matteo renzi giuseppe conte

IL GOVERNO REGGERA’ AL FATTORE RENZI? – ASSE ZINGARETTI-CONTE PER LIMITARE MATTEUCCIO, AL NAZARENO TIRA ARIA DI RESA DI CONTI: “DOBBIAMO FARGLI CAPIRE CHE SIAMO PRONTI A DARGLI UN CEFFONE BELLO FORTE” – LO SPETTRO DI NUOVE USCITE VERSO "ITALIA VIVA" ALLARMA IL PD, I CONTATTI TRA FRANCESCHINI E BOSCHI - L'INTESA TRA RENZI E DI MAIO CHE ALLARMA CONTE…

Monica Guerzoni per il “Corriere della sera”

 

matteo renzi al senato

«Il clima con Renzi si è rasserenato...». Il mezzo sospiro di sollievo che filtrava in serata da Palazzo Chigi conferma a quale livello sia arrivata la tensione ai vertici dell' alleanza di governo, da quando «Matteo» ha cominciato a giocare la sua partita politica da leader di Italia viva.

 

Il premier Giuseppe Conte, che aveva chiesto alla squadra compattezza e lealtà, non sopporta che Renzi alteri gli equilibri e non sembra convinto che la strategia del silenzio di Nicola Zingaretti basterà ad arginare l' esuberanza del predecessore.

 

«Renzi è a caccia di visibilità e noi dobbiamo ignorarlo, non inseguirlo - ripete a porte chiuse il segretario del Pd -. Se stiamo al merito e non raccogliamo le polemiche si sgonfierà da solo». Ma non tutti, al Nazareno, la pensano come il presidente del Lazio. Il fragoroso attacco del vice Andrea Orlando, che ha accostato la Leopolda renziana al Papeete salviniano, rivela i dubbi e i tormenti di chi vorrebbe vedere maggiore energia nel contenere il «fattore R». «Dobbiamo fargli capire che siamo pronti a dargli un ceffone bello forte», rimuginano i più nervosi nel Pd, dove giorni fa girava l' idea di prendere le risorse per il cuneo fiscale sacrificando gli 80 euro, vessillo dell' era Renzi.

Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte

 

Se Orlando è preoccupato, Conte lo è di più. Venerdì da Assisi il premier ha evocato la fine prematura della legislatura («rischiamo di non andare avanti») per ammonire l' alleato recalcitrante, che stando ai sondaggi non può permettersi di andare a votare. Accusando Renzi di essere stato «scorretto» su Iva e cuneo fiscale, Conte ha rinsaldato l' asse con il Pd, ancora sotto choc per la scissione e terrorizzato da altre uscite. L' ultima senatrice ad aver detto bye bye era una zingarettiana di ferro, Anna Maria Parente. E non è finita, perché se i renziani negano che Renata Polverini si sia autosospesa dal gruppo di Forza Italia per traslocare in Italia viva, le stesse autorevoli fonti parlano di «altri dieci deputati e senatori in arrivo, da qui a Natale».

renzi di maio

 

E così, un po' la paura dello stillicidio di uscite, un po' la consapevolezza che una corda così tesa può spezzarsi, ieri la frenata è stata evidente. Renzi in tv da Lucia Annunziata ha agitato un «ramoscello d' ulivo» e Palazzo Chigi, grazie al lavoro di ambasciatori e pacificatori, lo ha raccolto. Questo non vuol dire che ci sarà a breve un faccia a faccia, perché Conte insiste nel volere al tavolo della maggioranza solo i ministri e i capidelegazione.

 

myrta merlino offre un bicchiere di vino alla boschi 3

Se un contatto diretto tra il premier e Renzi nelle ultime ore non c' è stato, a placare le acque ha contribuito la tessitura dietro le quinte del ministro Dario Franceschini, che anche ieri ha sentito Maria Elena Boschi in qualità di capogruppo di Iv. Ma dietro i segnali di fumo la maggioranza resta fragilissima, scossa dai venti del Russiagate, dai soldi per la manovra che scarseggiano, dalla bufera sugli F-35 e dal centrodestra che si ricompatta.

 

giuseppe conte dario franceschini

È vero che Renzi «per quieto vivere» ha dato il via libera al taglio del cuneo per 2,7 miliardi, ma è vero anche che ha suggerito a Conte di cedere «a un professionista» la delega sui servizi segreti, altro terreno minato su cui il premier metaforicamente cammina. L' altro fattore di instabilità è l' intesa tra Renzi e Luigi Di Maio, che ha preso a confrontarsi al telefono con l' ex premier.

 

«Per noi la legislatura dura fino al 2023», si è impegnato a parole Renzi. Ma al Nazareno non è sfuggito che il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, abbia predetto sul Corriere che «fino al 2020 Matteo non romperà». Come dire che il governo Conte potrebbe finire molto

luigi di maio dario franceschinigiuseppe conte nicola zingaretti 1

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…