giuseppe conte fiducia

I GEMELLI CONTE, DUE FIGLI UNICI - IL DISCORSO DEL CONTE-1 MESSO A CONFRONTO CON IL CONTE-2: DA CONVINTO SOVRANISTA POPULISTA A PACIOSO SOCIALDEMOCRATICO EURO-COCCOLONE - IACOBONI: ''IN ITALIA ANCHE IL 'RITORNO ALLA SERIETÀ' È UNA BARZELLETTA. LA DOMANDA RESTA. QUESTO MEDIOCRE SPETTACOLO CON MOLTI DOSI DI TRASFORMISMO, SERVIRÀ A SGONFIARE IL NAZIONALISMO POPULISTA IN ITALIA? OPPURE SERVIRÀ A INFIAMMARLO, RENDENDOLO ANCORA PIÙ VIRULENTO?''

 

Dal profilo Twitter di Jacopo Iacoboni:

https://twitter.com/jacopo_iacoboni

 

Sintesi del discorso:

 

quell’altro era Conte mio fratello, ma abbiamo litigato

 

Provo imbarazzo per lui, per noi che assistiamo a questa farsa, per chi l’ha sostenuta

 

Almeno con un altro premier ci sarebbe stata una parvenza di credibilità, così è tutto ridicolo, lunare, clownesco

GIUSEPPE CONTE FIDUCIA 2019

 

È comunque, gli va riconosciuto, un personaggio al livello di Boris Johnson.

 

In Italia e Uk sono in corso due tragedie ridicole, speculari, benché - va detto - simmetriche. In Italia anche il “ritorno alla serietà” non è una cosa seria. Anche l’antipopulismo è una barzelletta

 

discorso di conte alla camera per la fiducia al governo

Va anche detto che, stavolta, gli viene dettato un posizionamento assai meno pericoloso per l’Italia in politica estera: Usa, Nato, Ue (patto di stabilità solo “da migliorare”).

 

Lui non è credibile, ma dubito avrà margini di manovra per fare grossi danni su questi temi

 

La domanda resta: questo mediocre spettacolo, con dosi per molti indigeribili di trasformismo, servirà alla fine a sgonfiare il nazionalismo populista in Italia?

 

O invece servirà a infiammarlo, rendendolo ancora più virulento ideologicamente?

 

Non lo so. Vedremo

 

 

 

 

 

2. TUTTE LE DIFFERENZE TRA GIUSEPPE CONTE E GIUSEPPI CONTE. I DISCORSI A CONFRONTO DI CONTE 1 E CONTE 2

Michele Arnese e Andrea Mainardi per www.startmag.it

 

 

 

GIUSEPPE CONTE FIDUCIA 2018

Pochette a tre punte. Cravatta pastello per inaugurare il governo che definisce della sobrietà, del rigore, della mitezza. Giuseppe Conte si presenta così alla Camera. L’avvocato del popolo del giugno 2018 oggi rimarca l’intenzione di avviare una stagione riformatrice. Punta a durare tutta la legislatura. Vanno in soffitta i cavalli di battaglia della Lega come la flat tax – che nel 2018 definiva obiettivo. E fa capolino un accenno non esplicito allo ius soli. La critica all’Europa è un ricordo. Anzi, rileva “punti di convergenza decisamente promettenti con la neo-presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen”.

 

Un’ora e mezza di allocuzione. Il premier batte il suo precedente record, con il discorso più lungo di presentazione di un nuovo esecutivo della storia repubblicana. Le 5860 parole di un anno e mezzo fa sono lievitate a 7334.

 

luigi di maio e giuseppe conte

Quindici mesi fa replicava a chi storceva il naso per un governo nascente accusato di “netta cesura con le prassi istituzionali”. “Tutto vero – rivendicava in gialloverde – Dirò di più: non credo si tratti di una semplice novità. La verità è che abbiamo apportato un cambiamento radicale del quale siamo orgogliosi”. In giallorosso, adesso il premier intende aprire una “nuova e risolutrice stagione riformatrice”. “Equilibrio e misura, sobrietà e rigore affinché i cittadini possa guardarci con rinnovata fiducia”. Detta: “Vogliamo lasciarci alle spalle le dichiarazioni roboanti. Prendiamo l’impegno a curare le parole e a utilizzare un lessico più consono e rispettoso”.  E Salvini è bell’e sistemato.

