angelo becciu alberto perlasca papa francesco bergoglio

LA FARSA DEL PROCESSO BECCIU CONTINUA - SANDRO MAGISTER SCODELLA UN DOSSIER FINORA INEDITO, CONSEGNATO DA EDGAR PENA PARRA AL TRIBUNALE VATICANO: IL DOCUMENTO NON SOLO RISCHIA DI CREARE UN INCIDENTE DIPLOMATICO CON LA CINA PER UN ATTACCO HACKER, MA FA ANCHE TORNARE A GALLA MONSIGNOR PERLASCA, RESPONSABILE DELL’UFFICIO AMMINISTRATIVO DELLA SEGRETERIA DI STATO FINO AL 2019. PERCHÉ È STATO PROSCIOLTO SULL’AFFARE SLOANE SQUARE? E COSA SAPEVA IL PAPA? E SE GLI IMPUTATI CHIAMASSERO IN GIUDIZIO ADDIRITTURA BERGOGLIO?

Da http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/

 

giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio

Tra le carte in possesso del tribunale vaticano chiamato a giudicare il cardinale Giovanni Angelo Becciu e altri imputati, con la prossima udienza fissata al 25 gennaio, c’è una Nota informativa in testa alla quale c’è scritto che “durante l’udienza di tabella dello scorso 6 aprile il Santo Padre ha dato l’autorizzazione di rendere pubblica la suddetta Nota”. Firmato: Edgar Peña Parra, sostituto segretario di Stato.

 

IL DOCUMENTO CONSEGNATO DA PENA PARRA AL TRIBUNALE VATICANO

È quello che Settimo Cielo fa in questo post: fornire ai lettori i tratti essenziali di questo documento finora inedito, consegnato da Peña Parra al tribunale vaticano per descrivere la situazione della Segreteria di Stato nel momento della sua entrata in carica come sostituto, il 15 ottobre 2018, “nonché alcuni aspetti dell’operato della Segreteria di Stato riguardanti il Palazzo 60 Sloane Avenue a Londra”.

PROCESSO A ANGELO BECCIU IN VATICANO

 

Il dossier è di 322 pagine, con numerosi allegati, ma le pagine chiave sono le prime venti con la Nota di Peña Parra. Nelle quali compare tra l’altro un’informazione che potrebbe creare un incidente diplomatico niente meno che con la Cina.

 

Vi si legge infatti di “alcune notizie fornite dall’arcivescovo di Vilnius (Lituania) riguardanti l’insicurezza” del sistema informatico vaticano. Con Peña Parra che specifica così: “Un nipote dell’arcivescovo, esperto in materia, aveva l’evidenza dell’intromissione della Cina nel nostro sistema informatico e ne abbiamo avuto la prova”.

papa francesco bergoglio edgar pena parra

 

*

Vulnerabilità informatica a parte, il quadro che Peña Parra tratteggia della Segreteria di Stato e in particolare del suo ufficio amministrativo diretto all’epoca da mons. Alberto Perlasca è decisamente critico.

 

“Il Santo Padre – vi si legge – aveva indetto una revisione contabile dell’ufficio amministrativo e dei fondi della Segreteria di Stato, che sarebbe dovuta essere completata prima dell’arrivo in sede del nuovo sostituto”, cioè di Peña Parra al posto del suo predecessore Becciu.

ALBERTO PERLASCA

 

Ma niente di ciò fu fatto. Perlasca – scrive Peña Parra – giustificava l’inadempienza sostenendo che “la Segreteria di Stato aveva vissuto negli ultimi anni un tempo molto difficile con la Segreteria per l’Economia, a causa delle pretese del cardinale George Pell di prendere il controllo di tutta l’amministrazione della Santa Sede, il che voleva dire interferire nelle competenze proprie della Segreteria di Stato in ambito amministrativo.

 

PROCESSO A ANGELO BECCIU IN VATICANO

In secondo luogo, sempre mons. Perlasca era dell’idea che sia il precedente revisore generale, il dott. Libero Milone, che l’attuale revisore generale, il dott. Alessandro Cassinis Righini, non fossero persone degne di fiducia”.

