shoigu e putin

I FALCHI DIETRO I DELIRI DI PUTIN - AL FIANCO DELLO ZAR C'È DA SEMPRE SERGEY SHOIGU, L'UOMO CHE GUIDA L'ARMATA RUSSA E HA UNO DEI PULSANTI DELL'ATOMICA: CINICO E DI SUCCESSO, È AL GOVERNO DAL '91 EPPURE NON È DI SAN PIETROBURGO E NON ERA NEMMENO NEL KGB - DA KOZAK AL GENERALE GERASIMOV, NELLE STANZE DA CUI SI GUIDA IL CONFLITTO LE COLOMBE SONO POCHE: MA CHI HA SCOMMESSO SULLA VITTORIA FACILE ORA RISCHIA...

1 - SHOIGU, L'ETERNO FALCO CHE GUIDA L'ARMATA RUSSA (E HA IL PULSANTE ATOMICO)

Angelo Allegri per “il Giornale

 

valery gerasimov sergei shoigu

È l'uomo dell'arsenale atomico e delle nuove, modernizzate Forze Armate russe. Ma è anche una delle persone più vicine a Putin in queste settimane di guerra.

 

Quando il presidente russo si fa fotografare a torso nudo nella foresta, o mentre pesca in qualche torrente selvaggio, molto spesso accanto a lui c'è Sergey Shoigu: oltre che ministro della Difesa è anche presidente della Società Geografica russa e i due condividono la passione per la vita all'aria aperta, oltre che per l'hockey.

 

sergei shoigu vladimir putin

A Putin ha regalato due operazioni militari che hanno raggiunto con precisione chirurgica gli obiettivi: la Crimea nel 2014 e la Siria negli anni successivi. Oggi gli analisti, impegnati ad interpretare la verticale del potere al Cremlino, lo considerano tra i pochi ancora in grado di farsi ascoltare da un leader sempre più isolato e diffidente.

 

Ma se le operazioni in Ucraina dovessero trascinarsi ancora a lungo anche la sua posizione si farebbe delicata. Shoigu, che ieri ha annunciato che le forze missilistiche e le flotte del Nord e del Pacifico sono entrate in allerta di combattimento rafforzata, è un esemplare unico nell'entourage putiniano: è al governo senza interruzioni dal 1991, più di 30 anni di navigazione impermeabili a ogni tempesta.

 

Sergei Shoigu e Vladimir Putin

Eppure non è di San Pietroburgo e non era nemmeno nel Kgb. Una mosca bianca. Lui e Putin hanno iniziato a collaborare ai tempi della seconda guerra cecena nel 1999. L'attuale presidente, allora appena nominato primo ministro, faceva il poliziotto cattivo e giurava che avrebbe catturato e ucciso i terroristi ceceni «perfino nel cesso».

 

sergei shoigu 3

Shoigu era il «buono», o così, almeno così gli spin doctor del Cremlino lo raffiguravano: da ministro delle Emergenze nazionali (quella che noi chiameremmo Protezione civile, ma che in Russia è militarizzata), cercò di creare un corridoio umanitario per la popolazione civile, prima che la capitale Grozny fosse rasa al suolo dall'aviazione.

 

sergei shoigu 2

Entrambi appartenevano al partito al potere, che poi diventerà l'attuale «Russia Unita» di Putin. Fino al 2012 Shoigu rimase ministro delle Emergenze per approdare poi alla Difesa. Una carriera atipica, la sua, fin dalla provenienza. È nato nella regione di Tuva, nel Sud della Siberia al confine con la Mongolia, da un padre di etnia tuvana e da una madre russa, che però viveva a Lugansk, nell'Ucraina contesa.

 

sergei shoigu 1

A far decollare le sue ambizioni fu Eltsin, che nei primi anni 90 creò il ministero delle Emergenze praticamente per lui. Nelle settimane della crisi ucraina ha assunto toni da duro, definendo «non umani» i «nazionalisti» al governo a Kiev e poi, non più tardi della metà di febbraio, smentendo con faccia da pokerista di fronte al suo collega britannico di aver in corso alcuna preparazione per un attacco.

 

vladimir putin e sergey shoigu 2

A lui viene attribuita l'ammodernamento delle strutture dell'esercito con la riduzione del ruolo dei coscritti, la formazione di unità più mobili e con maggiore potenza d'attacco, nonché la conclusione secondo tempi previsti del programma di adeguamento delle circa 5mila testate nucleari che la Russia può schierare.

 

È stato lui a potenziare il Gru, il servizio segreto militare che ha iniziato a occuparsi di operazioni un tempo di pertinenza esclusiva del Fsb (l'ex Kgb) Qualche anno fa, quando ancora non si pensava a una modifica della Costituzione per consegnare a Putin il potere a vita, si fece il suo nome per la successione. Ora il suo futuro (e ormai anche quello del suo principale) sembra appeso all'andamento della campagna in Ucraina.

