di maio salvini soldi spending review

GOVERNO SOTTO PRESSIONE. FISCALE – L’ISTAT: NEL PRIMO TRIMESTRE DELL’ANNO IL LIVELLO DELLE TASSE SUL PIL HA RAGGIUNTO IL 38%, AUMENTANDO DELLO 0,3% RISPETTO AL 2018: È IL DATO PIÙ ALTO DAL 2015 –L’INDICATORE PERÒ VA PRESO CON LE MOLLE PERCHÉ SI CALCOLA IN RELAZIONE AL PIL: MINORE È LA CRESCITA, MAGGIORE È L’IMPOSIZIONE – GLI EFFETTI DELLA MANOVRA GIALLOVERDE: SIGARETTE, ECOTASSA E IL SALASSO PER BANCHE E ASSICURAZIONI

Francesco Pacifico per “il Messaggero”

 

matteo salvini luigi di maio

In attesa che il governo trovi i soldi per la flat tax e tagliare l'Irpef, la pressione fiscale in Italia torna a crescere: l'Istat ha rilevato che nel primo trimestre dell'anno ha raggiunto un livello complessivo sul Pil del 38%, in aumento dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2018. Un dato simile non si toccava dal 2015. Intanto la Corte dei Conti lancia un monito sulla «sostenibilità della pressione fiscale».

 

Nell'ultimo rendiconto generale dello Stato, il procuratore generale Alberto Avoli ha mandato un chiaro messaggio alla politica, sottolineando i rischi di quelle che «alcuni economisti propongono come misure radicali, chiamate a fini mediatici come choc fiscale», che «in realtà sono una massiccia azione di decremento delle aliquote dell'imposizione diretta in favore di imponibili medio-bassi».

 

IL GETTITO RECUPERATO

GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO CHERNOBYL BY LUGHINO

Tutte scelte che potrebbero appesantire «la grave situazione di indebitamento che grava sul nostro Paese». Meglio «dosare meglio» imposizione diretta e indiretta o «potare» il groviglio di deduzioni fiscale. Il tutto mentre nel nostro Paese si riduce del 7,2% il gettito recuperato dalla lotta all'evasione, fermo a 17 miliardi.

 

matteo salvini luigi di maio

Tornando al livello di pressione fiscale, questo indicatore va preso con le molle, perché si calcola in relazione al Pil: tra gennaio e marzo il prodotto interno lordo è salito di un misero 0,1% contro il +0,3 dell'anno scorso. Contemporaneamente, il potere d'acquisto si rafforza dello 0,9%, i consumi dello 0,2%, mentre i profitti delle aziende (40,7%) tornano ai livelli di vent'anni fa.

 

LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE ALIAS MARK CALTAGIRONE MATTEO SALVINI BY OSHO

Di conseguenza, minore è la crescita, maggiore è l'imposizione su famiglie e imprese. Eppure, a guardare in filigrana i numeri, già si intravedono i primi effetti degli aumenti fiscali inseriti dal governo nella scorsa manovra e che - stando alle stime dell'Ufficio pubblico di bilancio guidato dall'economista Giuseppe Pisauro - dovrebbe portare entro prossimo 31 dicembre il fisco a un livello complessivo del 42%.

 

luigi di maio matteo salvini

Soffermandosi alle ultime rilevazioni fatte dall'Istat, si scopre che nei 172 miliardi di gettito complessivo, l'aumento maggiore lo segna la contribuzione: 50 miliardi con un 2,6% in più versato rispetto allo scorso anno. Le imposte dirette valgono 47 miliardi (+0,4%), quelle indirette 64 miliardi (+1,2%) e quelle in conto capitale 250 milioni.

 

MATTEO SALVINI ANGELA MERKEL LUIGI DI MAIO IN IO TI SPREADDO IN DUE

A queste cifre, per l'Erario, vanno aggiunti altri 18 miliardi attraverso le cosiddette entrate correnti (Tasi, rette degli asili), che vista la loro natura la statistica non include tra le entrate fiscale. Come detto, già in queste prime rilevazioni, si possono intravedere gli effetti delle ultime misure. Il governo - sul fronte Irpef - ha allargato il regime forfettario con un'aliquota al 15 per cento per chi non supera i 65 mila euro.

 

Ma, parallelamente, ha anche cancellato l'Iri, il regime alternativo sul reddito degli imprenditori, e l'Ace, l'aiuto alla crescita economica, che avrebbe alleggerito il prelievo sulle aziende di circa 3 miliardi di euro. In quest'ottica un altro miliardo in più sarà pagato dopo le forti riduzioni a credito d'imposta sulla ricerca e ammortamenti per i nuovi macchinari. Salasso anche per banche e assicurazioni, che da qui alla fine dell'anno verseranno circa 5,2 miliardi euro all'Erario per le modifiche al trattamento contabile di perdite e le svalutazioni dei crediti e per un aumento degli acconti fiscali da 900 milioni.

recessione di maio salvini

 

Sul fronte dei consumatori le sigarette costano già tra i 5 e 10 centesimi a pacchetto, mentre il settore dei giochi segnerà una maggiora imposizione per 2,1 miliardi. Intanto a marzo è scattata la nuova ecotassa su Suv e auto di lusso sopra i 1.600 centimetri cubici, che oscilla tra i 1.100 e i 2.500 euro. Guardando al futuro, potrebbe costare ai contribuenti circa un miliardo di euro in più - stima di Confprofessioni - lo sblocco alle addizionali regionali a Irpef, Tari, Imu e Irap.

 

A oggi circa 400 Comuni hanno già ritoccato al rialzo la loro parte di tassazione sui redditi personali, un'altra trentina ha appesantito gli altri balzelli. Da capire poi se il governo vorrà andare avanti sull'aumento fiscale a carico delle società tecnologiche con la web tax (circa 1,3 miliardi di euro) e del non profit (400 milioni).

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…