 

Peña Parra scrive che sia lui, sia il revisore, hanno più volte insistito perché la volontà del papa fosse adempiuta. Ma senza alcun risultato. L’ufficio amministrativo faceva “sciopero bianco”, senza modificare di una virgola il suo sistematico “modus operandi”, descritto così:

 

giovanni angelo becciu

“Si tratta di un meccanismo nel quale si mette il superiore sotto pressione, spingendolo ad agire in fretta, prospettando eventi ‘catastrofici’, del tipo: ‘Se non si firma subito si rischia di perdere molti soldi’. […] Molte volte ero inaspettatamente interrotto anche quando ricevevo ambasciatori, vescovi, ecc., per firmare documenti urgenti che, a loro detta, non potevano attendere la fine dei colloqui. […] Il Leitmotiv continuo era che non conoscevo la ‘macchina’ e quindi che le incertezze da me avanzate erano immotivate e rallentavano solamente il lavoro dell’ufficio amministrativo”.

giuseppe pignatone 1

 

La cattiva gestione riguardava anche i soldi in possesso della Segreteria di Stato, depositati in tre fondi di investimento e in ben tredici banche, con i rispettivi contratti “quasi sempre stipulati in favore delle controparti”. Per non dire dei “seri errori” di contabilità, che “gonfiavano ingiustificatamente il valore del patrimonio gestito dalla Segreteria di Stato”, ritenuto a una certa data pari a 603 milioni di euro quando invece era di 425 milioni.

 

Insomma, “la gestione complessiva era finalizzata alla speculazione finanziaria e non alla preservazione conservatrice e sicura del patrimonio della Segreteria di Stato”.

stabile di sloane avenue londra

E il disastroso affare di Londra? A giudizio di Peña Parra è stato “l’opera maestra dell’ufficio amministrativo, nella quale si verificano tutte le criticità suddette e tante altre che l’immaginazione umana farebbe difficoltà a mettere in atto. Per esempio andando a cercare il peggio della finanza internazionale ed entrare con loro in business”.

 

*

La seconda parte della Nota di Peña Parra riguarda appunto gli sviluppi dell’operazione di Londra dalla fine di novembre del 2018 in poi, di cui si occuparono non solo lui, il sostituto, ma anche il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e papa Francesco in persona.

 

Il 22 novembre 2018, sollecitato da mons. Perlasca a dare il via libera a un’iniziativa finanziaria definita “urgentissima” per raddrizzare l'operazione d’acquisto del palazzo di Londra, Peña Parra gli ordinò di redigere un “memorandum utile a presentare l’istanza al cardinale segretario di Stato e al Santo Padre per la loro valutazione in merito”.

ALBERTO PERLASCA

 

A questo scopo, domenica 25 novembre il sostituto chiese e ottenne “un incontro urgente con il Santo Padre”, il cui responso fu un “sì” con cautela: “Egli mi ha chiesto di tenere presente due cose, che poi ha ripetuto in vari momenti: (i) ‘cerchiamo di perdere il meno possibile’ e (ii) ‘noi dobbiamo voltare pagina e ricominciare da capo’”.

Il giorno dopo, lunedì 26 novembre, anche il cardinale Parolin diede la sua approvazione, restituendo a Peña Parra il memorandum con in calce questa annotazione scritta a penna in un italiano un po’ zoppicante:

 

“Dopo aver letto questo memorandum, alla luce della spiegazioni fornite ieri sera da mons. Perlasca e dott. Tirabassi, avute assicurazioni sulla solidità dell’operazione (che porterebbe vantaggi alla Santa Sede), la sua trasparenza e l’assenza di rischi reputazionali (che, anzi, verrebbero superati quelli legati alla gestione del Fondo GOF) sono favorevole alla stipulazione del contratto”.

Giovanni Angelo Becciu

 

Il Fondo GOF, Global Opportunity Fund, al quale il cardinale Parolin allude, era uno dei tre fondi di investimento nel quale la Segreteria di Stato aveva investito denari, per l’esattezza 200 milioni di dollari in precedenza depositati presso le banche svizzere BSI e UBS, con le quali nel 2014 l’allora prefetto della Segreteria per l’Economia cardinale George Pell aveva ordinato di chiudere i conti. Il Fondo GOF, utilizzato per investire nell’affare di Londra, era gestito dal finanziare Raffaele Mincione.

 

Edgar Pena Parra

L’operazione fu dunque compiuta. “Con il benestare del Santo Padre e del cardinale segretario di Stato – scrive Peña Parra – siamo andati avanti a perfezionare l’operazione di riacquisto della società proprietaria del palazzo, firmando la ratifica in data 27 novembre 2018”.

 

Restavano però ancora da riscattare mille azioni in possesso di un altro finanziere, Gianluigi Torzi, il quale chiedeva, per cederle, 10 milioni di euro.

Le ipotesi alternative inizialmente valutate in Segreteria di Stato erano le seguenti: “1) iniziare un contenzioso contro il Torzi; 2) riacquistare il pieno controllo dell’asset (quindi quantificare il valore delle mille azioni)”.