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini

Così vanno in soffitta i riferimenti al populismo. Diceva in giugno: “Le forze politiche che integrano la maggioranza di governo sono state accusate di essere populiste, antisistema. Bene, sono formule linguistiche che ciascuno è libero di declinare. Se populismo è l’attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della gente, e qui traggo ispirazione dalle riflessioni di Dostoevskij, se antisistema significa mirare a introdurre un nuovo sistema che rimuova vecchi privilegi e incrostazioni di potere, ebbene, queste forze politiche meritano entrambe queste qualificazioni”. Oggi l’esecutivo socialdemocratico (come lo aveva definito giorni fa Start Magazine) cita il socialdemocratico Giuseppe Saragat: “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano”. Stessa citazione ripresa qualche mese fa da Sergio Mattarella nel trentennale della morte di Saragat.

 

GIUSEPPE CONTE FIDUCIA 2018

Il colpo d’occhio è evidente. A Montecitorio il presidente del Consiglio parla con alla sua destra il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, alla sinistra quello degli Esteri, Luigi Di Maio. Nel 2018 occupava lo stesso posto il pentastellato, Matteo Salvini non c’è più. E su sicurezza e immigrazione si cambia registro. Diceva all’epoca: “Metteremo fine al business dell’immigrazione, che è cresciuto a dismisura sotto il mantello della finta solidarietà”. Adesso si sfuma nel perseguire “una politica modulata su più livelli, basata su un approccio non più emergenziale, bensì strutturale, che affronti la questione nel suo complesso, anche attraverso la definizione di un’organica normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone, ma che si dimostri capace di affrontare più efficacemente i temi dell’integrazione, per coloro che hanno diritto a rimanere e dei rimpatri, per coloro che non lo hanno”. Aggiunge in un altro passaggio: “Promuoveremo una più efficace protezione dei diritti della persona, anche di nuova generazione”. Apertura allo Ius soli, a cui il premier si era detto favorevole ad aprire una discussione nel marzo scorso? Intanto si rivedranno i decreti sicurezza “alla luce delle osservazioni critiche formulate dal presidente della Repubblica”. E prevede l’istituzione di “corridori umanitari europei”. New entry gradita alla Comunità di Sant’Egidio.

 

di maio conte salvini

Fraseggio nuovo anche in politica estera. Nel discorso 2018, ribadiva “la convinta appartenenza del nostro Paese all’Alleanza atlantica con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato”; ma pure annunciava: “Saremo fautori di una apertura verso la Russia. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni”. Cenno assenti questa volta, confermando il collocamento dell’Italia nell’asse europeo e atlantico, con un’attenzione particolare al Mediterraneo, in particolare per la stabilizzazione della Libia, e ai Balcani. I rapporti con Russia, India e Cina proseguono, ma “dovranno essere declinati sempre e comunque con modalità compatibili con la nostra vocazione euro-atlantica”.

 

Sul fisco, si conferma: scompare la flat tax. Definita obiettivo nel 2018, non ce n’è traccia nel lungo discorso giallorosso, dove compaiono espressioni come “progressività”, “riduzione tasse sul lavoro”. Obiettivo scongiurare “l’aumento automatico dell’Iva e avviare un alleggerimento del cuneo fiscale”. Non taglio, ma alleggerimento, dunque.

 

roberto fico

Si mostra preoccupato per i conti. “Le risorse saranno reperite con una strategia organica e articolata, che includerà un controllo rigoroso della qualità della spesa corrente”. A questo riguardo aggiunge: “Vanno completate e rese efficaci le attività di spending review” e “un attento riordino del sistema di tax expenditures, che salvaguardi l’importante funzione sociale e redistributiva di questo strumento, nonché un’efficace strategia di contrasto all’evasione”.

 

Cade la linea dura dell’ex ministro 5s Toninelli quando il programma di governo giallo-rosso parla di revisione – quindi: non revoca, come annunciato da un anno ogni giorno dai Pentastellati – delle concessioni autostradali. Ma oggi il premier ha scandito: “Quanto al procedimento in tema di concessioni autostradali avviato a seguito del crollo del ponte Morandi, voglio chiarire che questo Governo porterà a completamento il procedimento senza nessuno sconto per gli interessi privati”. Parlando dunque di procedimento – termine asettico – dunque di revoca? Boh.

maria elena boschi

 

A Pentastellati comunque concede il “no a nuove concessioni per le trivellazioni” trangugiato dal Pd (ma gli effetti in corso sono già rilevanti per le concessioni in corso, come approfondito da Start in questo articolo) e ricorda l’obiettivo della riduzione del numero dei parlamentari.

 

Molto peso alla parità di genere, gradito a sinistra. E poi un impegno a curare le parole, a utilizzare un lessico più consono, più rispettoso delle persone, della diversità delle idee: “La lingua del governo sarà una lingua mite; perché siamo consapevoli che la forza della nostra azione non si misurerà con l’arroganza”.

 

Morale: Salvini, tiè.

 

 

luigi di maio

 

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")