vladimir putin

LO HA CAPITO PURE PUTIN: “LA GUERRA IN UCRAINA PRIMA FINISCE MEGLIO È” – QUALCOSA INIZIA A MUOVERSI NELLA DIPLOMAZIA INTERNAZIONALE E “MAD VLAD” CERCA IL DIALOGO (MA CONTINUA A BOMBARDARE SUI CIVILI): “TUTTI I CONFLITTI TERMINANO CON UN QUALCHE NEGOZIATO”, MA PER IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO BLINKEN: “LA RUSSIA NON HA DIMOSTRATO NESSUNA VOLONTÀ SIGNIFICATIVA DI NEGOZIARE” – E PUTIN FA IL BULLETTO: “SCHIACCEREMO ANCHE I MISSILI PATRIOT…”

1. LA NUOVA MISSIONE DELLO ZAR "FINIRE LA GUERRA AL PIÙ PRESTO" LA "DIPLOMAZIA"

Giuseppe Agliastro per “la Stampa”

 

vladimir putin ha voglia di te

La guerra «prima finisce, meglio è». Due settimane dopo aver dichiarato che l'invasione dell'Ucraina «potrebbe essere» ancora «un lungo processo», Vladimir Putin ha detto di auspicare che finisca al più presto il brutale conflitto che lui stesso ha scatenato: una guerra in cui hanno perso la vita decine di migliaia di persone e che ha costretto milioni di ucraini a lasciare le loro case.

 

Un'apparente apertura, almeno a parole. Il contesto però resta complicato. Innanzitutto perché il presidente russo non dà segno di voler ritirare le sue truppe dalle zone occupate dell'Ucraina, e anzi appena due giorni fa è tornato a ripetere che intende raggiungere tutti gli obiettivi militari: quali siano esattamente non è chiaro, ma sembrano al momento difficilmente conciliabili con l'idea di Zelensky di una "pace giusta" senza compromessi sull'integrità territoriale dell'Ucraina.

 

vladimir putin

«Tutti i conflitti finiscono in un modo o nell'altro con un qualche negoziato sulla pista diplomatica. E non li abbiamo mai rifiutati», ha detto Putin tornando ad accusare Kiev per un decreto che tre mesi fa ha affermato «l'impossibilità di colloqui» con l'attuale leader del Cremlino. Mosca si è più volte detta aperta ai colloqui di pace. Intanto però le sue truppe non hanno smesso di prendere di mira le infrastrutture energetiche ucraine lasciando al buio e al gelo milioni di persone mentre le temperature si fanno pericolosamente sempre più rigide. L'artiglieria russa ha colpito con missili e droni kamikaze in attacchi che per Kiev e l'Occidente rappresentano senza dubbio crimini di guerra.

 

vladimir putin al club valdai di mosca 1

«Il nostro obiettivo» è «porre fine a questa guerra, ci stiamo impegnando per questo e continueremo a impegnarci per questo», ha detto ieri Putin. Parole a cui il segretario di Stato americano Blinken ha però subito replicato dicendo che «la Russia non ha dimostrato nessuna volontà significativa di negoziare» una pace in Ucraina. Mentre Kiev in passato ha detto di sospettare che Mosca voglia in realtà prendere tempo in un momento di difficoltà per i soldati russi, costretti negli ultimi mesi a ritirarsi da alcune aree che occupavano.

 

L'invasione dell'Ucraina non sembra certo stare andando come si aspettava lo Stato aggressore, cosa che impedisce a Putin di presentare l'operazione militare come un successo. Mosca non ha preso bene la visita negli Stati Uniti di Zelensky, accolto tra gli applausi a Capitol Hill, e neanche l'annuncio che Washington fornirà i missili Patriot all'esercito ucraino.

 

volodymyr zelensky antony blinken

I Patriot sono considerati i sistemi di difesa aerea americani più all'avanguardia e secondo gli esperti dovrebbero aiutare l'esercito ucraino a respingere i bombardamenti russi. Putin però li ha bollati come «obsoleti». «Bene, che li schierino. Schiacceremo anche i Patriot», ha dichiarato in tono di sfida assicurando che Mosca troverà «un antidoto». Ma aggiungendo anche che queste forniture rischiano, secondo lui, di «prolungare il conflitto». Parole dure erano arrivate prima anche dal portavoce del Cremlino, che ha accusato gli Usa di «combattere de facto e indirettamente con la Russia» e ha puntato il dito contro Biden e Zelensky affermando che «non hanno detto parole che potrebbero essere viste come una potenziale disponibilità ad ascoltare le preoccupazioni della Russia». A confermare le tensioni è l'uscita sopra le righe della portavoce del ministero degli Esteri russo, che ieri, criticando una legge ucraina sui media da lei definita di "censura", ha accusato l'Occidente di agire «secondo il principio che Zelensky è il loro figlio di, e quindi gli è permesso tutto».

 

antony blinken in ucraina

L'espressione volgare usata da Zakharova si riferisce a una frase attribuita al presidente americano Franklin Roosevelt, che nel 1939, parlando del dittatore nicaraguense Somoza, avrebbe detto: «Forse è un figlio di, ma è il nostro figlio di ». Alcuni attribuiscono la stessa frase ad altri presidenti americani a proposito di altri dittatori. Ma il senso non cambia. La propaganda russa vuole dipingere Zelensky come un despota: una narrazione che rispecchia quella assurda del Cremlino secondo cui il governo ucraino sarebbe "fascista": una menzogna ancora più insensata se si pensa che Zelensky ha origini ebraiche, ma che è stata uno dei pretesti usati da Mosca per attaccare l'Ucraina dicendo di volerla "denazificare".

sistema anti missile patriot

 

2. MINISTERO ESTERI MOSCA, USA E RUSSIA DOVRANNO DIALOGARE

(ANSA) - "Mosca e Washington dovranno dialogare e negoziare, ma per farlo bisogna abbandonare il tono messianista e condiscendente, che è semplicemente inappropriato nelle circostanze odierne". Lo ha detto alla Tass Alexander Darchiev, direttore del dipartimento nordamericano del ministero degli Esteri russo.

 

Alexander Darchiev

"Questa è la vera diplomazia, una diplomazia basata sul rispetto della storia, della cultura e dei valori del Paese ospitante" ha aggiunto il diplomatico, commentando le aspettative della Russia dalla nomina di Lynn Tracy a nuovo ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”