mario draghi

GRANDI ELETTORI, ASCOLTATE: L’EUROPA CI PARLA/2 – IL PIZZINO DEL COMMISSARIO EUROPEO PER IL BILANCIO, L’AUSTRIACO JOHANNES HAHN: “ABBIAMO TUTTO L’INTERESSE AFFINCHÉ LA SITUAZIONE ATTUALE DI STABILITÀ IN ITALIA CONTINUI. NON HO DUBBI CHE GLI OLTRE MILLE GRANDI ELETTORI SIANO CONSAPEVOLI DELLA POSTA IN GIOCO” – I “POTERI FORTI” SONO CONFUSI: “FINANCIAL TIMES”, “ECONOMIST” & COMPANY UN GIORNO AUSPICANO UNA COSA, IL GIORNO DOPO L’OPPOSTO

mario draghi

1 - QUIRINALE: HAHN, STABILITÀ ITALIA È NELL'INTERESSE DELL'UE

(ANSA) - "La Commissione europea ha tutto l'interesse affinché la situazione attuale" di stabilità in Italia "continui, perché vediamo che ci sono molte rassicurazioni e fiducia che i soldi" del Recovery fund "siano ben spesi".

 

Così il commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, soffermandosi sulla scelta del nuovo presidente della Repubblica in Italia nel corso di un'intervista a un gruppo ristretto di media internazionali tra cui l'ANSA. "Non ho dubbi che gli oltre mille grandi elettori incaricati siano pienamente consapevoli della posta in gioco", ha aggiunto.

 

johannes hahn

Il commissario austriaco ha evidenziato che al momento "la ripresa in Italia e l'umore generale nella società sono piuttosto promettenti e luminosi", auspicando che le cose restino così anche "in futuro". Questa opinione, ha proseguito, "è condivisa da tutti in Europa e anche oltre, perché l'Italia è uno dei nostri Stati membri più importanti e tutti sono felici di questi sviluppi positivi".

 

2 - IL FARO DEI MERCATI SUL COLLE: «LA NOMINA È UN DILEMMA»

Luca Cifoni per "il Messaggero"

 

mario draghi ursula von der leyen

Due scenari e alcuni pericoli da scongiurare in ogni caso. I ragionamenti dei principali media finanziari internazionali, Financial Times, Wall Street Journal e Bloomberg, riflettono le preoccupazioni dei mercati finanziari internazionali; i quali - ammesso che siano un'entità compatta e in grado di esprimere una valutazione unica - temono tradizionalmente soprattutto l'incertezza.

 

E quindi guardano a cosa succederà nella politica italiana dopo l'insediamento del nuovo capo dello Stato, qualunque sia l'esito del voto dei grandi elettori. Il presidente del Consiglio al Quirinale potrebbe dare un'impronta alla politica italiana dei prossimi anni, ma nell'immediato rischia di terremotare il governo del Paese.

 

MARIO DRAGHI

Mentre se restasse al suo posto, ad esempio con la salita al Colle di un profilo istituzionale come quello di Pier Ferdinando Casini, potrebbe rinsaldare la sua presa su una maggioranza effervescente.

 

IL RUOLO

Il Financial Times parte proprio dal «dilemma Draghi»: che è un dilemma soprattutto per la classe politica che deve prendere una decisione nelle prossime ore. Dilemma così sintetizzato dal quotidiano finanziario britannico: si tratta di scegliere «se mantenere il più celebre tecnocrate del Paese come primo ministro, permettendogli di andare avanti con un ambizioso programma di riforme finanziato dall'Ue, o elevarlo a capo di Stato, innescando potenzialmente una crisi paralizzante per un successore alla guida del governo».

 

L ECONOMIST CONTRO L'AUTOCANDIDATURA DI MARIO DRAGHI AL QUIRINALE

Quest' ultima eventualità, se si concretizzasse, avrebbe effetti non trascurabili su un Paese che non solo deve rinnovare giorno per giorno il quarto debito pubblico del mondo, ma è anche il protagonista principale dell'esperimento costruito dall'Europa con il Next Generation Eu, in grado quindi di farlo fallire.

 

La conclusione del FT - che sottolinea come in Italia il ruolo del presidente della Repubblica non sia puramente cerimoniale - è comunque possibilista: «Dal Quirinale, Draghi potrebbe usare i suoi poteri e la sua autorevolezza per assicurarsi che i governi futuri mantengano le riforme sui binari giusti». D'altra parte «se la coalizione di governo dovesse decidere di non eleggerlo alla Presidenza della Repubblica il ruolo di Draghi ne uscirebbe ridimensionato».

 

L'EREDITÀ

Anche Bloomberg, agenzia di informazione finanziaria con sede a New York, evidenzia nelle sue osservazioni i poteri che la nostra Costituzione assegna al capo dello Stato, soprattutto quelli di nominare il premier e sciogliere le Camere. E dopo aver analizzato la situazione conclude che l'ex presidente della Bce «potrebbe scommettere sul fatto che le sue possibilità di cementare la sua eredità siano migliori se scambierà la carica di premier con la presidenza, che ha un mandato di 7 anni».

 

UN GIOVANE PIER FERDINANDO CASINI

Qual è per lui l'alternativa? «Se terrà il suo attuale lavoro, rischia di essere trascinato nel pantano delle lotte intestine politiche, come successe a Mario Monti, un altro rispettato tecnocrate - osserva Bloomberg - e sebbene sia molto apprezzato per la sua eroica difesa dell'euro durante la crisi del debito europeo e vanti alti indici di approvazione, è improbabile che Draghi si candidi per un mandato popolare alle elezioni nazionali che dovrebbero svolgersi entro giugno 2023».

