virus

Grazie anche alla Lagarde i paesi frugali sembrano avere allentato e non di poco le barricate che avevano alzato sui contributi a fondo perduto. Ma hanno rafforzato e difficilmente se ne scosteranno la richiesta di condizionalità strette per l' utilizzo con tanto di controllo in tempo reale e restituzione dei fondi se qualcosa non dovesse essere impiegato in modo corretto.

 

Su questo aspetto Conte ha glissato (non poteva fare altro), ma certo condizionalità strette pensate proprio per la scarsa fiducia nei confronti.

ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 3ursula von der leyenHOEKSTRA E RUTTE

 

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?