 

La soluzione adottata fu la seconda, non solo perché “considerata più economica e con rischi più contenuti”, ma soprattutto perché “prettamente allineata con la Superiore volontà”, cioè con la volontà del papa. Il quale non solo incoraggiò la Segreteria di Stato a procedere per questa strada, ma diede lui stesso l’impulso al negoziato con l'aiuto di un suo amico di vecchia data, come riferito da Peña Parra nella Nota:

LA LETTERA DI ENRICO CRASSO A ANGELO BECCIU

 

“Sabato, 22 dicembre 2018, il Santo Padre mi ha chiesto di recarmi a Santa Marta dove mi ha presentato il dott. Giuseppe Milanese, […] che ho conosciuto per la prima volta, nonché il dott. Manuele Intendente, […] di cui ho saputo dopo essere uno degli avvocati del Torzi, mentre il Milanese era una conoscenza del Santo Padre.

 

[…] Il giorno successivo ho ritenuto opportuno chiedere chiarimento all’ufficio amministrativo circa quanto appreso durante l’incontro a Santa Marta. […] Non trovandosi in sede mons. Perlasca, già partito per le vacanze di Natale, ho convocato il Tirabassi nel mio ufficio”. Fabrizio Tirabassi, anche lui tra gli imputati del processo, era il numero due dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato.

 

RAFFAELE MINCIONE

Pochi giorni dopo, il 26 dicembre, festa di Santo Stefano, papa Francesco ricevette di nuovo Torzi a Santa Marta, con i famigliari, facendosi anche fotografare con lui (vedi sopra), e ne riferì a Peña Parra, che nella Nota registra così la consegna ricevuta da Francesco:

 

“Il mio agire […] era ed è tutt’ora motivato dal desiderio di mettere in pratica la volontà Superiore, manifestata anche in sede d’incontro con il Torzi il 26 dicembre 2018, cioè di ‘perdere il meno possibile e ripartire da capo’”.

 

Un terzo incontro tra il papa e Torzi fu di poco successivo, così riferito da Peña Parra:

“I primi giorni del mese di gennaio 2019, il Santo Padre ha ricevuto in udienza il Torzi insieme all’Intendente, al prof. Renato Giovannini e al Milanese e il sottoscritto. Durante un breve incontro, papa Francesco ha voluto ribadire al Torzi che apprezzava quanto egli aveva fatto per la Segreteria di Stato, e che aveva dato al sostituto il mandato di riorganizzare per esteso la gestione patrimoniale e finanziaria della Segreteria di Stato e che la Sua volontà era di ‘voltare pagina e ricominciare da capo’, Questa Superiore volontà è diventata per noi il punto di forza nel negoziato con il Torzi, il quale non ha potuto mai negare il volere espresso dal Santo Padre”.

GIANLUIGI TORZI

 

Le mille azioni furono effettivamente rilevate dalla Segreteria di Stato  il 2 maggio 2019, al prezzo di 10 milioni di euro.

 

Ma ciò non trattiene Peña Parra dallo scrivere, nella Nota, d’essere “arrivato alla convinzione che la Segreteria di Stato è stata vittima di una truffa”, per come il capo dell’ufficio amministrativo aveva operato in precedenza, “costringendo di fatto la Segreteria di Stato, in sede di risoluzione contrattuale, a pagare al Torzi” quella somma cospicua:

angelo becciu papa francesco

“Con la firma prematura e comunque non autorizzata dai superiori, mons. Perlasca aveva ceduto al Torzi non soltanto le mille azioni, ma soprattutto il diritto esclusivo di gestione del palazzo, […] creando un ingente danno patrimoniale alla Segreteria di Stato, per non parlare del danno reputazionale per il Santo Padre e tutta la Chiesa”.

 

Sta di fatto che il ricupero delle mille azioni è stato negoziato e concluso con Francesco come primo attore, stando a ciò che è scritto nella Nota informativa di Peña Parra resa pubblica per volontà dello stesso papa.

 

I CONTATTI DI GIANLUIGI TORZI

Interrogato nella fase istruttoria del processo contro Becciu e altri imputati, Perlasca ha confermato questo coinvolgimento del pontefice, venendo però aspramente zittito dai promotore di giustizia Alessandro Diddi: “Monsignore, questo che dice non c'entra niente! Noi prima di fare questo che stiamo facendo siamo andati dal Santo Padre e gli abbiamo chiesto che cosa è accaduto, e di tutti posso dubitare fuorché del Santo Padre”.

 

Reso pubblico da un avvocato difensore nell’udienza del processo del 17 novembre scorso, questo passaggio dell’interrogatorio di Perlasca ha indotto Diddi a smentire se stesso, negando di aver interrogato il papa.

GIANLUIGI TORZI PAPA BERGOGLIO

 

Ma che Francesco sia stato tra i protagonisti della vicenda finita sotto processo in Vaticano è ormai assodato. E se gli imputati lo chiamassero in giudizio? La grande incognita sarà come sciogliere questo nodo.

 

angelo becciu

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…