giorgia meloni emmanuel macron giancarlo giorgetti

GIORGETTI MANDA AVANTI I FRANCESI PER OTTENERE QUALCHE CONCESSIONE DA BRUXELLES – AL MINISTERO DELL’ECONOMIA SPERANO CHE L'UE CONCEDA A PARIGI UN PO’ DI FLESSIBILITÀ PER LA PROSSIMA LEGGE DI BILANCIO COSÌ IL GOVERNO DUCIONI POTREBBE SPERARE IN UN TRATTAMENTO SIMILE – IL “PIANO B” DEL TESORO: ATTUARE UNA CORREZIONE DEI CONTI CHE PERMETTA DI RISPETTARE IL PATTO DI STABILITA’, PER DIMOSTRARE CHE L'ITALIA NON È COME LA FRANCIA. MA BISOGNEREBBE TAGLIARE I COSTI CON L’ACCETTA E ALZARE LE TASSE… 

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

Nel governo, e soprattutto nel ministero dell’Economia, sono almeno due le opzioni discusse in modo più o meno sommerso. Entrambe fanno i conti con gli scenari delle prossime settimane, quando potrebbe formarsi in Francia un governo di estrema destra o un esecutivo tecnico senza maggioranza, proprio mentre Parigi e Roma diventano le osservate speciali di una procedura per deficit a Bruxelles e i mercati finanziari prolungano – potenzialmente – le stesse fibrillazioni viste negli ultimi venti giorni.

 

[…] Ma l’opzione più tradizionale, per l’Italia, resta quella di mettersi all’ombra della Francia. Se il prossimo governo di Parigi dovesse ottenere a Bruxelles qualche (implicita) concessione riguardo alla stretta richiesta con la prossima legge di bilancio, l’Italia potrebbe sperare in un trattamento quasi altrettanto di favore.

 

meloni macron

Di fatto questa è già la linea di governo, malgrado le tensioni fra la premier Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron. Lo si è visto nell’autunno scorso: il governo francese propose per il 2024 un obiettivo di deficit del 4,4% del prodotto lordo, di conseguenza l’Italia indicò il suo al 4,3%; l’idea era di puntare al deficit più alto possibile che rimanesse appena sotto a quello di Parigi, in modo che nessuno potesse trattare Roma come un caso estremo.

 

[…]  oggi il deficit francese sta scendendo di poco nel 2025 e se la Commissione Ue chiederà a Parigi solo uno sforzo minimo, il ministero dell’Economia di Roma potrebbe chiedere concessioni simili. Di sicuro ciò aiuterebbe il governo a chiudere una legge di bilancio per la quale, sulla carta, vanno reperite risorse per circa venti miliardi.

 

giorgia meloni kyriakos mitsotakis

Poi però esiste una seconda opzione per l’Italia, discussa (discretamente) nel ministero dell’Economia. Essa prevede una correzione di bilancio piena, convincente, cioè di applicare il nuovo Patto di stabilità. Senza curarsi delle eventuali esitazioni di Parigi. L’obiettivo in questo caso sarebbe di lanciare ai mercati il messaggio che l’Italia non è la Francia, ma si distingue in meglio.

 

Sarebbe lo stesso messaggio che la Spagna e il Portogallo hanno dato per distinguersi dall’Italia negli ultimi tre o quattro anni: non si sono messi in scia dei ritardi di Roma, ma ne hanno approfittato per mostrare le differenze. E Madrid e Lisbona sono state premiate con un costo da interessi molto più basso di quello che grava su tutta l’economia italiana. […]

 

giorgia meloni guarda in cagnesco emmanuel macron g7 1

La struttura tecnica attorno a Giancarlo Giorgetti, al dicastero dell’Economia, è tentata di coglierla. Senz’altro ne ha parlato al ministro. Resta da capire se Giorgetti stesso ne abbia parlato con Meloni e se la politica non pensi invece di mettersi in scia a Parigi. Potrebbe essere pericoloso.

 

Proprio in questa fase nella Banca centrale europea ci si sta chiedendo come intervenire per sedare eventuali tensioni, innescate dalla Francia nelle prossime settimane. Le regole della Bce permettono acquisti mirati di titoli sotto attacco, in caso di Paesi sotto procedura per deficit, solo se i governi coinvolti applicano le raccomandazioni di Bruxelles sui conti.

 

giancarlo giorgetti alla camera

Sarà un’altra discriminante — anche per l’Italia — se una coabitazione conflittuale fra il presidente Emmanuel Macron e un governo di estrema destra produrrà tensione di mercato. Anche per questo aiuterebbe se il governo Meloni restasse costruttivo, verso la Commissione Ue, invece di moltiplicare le incomprensioni. Giorgetti lo sa. Il resto del governo, è molto meno chiaro.

GIANCARLO GIORGETTI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…