 

2 - DA KOZAK AL GENERALE GERASIMOV: ECCO CHI SI MUOVE DIETRO ALLA GUERRA

Matteo Sacchi per “il Giornale

 

valeri gerasimov

C'è un vecchio modo di dire Russo: «Il Cremlino ha molte torri». Sta a significare che è sempre difficile capire come si muove il governo di Mosca, perché al suo interno si scontrano sotto traccia diverse componenti.

 

Nel caso della crisi Ucraina la nota impenetrabilità, di matrice sovietica, viene accresciuta dal così detto «fumo della guerra». Però ci sono alcuni elementi chiave della vicenda, che si muovono attorno a Putin, di cui è bene avere a disposizione un piccolo Who is Who. Uno dei personaggi chiave dell'invasione russa è Dmitry Kozak, Putin lo porta con sé da quando era consigliere del sindaco di San Pietroburgo per gli Affari Internazionali.

 

Vladimir Putin e Dmitry Kozak

Un legame di lunghissima data, quindi, che in parte esula dagli incarichi che Kozak ricopre, di volta in volta, ora è vicedirettore dello Staff del Cremlino. L'ex Spetnatz sarebbe secondo alcune fonti al vertice di quelle operazioni speciali che avrebbero dovuto essere la svolta del conflitto.

 

E al momento non hanno funzionato così bene. La storia non si ripete mai però, giusto per fare un esempio: Galeazzo Ciano aveva garantito al Duce di aver corrotto gran parte dei generali greci prima dell'inizio della guerra d'Albania. Sappiamo come è finita. Ieri con l'arrivo di Vladimir Medinsky come capo delle trattative, Kozak è stato dirottato, ufficialmente almeno, su: «aspetti sociali, umanitari e altri aspetti dello sviluppo delle repubbliche del Donbass».

 

Dmitry Kozak

Al lato opposto della scacchiera interna, sempre parlando di operazioni coperte si troverebbe, Sergei Naryshkin: altro fedelissimo della prima ora di Putin e a capo dei servizi segreti esterni della Federazione. Naryshkin è stato sempre considerato uno dei falchi, al pari del suo collega al vertice dei servizi interni Alexander Bortnikov (sono già finiti nel mirino delle sanzioni statunitensi).

 

vladimir putin sergei naryshkin.

Eppure sembra che, in questo caso, sia esitante e che non si possa considerare completamente in linea con Putin, tanto da beccarsi anche qualche umiliazione pubblica. Anche perché le operazioni di sorveglianza e sabotaggio sull'Ucraina restano sotto la competenza dell'Fsb (il servizio di sicurezza interno, e questo spiega cosa i russi pensino dell'indipendenza Ucraina) e, quindi, il contrasto rispetto alle aspettative sulla campagna potrebbe nascere anche da informazioni diverse e contrastanti.

 

sergei naryshkin

Ora la prudenza di Naryshkin potrebbe essere rivalutata? Di certo al centro della crisi si muovono due altri attori fondamentali. Sono Sergei Lavrov e il ministro della difesa Sergei Shoigu.

 

I due Sergei sono un po' i «Mister Wolf» di Putin i suoi «risolvi problemi». Vecchie volpi della politica, esenti da scandali, carriere iniziate ai tempi dell'Urss. Shoigu ha contribuito molto allo snellimento dei quadri delle forze armate russe che avrebbe dovuto proiettarle verso una maggiore modernità e flessibilità.

 

VLADIMIR PUTIN

Sicuramente c'è riuscito sulle unità di punta. Ma forse ha creato un "Orso da combattimento" tutto denti ma con poco corpo dietro. Lavrov è un duro della politica internazionale e sin qui ha gestito la partita a scacchi diplomatica che gli è stato chiesto di gestire senza una sbavatura rispetto a Putin.

 

Se ha provato la sensazione di essere finito fuori dalla scacchiera per essere proiettato in un orribile poker, con il bluff più azzardato degli ultimi vent'anni, è riuscito a non darlo troppo a vedere. Di certo è un uomo potente e anche Putin non può abusare della sua fedeltà.

 

Vladimir Putin

Non si può chiudere questa carrellata senza citare il generale Valery Gerasimov, capo di Stato maggiore delle Forze armate. Gerasimov, uno dei maggiori strateghi militari di Mosca è famoso per le sue teorizzazioni sull'Hybrid warfare.

 

Proprio quello che viene usato in Ucraina. Ma in questa operazione pare essere messo in secondo piano ora come ora, almeno all'apparenza. In pubblico, quando si annuncia deterrenza nucleare, compare con il broncio. Ne ha ben donde, pare i militari avrebbero preferito opzioni meno estreme. E in Russia non sono i soli. Ma al momento il Cremlino avrà pure molte torri ma un solo Putin.

Ultimi Dagoreport

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...