luca lotti david ermini luca palamara

È FINITA LA PRIMA REPUBBLICA DEI GIUDICI: IL NUOVO POTERE È NELLE CORRENTI LIQUIDE - NATE NEGLI ANNI 60 CON IDEOLOGIE FORTI, LE CORRENTI SONO STATE PER MEZZO SECOLO UN SISTEMA DI GOVERNO DELLA CATEGORIA, CON SCONTRI EPICI - MA LE RIFORME HANNO CAMBIATO LE CARRIERE E IL MODO DI TROVARE CONSENSI PER ENTRARE NEL CSM - LE STORIE ESEMPLARI DI PALAMARA E FERRI...

Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”

 

Palamara

A chi non è capitato di sbagliare a inviare una e-mail? Nel novembre 2012 Francesco Vigorito, componente del Consiglio superiore della magistratura, spedì a migliaia di magistrati una lettera scritta per pochi sodali («Miei cari...») della sua corrente, Magistratura Democratica. Nella e-mail esprimeva «il dubbio» di aver commesso «un'ingiustizia troppo grossa» nominando per «qualche pressione interna» e in ossequio a logiche di «opportunità politica» la persona meno adatta alla presidenza di un tribunale.

fabrizio centofanti

 

Qualcuno si scandalizzò, qualcuno finse. Poi si continuò a fare come prima. Nel 2013 Ignazio Marino, candidato a sorpresa del Pd a sindaco di Roma, fu invitato a un incontro elettorale in un elegante palazzo dalle parti di piazza Colonna. A stringergli la mano una cinquantina di magistrati di ogni ordine e grado: Corte dei conti, Tar, Consiglio di Stato, tribunali civili e penali. Tra loro Luca Palamara. A fare gli onori di casa Fabrizio Centofanti, lobbista arrestato nel 2018 per corruzione e ora indagato con l'accusa di aver elargito a Palamara soldi, viaggi, regali.

 

Palamara ha negato regali e reati, ammettendo l'amicizia con Centofanti, peraltro condivisa «con importanti figure di vertice della magistratura ordinaria e amministrativa».

Nomi che tornano nello scandalo delle nomine del Csm che deflagra dentro e fuori il palazzo. Il vicepresidente David Ermini ha parlato di «evidenti tracce di degenerazioni correntizie, giochi di potere e traffici venali: o sapremo riscattare con i fatti il discredito che si è abbattuto su di noi o saremo perduti».

David Ermini

 

Taluni magistrati rimpiangono un passato glorioso in cui le correnti erano forti e impegnate; altri sospirano che «così fan tutti, da sempre». Le prime correnti nacquero nel 1964. Magistratura indipendente, conservatrice, propugnava un'organizzazione gerarchica e un ruolo del giudice limitato all'applicazione letterale della volontà politica. Magistratura democratica, progressista, si batteva per una distribuzione orizzontale del potere giudiziario e un'interpretazione del diritto «costituzionalmente orientata».

 

luca palamara

Unicost è il correntone centrista, «balena bianca» con un'anima conservatrice e una progressista. Nel 1988 Falcone e altri se ne dissociarono denunciandone la lottizzazione. Nacque così la corrente Movimenti per la Giustizia, che dieci anni fa ha costituito con Magistratura Democratica un cartello elettorale di centrosinistra chiamato Area.

Nei decenni le correnti hanno animato dibattiti e scontri furibondi, con un profondo afflato culturale. Ma sono anche state un sistema di potere.

 

Il mosaico che emerge dalle carte di Perugia segna una mutazione genetica. Come la Prima Repubblica fondata sui partiti, è finita quella giudiziaria incardinata sulle correnti tradizionali. Quelle di oggi sono «liquide». Nella corsa all'ambito posto di capo della Procura di Roma, Palamara e alcuni (quanti?) esponenti di Unicost non brigavano per aiutare Giuseppe Creazzo, candidato della loro corrente, ma il procuratore generale di Firenze Marcello Viola, benché di Magistratura Indipendente.

 

giuseppe pignatone

Ciò in nome della «discontinuità» con il procuratore uscente, Giuseppe Pignatone, anch'egli di Unicost come i «cospiratori». Anche la parallela caccia a un procuratore di Perugia pare prescindere dal criterio dell'appartenenza correntizia. Più che alla casacca, si bada alla disponibilità ad aprire fascicoli su colleghi «nemici». Per non dire della stessa Magistratura Indipendente: a Roma, dovendo scegliere tra due associati, rinuncia alla certa vittoria di Franco Lo Voi (più anziano e titolato, votato anche da Area) per percorrere la strada più accidentata.

 

Altri tempi, quelli delle correnti monolitiche e onnipotenti. Quando per boicottare una nomina bastava ordinare a qualcuno nel Csm «di andare a fare la pipì al momento del voto» (così Edmondo Bruti Liberati, secondo il racconto di Alfredo Robledo). Quando le correnti raggruppavano le nomine in «pacchetti» per garantire nella contestualità gli accordi di spartizione. In assenza dei quali posti importanti rimanevano vacanti per anni pregiudicando «il prestigio dell' istituzione», come denunciò nel 2013 il presidente Giorgio Napolitano.

palamara - lotito

 

Nel 2002 Berlusconi cambiò il sistema elettorale dei membri togati del Csm, sostituendo il proporzionale per liste con uno strano maggioritario uninominale a collegio unico nazionale. Chiunque può candidarsi (dentro e fuori le correnti) e concorre individualmente. L'obiettivo era depotenziare le correnti. Risultato boomerang: candidature indipendenti ammazzate in culla (impossibile fare campagna nazionale senza un'organizzazione), accordi preventivi, liste corte per evitare dispersioni di voti.