 

CAUTELA

Ancora più cauto il Wall Street Journal, che parlando del «rompicapo politico» del nostro Paese evidenzia il timore che in caso di ascesa di Draghi al Colle «il governo politicamente eterogeneo che guida potrebbe collassare». Con conseguenze del tutto imprevedibili, visto che «nessun altro nella politica italiana gode della fiducia dei partiti nell'arco che va dai nazionalisti di destra ai populisti vicini alla sinistra».

editoriale financial times su draghi al quirinale

 

3 - I MERCATI VOTANO DRAGHI

Alessandro Barbera per "la Stampa"

 

Nonostante l'inutile rito della scheda bianca a Montecitorio, negli uffici di Milano, Londra, Parigi e Francoforte delle banche d'affari e dell'Eurotower ieri c'era più gente del solito. Come avviene almeno una volta l'anno, tutti devono improvvisarsi raffinati analisti di politica italiana. Sarebbe meglio che Draghi restasse dove sta, a Palazzo Chigi.

 

RENATO BRUNETTA MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO - PRIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO 8 DICEMBRE 2021

No, forse è meglio salga sul Colle, ma sostituito da chi? E se eleggessero Draghi e si scivolasse verso il voto? Chi si occuperebbe del Recovery Plan? E poi, siamo sicuri che all'Italia convenga andare a votare fra un anno, e non subito?

 

I commenti sul voto per il Quirinale sono ormai più confusi di quelli dei politici. C'è una cosa che unisce le opinioni, quelle riferibili e irriferibili, perché concesse con la garanzia dell'anonimato: i compratori del debito italiano non hanno alcuna fiducia nella scelta dei partiti. Sperano che l'ex presidente della Banca centrale europea ne resti il garante.

 

pier ferdinando casini 1

Mai elezione così politicamente complessa poteva avvenire in un contesto altrettanto complesso. I venti di guerra in Ucraina non calano, i prezzi dell'energia nemmeno, la Federal Reserve è sempre più vicina al rialzo dei tassi. Per far crollare le Borse europee (ieri più o meno tutte), non c'è bisogno del fattore Italia. Il differenziale fra Btp decennali e Bund tedeschi ieri è rimasto invariato attorno a 140 punti.

 

GIULIANO AMATO MARIO DRAGHI

È il livello più alto dall'estate del 2020, ma a meno del caos istituzionale per il momento non darà preoccupazioni: fino a marzo l'ombrello della Banca centrale europea resterà aperto. Quel che accade in queste ore a Roma non passa comunque inosservato. Le preferenze dei giorni scorsi lasciano il passo a meno impegnativi «scenari». Il preferito è quello che vede Draghi inchiodato a Palazzo Chigi.

 

Morgan Stanley la mette così: «Il premier dovrebbe rimanere nel suo ruolo», così che «la crescita dell'Italia sostenuta dal Recovery Plan prosegua». Se Draghi si dimettesse, aumenterebbe «il rischio di elezioni anticipate con obiettivi posticipati e il finanziamento europeo ritardato».

mario draghi joe biden g20 10

 

Fin qui, nulla di nuovo. Si tratta del giudizio formulato ai primi di gennaio da Goldman Sachs e fin qui considerato il preferibile da molti. È il giudizio che confermano gli esperti di Barclays e dell'Economist.

 

Ma poiché gli analisti fiutano i vento e vedono salire le quotazioni del premier al Quirinale, c'è chi ora la vede diversa. Alberto Nagel, ad esempio, uno dei banchieri più noti nella City. «La migliore garanzia che vengano realizzate le riforme strutturali di cui l'Italia necessita, è che Draghi mantenga per alcuni anni un ruolo istituzionale di primo piano». Il numero uno di Mediobanca non pronuncia la parola Quirinale, ma a quello pensa. È anche la linea del giornale che lo intervista, il Financial Times e dell'agenzia Bloomberg: «I presidenti italiani hanno molto più potere di quello che sembra».

christine lagarde mario draghi

 

Poi c'è chi tenta di prender atto del vento senza dare l'impressione di cambiar rotta. I più abili sono gli esperti di Equita, che fanno propria la prosa di Enrico Letta: il Mattarella bis «sarebbe la soluzione ideale», diversamente Draghi «è la seconda migliore». D'accordo, ma con quale governo? Qui l'analisi degli investitori si inabissa nei meandri inesplorabili della politica italiana. La palma del giudizio più paradossale ma tutto sommato sensato va all'Algebris del finanziere (mai pentito sostenitore di Matteo Renzi) Davide Serra.

 

ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

La scelta di Draghi al Quirinale «potrebbe generare una certa volatilità di breve termine dato che il posto di premier sarebbe vacante, aprendo la possibilità di elezioni anticipate». Al contrario un altro profilo «eviterebbe il rischio di breve termine, ma potrebbe generare incertezze nel lungo».

 

E perché? «Perché le elezioni del 2023 potrebbero essere accoppiate alla stretta monetaria della Banca centrale europea». Come a dire: in Italia quasi mai nulla va nel verso giusto, e c'è comunque di mezzo il terzo debito pubblico del pianeta. Un debito che garantisce comunque a tutti loro lauti guadagni.

MATTEO RENZI MARIO DRAGHI selfie di gruppo con matteo renzi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…