 

edmondo bruti liberati

E correnti diventate contenitori fluidi e scalabili, dalle forme mutevoli. Proprio mentre la riforma Castelli-Mastella (2006) riportava elementi gerarchici nelle carriere e stabiliva criteri nuovi (e anch'essi liquidi) per accedere ai posti più prestigiosi. Valorizzando anche attività, istituzionali e non, più utili alla costruzione di consensi personali che all'attività giurisdizionale. Deleghe gestionali, convegnistica, incarichi internazionali. Persino la Scuola di magistratura, dove passano centinaia di magistrati, può diventare trampolino di lancio per un giro al Csm. Come l'organizzazione delle partite di calcio della nazionale magistrati può servire a tessere relazioni politiche (così Lotti ha detto di aver conosciuto Palamara).

 

Alle ultime elezioni del Csm sono accadute cose strane. Le quattro correnti in lizza, a dispetto dei proclami bellicosi, per i 4 posti in quota pubblici ministeri hanno presentato solo 4 candidati. Più che eletti, nominati. Tra i giudici di merito, 13 candidati per 10 posti. In Cassazione, dove si giocava la vera battaglia, Unicost ha perso lo storico primato: un'emorragia di quasi 900 voti rispetto ai giudici di merito che ha consegnato il seggio a Magistratura Indipendente.

luca palamara 7

 

«C'è stato uno spostamento deliberato di pacchetti di voti tra correnti», riferiscono due diversi testimoni di quella campagna elettorale, sotto vincolo di riservatezza. Al netto dei rilievi penali (respinti dagli indagati), i protagonisti delle intercettazioni dell' inchiesta perugina sono i capi di questa stagione di correntismo 2.0.

 

Post ideologica, come dimostra la parabola di Palamara. Figlio di magistrato, studia per il concorso all'istituto Jemolo (che da qualche giorno ha rimosso la sua pagina nella sezione dedicata agli ex allievi illustri), comincia come toga rossa in Calabria, cresce nella Unicost che guarda a sinistra, diventa il più giovane presidente dell'Anm, il sindacato cui aderisce il 90% delle toghe, va al Csm e crea l'asse con Magistratura Indipendente.

COSIMO FERRI

Che, pur essendo la corrente più conservatrice e dialogante col governo gialloverde, risulta governata di fatto da Cosimo Ferri, altro protagonista (benché non indagato) delle trattative sulle nomine. Anch'egli figlio di magistrato: il padre Enrico, prima di diventare famoso come ministro dei 110 km/h in autostrada, era stato leader di Magistratura Indipendente. Ai suoi tempi riuniva settimanalmente i membri del Csm per catechizzarli. E convocava luculliani convegni giuridici nella natìa Pontremoli.

 

Cosimo ha proseguito la tradizione, aggiornandola ai tempi. Brillante, disponibile, trasversale. Eletto a 35 anni nel Csm. Nel 2010, finito il mandato, diventa leader di Magistratura Indipendente. Contesta l'antiberlusconismo (anche di Palamara) e fa proselitismo parlando di ferie, stipendi, carichi di lavoro. Nel 2012 trionfa alle elezioni dell'Anm con 1199 preferenze, un record.

luca palamara 4

 

Ma i colleghi lo lasciano all'opposizione. Al governo ci va da un'altra porta: l'esecutivo Letta, di cui diventa sottosegretario alla Giustizia in quota Forza Italia. Sopravvive alla rottura del patto del Nazareno (chez Verdini) e resta al governo fino alla fine della legislatura, quando Renzi gli garantisce un seggio parlamentare blindato. Fuoriclasse della politica giudiziaria, nel 2014, incurante del ruolo politico e istituzionale, invia ai magistrati un sms elettorale chiedendo voti per due (non per tutti) candidati della sua corrente. Puntualmente eletti.

 

Quando Davigo guida la scissione contro di lui fondando Autonomia e Indipendenza, Ferri pare destinato al declino. Ma alle elezioni 2018 del Csm aumenta voti e seggi, stringendo con Palamara il patto che porta Ermini alla vicepresidenza. Poi il duo comincia a occuparsi delle nomine. Sostiene Viola per Roma. Come, per altra via, fa Davigo. Che in commissione incarichi il 23 maggio vota con la corrente da cui si era allontanato polemicamente.

 

Davigo

Ferri era sottosegretario del governo Renzi che, abbassando l'età pensionabile da 75 a 70 anni, decapitò in un colpo i vertici della magistratura, con un ricambio senza precedenti. Davigo ha calcolato che tra il 2014 e il 2018 il Csm ha varato 1049 nomine, di cui il 30% bocciate (anche ripetutamente) dal Consiglio di Stato: motivazioni deboli, arbitraria selezione dei curricula, «criteri incongrui e spuri» di valutazione dei candidati.

Anche questo ha indebolito il Csm. Fino a che il correntismo 2.0 ha precipitato il terzo potere dello Stato in una crisi senza precedenti.

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…